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Pasqua di resurrezione

Testo: I Corinzi 15,19-28

Cari fratelli e sorelle, cosa significa sperare in Cristo per questa vita soltanto?

I Corinzi ai quali l’apostolo Paolo scrive, credevano che la signoria di Cristo si estendesse solamente ai viventi. Chi vive può riconoscere e sottomettersi alla signoria di Cristo. Quindi, per i viventi questa dottrina appariva chiara; ma come faranno, allora, i morti a risorgere? I Corinzi negano che ci sia un nesso, o meglio non riuscivano a vederlo; non vedevano la relazione tra la resurrezione di Gesù Cristo e la resurrezione dei morti, di quelli che hanno creduto in Gesù.  In realtà i Corinzi non erano poi così “bizzarri” come credenti; nella pratica, tanti cristiani la pensano anche oggi nello stesso modo.

Sì, Gesù parla della resurrezione che significa che un giorno noi ci rivedremo tutti quanti in paradiso. Ma nel frattempo, in realtà crediamo, che se sei morto, sei morto. Ma a questo tipo di atteggiamento di fede l’apostolo risponde così: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini».

Ma perché siamo miseri se crediamo in questa vita soltanto?

Anzitutto, Gesù non è risorto dai morti. È Dio che lo ha risuscitato dai morti. Non è una azione sua, è una azione di Dio nei suoi confronti. Una azione di conferma che Gesù è stato messo da parte per un grande progetto di salvezza per l’umanità. La risurrezione non è un evento straordinario ma è l’inizio. Questo è il punto che sta a cuore a Paolo e che i Corinzi non coglievano: il nesso tra la risurrezione di Cristo e il loro destino futuro.

A sostegno di ciò viene portato l’esempio di Adamo: il suo peccato ha arrecato danno all’intera umanità, così la resurrezione è reale per tutta l’umanità o per meglio dire per tutti coloro che sono di Cristo; Paolo qui non pensa al destino dei non credenti.

Secondo, la risurrezione non è la storia umana ma è la storia di Dio. Riguarda l’escatologia, cioè la fine di tutte le cose, i nuovi cieli e la nuova terra e quello che accadrà.  Quindi, quando l’apostolo Paolo e tutti i vangeli affermano che Gesù è stato risuscitato dai morti significa che Dio ha aperto un futuro per tutti, sia per i morti sia per i viventi. Risuscitato Gesù dai morti Dio ha creato un futuro,  nel quale comprende tutti noi che siamo vivi ma anche quelli sono morti in Cristo.

Pasqua ovviamente prende le mosse del venerdì santo, il giorno della crocifissione e del dolore, ma non si può slegare la risurrezione della croce.  Se la croce non avesse la risurrezione come suo orizzonte quella di Gesù, sarebbe una morte come tutte le altre, e noi avremo fatto male a venire qui questa mattina. Se la risurrezione non avesse la croce come il suo riferimento la risurrezione di Gesù perderebbe il suo significato per noi.  Non avreste un legame con la nostra vita.

Alla luce della resurrezione come si può capire la morte di Gesù? A questa domanda ci risponde l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani:    

«Poiché Cristo è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione».[1] Inoltre, «Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi»[2]

Quindi, perché Gesù è morto? Per giustificarci davanti a Dio. Per essere Signore tanto dei vivi tanto dei morti, per annientare la morte e riportare tutti quanti a Dio! E per glorificare Dio attraverso un mondo finalmente redento, che confessa Gesù Cristo come il suo Signore.  Perciò la salvezza non è un avvenimento che riguarda solo noi singolarmente. Bensì un processo che inizia con la fede di ciascuno e ciascuna di noi e conduce ad un mondo nuovo finalmente fondato sulla giustizia di Dio. Questo processo inizia con Dio che perdona i nostri peccati e termina con Dio che asciuga le lagrime. Un Dio che asciuga le tue lagrime. Con la risurrezione del Cristo crocifisso Dio  ha iniziato un processo di guarigione da tutti i mali, da tutte le ingiustizie, da tutte le sofferenze. Questo processo di guarigione e rigenerazione si concluderà solamente alla fine del tempo, quando i morti verranno risuscitati, quando il potere della morte verrà annientato e tutte le cose saranno create di nuovo in modo perfetto, come era all’inizio della creazione. Parafrasando le parole dell’apostolo: se non credi alla risurrezione di Gesù, questo processo di guarigione non è mai iniziato per te. Se non credi nella resurrezione dei morti la tua fede è vana perché si svuota della speranza di essere guarito e di avere un giorno un mondo finalmente guarito. Allora che giova credere e sperare se non crediamo e speriamo in un mondo trasformato?   

Gesù non può rassegnarsi all’ostilità presente nel mondo, per questo cerca di ri-esistere e spera in una vita piena di luce, gioia, pace e amore qui in terra, e in cielo.   La fede, la giustizia e la speranza di Dio sono le motivazione per cui combattere ogni forma di ingiustizia e sofferenze dovunque essa sia. 

Pertanto, Pasqua significa gridare di gioia perché sei passato della morte alla vita. Pasqua significa che tu eri assetato ma ora hai l’acqua della vita. Pasqua significa che hai fatto esperienza dell’amore di Dio. Pregate che questo amore si riveli ancora. 

Fratelli e sorelle, se abbiamo sperato in Gesù Cristo in questa vita soltanto noi siamo i più miserabile fra tutti gli uomini e tutte le donne. Pasqua è una speranza; Pasqua è una rivoluzione. Pasqua annuncia che nel mondo è iniziato un processo di perdono e di rigenerazione in ognuno e ognuna di noi.  Pasqua è capace di trasformare le tue lagrime in gioia, la tua morte in vita.

«Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,  affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre»[3]