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Natale

"Oggi, nella città di Betlemme vi è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore".  (LUCA 2:11)
  Luca ci conduce a Betlemme, piccola tra le città della Giudea.  Trascorrevano gli anni di Ottavio Augusto.  Il mondo sembrava essere suo, era il più ricco, il più potente degli uomini.  Bastava un suo ordine e tutti dovevano accorrere per censirsi, per pagargli la tassa del conquistatore, del Cesare dominatore.  Giuseppe un falegname di Nazareth, e Maria una giovane contadina, sua moglie incinta e vicina alle doglie, sono costretti dall'ordine imperiale ad andare a Betlemme.  Non si trova posto per loro nell'ostello dei poveri.  Dovette partorire il suo bambino primogenito tra le bestie, e lo chiamarono Gesù, Adonai salva.  Nacque solo, lontano dai grandi palazzi, dalle strade larghe che conducevano a Roma, feroce signora di popoli.  Nasce lontano dai grandi di questo mondo, quasi di nascosto, come comprendendo il pericolo che circonderà, sin dalla nascita la sua vita.  Una vita giovane sempre minacciata, fragile e vissuta pericolosamente.
  La verità della nascita di questo bimbo non l'ha potuta svelare parola umana alcuna sulla terra.  Per questo è stato l'angelo del Signore a rompere il silenzio di secoli di attesa.  La storia, gravida di aneliti di salvezza partoriva una parola.  Il silenzio è stato infranto come un frutto che è giunto a maturità.  Con questo annuncio si è aperta la porta del mondo nuovo "Oggi vi è nato".  Un bimbo che è un dono della grazia, un presente eterno per i pastori, per i poveri che vegliano delle mandrie che non appartengono loro, che sono proprietà delle ricche famiglie sacerdotali di Gerusalemme.  Pastori che come Gesù, non hanno albergo nella città, che vivono all'aperto e all'intemperie tra le bestie, che sono soli.  A loro, a noi, ci è nato oggi un Salvatore che è Cristo il Signore. E l'Angelo dà al bambino i nomi della speranza e del sogno più atteso. Vediamo questi nomi che concentrano e infittiscono nel bambino di Betlemme, tutte le speranze ed attese dell’umanità perduta.
  Un Salvatore un Soteros, questo è un titolo divino.  Il nome Adonai è tradotto come un tempo assoluto: "Io sarò colui che sarà presente per salvare".  Dio si rivela e agisce per salvare l'essere umano, perché è un Dio di Amore, e di misericordia.  Gesù è identificato con la salvezza, questo è uno dei primi titoli contenuti nel contrassegno ISJ Iesous, Soteros, Xristós, significa un Salvatore.  Questo titolo era dato, per esempio ai faraoni egiziani ed agli imperatori romani.  Alcune monete romane portano insieme al volto del Cesare regnante le parole Salvatore e Signore.  Da che cosa ci salverà questo bimbo?  E' inerme, nudo, indifeso.  Da noi stessi, dal nostro peccato, dalla nostra falsa umanità.  Ecco il vero uomo, il rampollo primogenito di una nuova umanità che essendo uomo affonda le sue radici in Dio, nella parola di Dio, per vivere secondo la volontà di Dio.
  Un Signore vi è nato, dice l'Angelo.  Adonai è uno dei nomi di Dio nell'AT, tradotto in greco come kyrios,  in italiano Signore.  Questa è una buona prova della coscienza della chiesa primitiva sulla divinità di Gesù.  Il Signore dell'universo, Adonai delle tempeste, Signore della Pace, nasce oggi scoperto, all'intemperie, nudo, vuoto, povero, umile, ed è fasciato, coperto di vestiti umani.  Pensiamo a questo prima di spendere le malconce tredicesime di quest'anno dopo la doppia potatura della crisi, e ricordiamoci dei nostri fratelli e sorelle affamati e assetati, nudi e ammalati, soli e perseguitati, ricordiamo gli arti di umanità frantumata che ci guardano con dolore dagli schermi tv.  Diventiamo un po' poveri per loro e ricchi dinanzi a Dio.  Lasciamo che il Signore diventi anche Signore delle nostre scelte quotidiane e non partecipare a questa impazzita corsa agli acquisti inutili, a questo assurdo riempire il ventre fino ad imbottirsi, fino ad imbestialirsi.
  Vi è nato un Cristo, il Messia, l'Unto di Adonai, il servitore di Dio, che lo serve servendo tutti gli uomini e tutte le donne.  Questo è un titolo ebreo.  In Cristo si uniscono due mondi, un mondo vecchio come un vestito logorato dall'uso, e un mondo nuovo annunciato dal suo sorgere come il nuovo sole di giustizia.  Una vita nuova che ci contagia con un virus meraviglioso, il virus dell'amore, un battere le ali irrequieto che ci fa ammalare di felicità.  Lasciati colpire dalla chimica di Dio che provoca dentro di noi delle reazioni sconcertanti, disarmanti.
  Questo bimbo nato nell'oggi eterno di Dio colleziona verità e le accumu¬la nella sua vita, nato a Betlemme è diventato pastore e signore di alcuni pastori che sono andati a salutarlo.  Non è una notizia per il TG1, i sommi pontifici non accorreranno a inginocchiarsi davanti a lui, gli imperatori non gli apriranno i loro palazzi affari, il presidente della repubblica non farà un discorso illuminato.  I potenti della terra non mostrano nessun interesse in questo bambino.  Ma l'angelo non è andato né da Erode, né da il sommo sacerdote.  Egli ha cercato i pastori, la contadina, il falegname, i maghi alcuni intellettuali pazzi che si passavano le giornate a guardare le stelle per scorgere un segno di speranza nell'alto dei cieli muti da secoli.  Cos'aspetti?  Corri a trovarlo, vai alla mangiatoia, lascialo penetrare nella tua vita, non avere paura dello sconcerto che ti provocherà, lascialo penetrare nel tuo mondo grigio e quotidiano perché anche per te nasca il bambino che è un Salvatore, Cristo il Signore.