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Il Giorno è vicino

Sullo sfondo di questo testo abbiamo la convinzione paolina e in generale della chiesa primitiva, dell’imminente arrivo del Regno di Dio e del ritorno di Cristo. L’apostolo è convinto che siamo in un momento di passaggio tra la notte e il giorno, tra le tenebre e la luce, e che presto l’alba caccerà via per sempre le tenebre. Durante il momento finale della notte, cioè quando inizia l’alba l’oscurità diventa più fitta, ma subito dopo una linea sottile di luce comincia a trasformare l’oscurità. Noi viviamo in questo momento decisivo di passaggio, quando sembrano compenetrarsi luce e tenebre è il momento storico che Paolo identifica con il suo presente e con il nostro, un presente perpetuamente sospeso in questo momento decisivo fra la notte e il giorno. Questo sarà il tema per il messaggio la prima domenica dell’avvento di questo anno. Il tema del contrasto luce e tenebre è universalmente presente in tutte le religioni umane.
L’Apostolo ci invita ad indossare le armi della luce, e la prima arma è senza dubbio l’amore, sembra un rimando alla epistola agli efesini. Bisogna svestire i panni sporchi della vita passata, abbandonare le reminiscenze pagane. Di fatti i romani compivano dei riti vergognosi durante la notte, pensate alle saturnali o alle orge in onore degli dei notturni, l’eccesso, le gozzoviglie sono proprie del tempo notturno, quando camminavamo nelle tenebre, ora dice Paolo dobbiamo rivestire le armi della luce. Sono armi pacifiche, però, che non uccidono né feriscono, anzi, sono le armi della luce tenere strategie per sconfiggere con il bene il male. Indossare significa qui il cambiamento, la trasformazione del comportamento. Il battesimo era tradizionalmente considerato come il momento in cui si svestivano le vesti della morte e ci si ricopriva di Cristo come di un vestito di giustizia eterna. Rivestirsi dell’uomo nuovo, Cristo, sarebbe l’equivalente all’invito ad indossare le armi della luce. Troviamo dunque una doppia esortazione, la prima ci incoraggia a vivere nella luce perché ormai la notte è finita e il giorno avanza, la nostra salvezza è ormai vicina. In secondo luogo occorre abbandonare la passata maniera di vivere, morire alle tenebre e rinascere alle opere della luce, prima di tutte e premessa della vita nuova l’amore.
L’Apostolo ci dice che il giorno è già vicino ma che non è ancora arrivato, occorre attendere ancora. Perciò nel presente che viviamo in attesa della futura liberazione dobbiamo svegliarci ed indossare le armi della giustizia. Per i greci il sonno e la morte erano fratelli, il sonno è segno di cecità, di pigrizia, in Marco il sonno prende gli apostoli mentre Gesù prega in Getsemanì, la croce porta la sua ombra viziosa su Gesù mentre i discepoli dormono. L’esortazione è perché oggi, quando ancora la notte ci circonda dobbiamo essere svegli e pronti a compiere tutto ciò che è necessario per contrastare le tenebre e aiutare la luce ad affermarsi. La luce è la vita nella Bibbia, l’oscurità è l’allontanarsi da Dio. Ma l’oggi della notte che ancora perdura non è lasciato solo, non siamo lasciati soli in un mondo circondato dalle tenebre e nell’attesa di un domani che arriverà chi sa quando. Nell’oggi abbiamo già una luce che indica ed illumina il futuro vicino. La nostra società vive condannata a questa sorta di peccato dell’immediata soddisfazione, della veloce gratificazione, non si costruisce più per il futuro, non ci si prepara più per il futuro i giovani vogliono tutto e subito senza dover affrontare il disaggio della vita, dello studio, del lavoro. Viviamo tempi in cui non si semina ma si vuole raccogliere in fretta. La luce si fa faticosamente strada fra le tenebre e noi dobbiamo lottare e soffrire perché la vittoria finale della luce sia garantita.
Infine abbiamo una candela nel nostro presente, è un dono divino che illumina la nostra oscurità e serve come pegno del futuro. Attorno a te vige ancora la notte ma tu hai una luce interiore, la fede, la speranza e l’amore che illuminano attorno a te il tuo presente e ti indicano la strada del futuro. Il futuro oggi ci fa paura, la crisi globale dell’economia ha portato una sorta di pessimismo straziante. Pensate ai giovani che hanno dei lavori precari da dieci anni, che non hanno nessuna possibilità nell’immediato futuro di trovare una sistemazione adeguata, sicura, ferma, come possono affrontare il futuro, comprare una casa, sposarsi, fare figli? Oggi avere un progetto di vita è veramente difficile. Pensate poi alle grandi tragedie che colpiscono il mondo, le minacce climatiche e le tragedie personali, siamo tutti qui, nel centro della vita, circondati dalle ombre e abbiamo questa piccola candelina dell’avvento per fare luce attorno e dentro di noi. L’Apostolo ci dice, il giorno è ormai vicino, veglia e indossa le armi della luci.
La fede è dunque rinnovata da questa promessa, la speranza riceve ancora una forte motivazione perché essa si fonda sulle promesse di Dio e non sulle nostre opere efficaci, e l’amore trionfa lì dove si adempie il comandamento di Gesù Cristo. Il futuro è dinanzi a noi e in questo momento della nostra esistenza in cui giorno e notte sono invischiati i nostri successi e insuccessi, le nostre speranze e le nostre piccole tragedie incontrano la promessa divina che si realizza nel presente per illuminare il futuro di quelli che credono e aspettano ancora nella realtà del Regno di Dio che viene. Sembra poco per affrontare le paure del futuro in un tempo buio e di crisi, ma è sufficiente poiché deve sempre bastarci la grazia.