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Consacrazione al ministero pastorale della sorella Ana Rosa Pereira

Testo: Marco 10,17-39

Oggi è un culto speciale, culto di consacrazione della sorella Ana Rosa al ministero pastorale. Non è che il culto di oggi cambierà automaticamente Ana Rosa, rendendola diversa domani da come era ieri. Il culto, però, dà forma, rende visibile, presta parole a un processo che è stato messo in moto dalla chiamata di Dio e dalla risposta di Ana Rosa, quanti anni fa?.... Ora quel processo,  che ha visto l’impegno nella chiesa,  gli anni di studio, il conferimento della laurea, il lavoro sul campo giunge a un riconoscimento formale, a una consacrazione appunto. Ma che cosa vuole dire consacrare? Vuole dire, come sicuramente sapete, mettere da parte, appartare per svolgere un compito specifico, come scrive Paolo all’inizio della lettera ai Romani: “Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio”. E mettere da parte non può che significare separarsi da. Separarsi da qualcosa per poter servire qualcos’altro. Togliere l’energia da qualcosa per investirla in qualcos’altro. C’è un doppio movimento, un allontanarsi da per un avvicinarsi a, un lasciare qualcosa per fare qualcos’altro, un separarsi da per un protendere verso.

 

          Stamattina Ana Rosa viene consacrata a un servizio specifico riconosciuto dalla chiesa. La richiesta del doppio movimento, però, è indirizzata ad ognuno e ognuna di noi. Nel brano che abbiamo letto  vi è un uomo ricco che desidera  avere la vita eterna - “Maestro che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù risponde indicandogli il doppio movimento: “Và vendi tutto ciò che hai, dàllo ai poveri . . . poi, vieni e seguimi”. Per consacrarsi alla sequela di Cristo – fonte di vita eterna – deve prima separarsi da “tutto ciò che ha” e poi avvicinarsi a Gesù per seguirlo. Tuttavia poiché il tipo ha molti beni  se ne va dolente. Persino Gesù riconosce che separarsi dalle proprie ricchezze è un’impresa  ardua: E’ più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio.

 

          A questo punto i discepoli vanno in tilt come se le condizioni poste da Gesù  interrogassero anche il loro percorso di fede. “Chi dunque può essere salvato? “,  e  Pietro, uno che subito vuole mettere le cose in chiaro, dice: “Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito”. Che cosa vuole dire Pietro con questa frase? Sta esprimendo le sue ansie, timoroso che il suo aver lasciato tutto si rivelerà inadeguato e inutile? O vuole rivendicare nei confronti del ricco che se n’è andato, una posizione privilegiata del tipo Lui no ma noi sì? A questo punto  troviamo le parole al centro delle nostre riflessioni stamattina. “Gesù rispose: in verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli o campi, per amor mio o per amor del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi insieme a persecuzioni, e nel secolo a venire la vita eterna”.

 

          Vediamo subito che Gesù conferma il doppio movimento di cui abbiamo parlato prima, il separarsi da - casa, fratelli, campi e via dicendo,  per qualcos’altro per amor mio o per amor del vangelo.

 

Sbarazziamoci subito di un equivoco, le cose che Gesù ci chiede di lasciare non sono assolutamente cose malvagie, anzi sono cose preziose, fondamentali – direi - per il benessere fisico, psicologico, spirituale di ognuno  e ognuna, la casa  che ci dà un senso di appartenenza; le  relazioni significative fonte dell’amore senza il quale moriamo; terreni e soldi che non sono certo da buttare. Queste cose non sono  negative in sé ma possono diventarlo  se  ci affidiamo ad esse per la nostra sicurezza se, come dice il testo, ci confidiamo in esse per la nostra salvezza.  Se noi  rimaniamo attaccati  a ciò che abbiamo, se famiglia, casa , beni assorbono le nostre energie, allora diventano, come nel caso del giovane ricco, ostacolo alla nostra sequela, alla nostra consacrazione.

 

          Gesù è categorico. Verso i pescatori in riva al lago,   verso il ricco che gli si inginocchia di fronte,  verso Ana Rosa e verso ognuno e ognuna di noi. Per seguire Gesù bisogna separarsi da ogni cosa, consacrarsi a Lui. Liberarsi da tutto ciò che può essere d’ostacolo alla vita di fede. Non c’è altro modo. A questo punto, però, Gesù aggiunge una promessa, anche essa dalla doppia faccia. Colui o colei che, come Pietro e i suoi compagni, ha lasciato tutto per seguire Gesù riceverà una doppia ricompensa. Ricompensa che avviene, cioè in due tempi nel secolo a venire e in questo tempo.

 

 In quello più lontano, nel secolo a venire, riceverà  ciò che il ricco andava cercando la vita eterna. E’ una ricompensa differita, futura. Ma non è l’unica. Perché vi è una ricompensa anche  in questo tempo . Chi ha rinunciato a tutto per seguire Gesù non rimarrà a mani vuote ma riceverà cento volte tanto  quello che ha lasciato: Case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi. Ovvero l’appartenenza, la sicurezza, l’amore. Non in qualche futuro lontano, non in qualche paradiso celeste ma qui e ora.  

 

 Per Ana Rosa Questo tempo è già iniziato. E’ iniziato quando lei  ha risposto alla chiamata di Dio. Un qui e ora che viene rafforzato stamattina perché se, da un lato, Ana Rosa accoglie la vocazione che la chiesa riconosce in lei, dall’altro, la chiesa  mette da parte Ana Rosa  per il ministero pastorale. In questo modo,  possiamo dire che la chiesa stessa, questa comunità inserita nella comunione più ampia dell’Unione è una delle facce della ricompensa promessa da Gesù. Siete voi, in primo luogo, i fratelli, le sorelle, le madri, i figli  che Gesù promette a coloro che hanno lasciato ogni cosa per amor suo. Siete voi, attraverso le vostre offerte a provvedere alla sopravvivenza dei ministri che hanno abbandonato le proprie ricchezze per il vangelo di Dio. Siete voi che con il vostro affetto, le vostre preghiere,  il vostro impegno fornite quella casa accogliente che Ana Rosa ha abbandonato per amore di Gesù. Nel metterti da parte per questo servizio la chiesa assume in primis  l’onore di adempiere la promessa di Gesù.

 

          Perciò la prima cosa che  vorrei dirti stamattina Ana Rosa, è quando le cose diventano difficili, quando dubiti della tua chiamata, quando ti lamenti anche te con Gesù dicendo “Ecco io ho lasciato ogni cosa e ti ho seguito”,  ricordati della promessa che Gesù fa ai suoi discepoli In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli o sorelle, o madre, o padre o figli o campi per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto:case, fratelli, sorelle, figli campi e  se la chiesa - ovunque essa sia - dovesse venire meno alla sua parte,  non preoccuparti perché Dio ti darà sempre fratelli e sorelle,  madri e figli chiamandoli dai luoghi più inaspettati per esserti famiglia.

 

          Quando le cose diventano difficili. Già perché questa è l’altra faccia della medaglia, l’altra faccia della promessa che Gesù ti fa. Anche qui e ora la ricompensa  ha un duplice aspetto. Gesù promette a Pietro e a tutti coloro che hanno lasciato ogni cosa per seguirlo non solo cento volte tanto ma anche persecuzioni. Le cose diventeranno difficili. D’altronde come potrebbe essere altrimenti? In tutti i vangeli l’episodio che stiamo considerando è collocato sulla via verso Gerusalemme, in quelle settimane prima della Pasqua durante le quali Gesù si avvia verso la croce. Ricordatevi della parola che vi ho detta: Il servo non è più grande del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Il mondo ti odierà, dice altrove Gesù, ti odierà nella misura in cui tu sei fedele alla Parola che sei chiamata ad annunciare, nella misura in cui non la baratti per un’altra parola, quella che ti permette di tenere casa,  famiglia,  ricchezze (giusto per intenderci). Come parte della tua ricompensa Gesù promette oltre alla  vita eterna nel secolo a venire, qui e ora persecuzioni.

 

          Oggi Ana Rosa viene consacrata, messa da parte per il ministero pastorale. E’ una tappa importante nel suo percorso di discepolato. Le condizioni che Gesù pone a coloro che lo vogliono seguire non sono cambiate. Egli ci chiede di lasciare tutto per amor suo. Di separarci da tutto ciò che può intralciare il nostro amore per il vangelo. A questo doppio movimento – separarsi da per amor di – al cuore della consacrazione, corrisponde una doppia ricompensa nel secolo a venire  la vita eterna,  e in questo tempo   cento volte tanto ciò che abbiamo abbandonato  insieme a persecuzioni.

 

Il ricco se ne andò dolente ritenendo troppo esigenti, troppo dure le condizioni poste da Gesù. E la promessa di persecuzioni, da parte di Gesù, bisogno ammettere - è davvero poco rassicurante. Così gli stessi dubbi e incertezze dei discepoli diventano le nostre. I discepoli sbigottiti dicono tra di loro: “Chi dunque può essere salvato?  E così arrivo alla seconda cosa che vorrei dire stamattina a Ana Rosa. Quando si presenteranno le difficoltà e le avversità promesse, quando  dubiterai  della tua vocazione, della tua consacrazione;  quando sarai consapevole delle tue mancanze, penserai di non farcela, avrai ragione. Chi dunque può essere salvato?

 

E così  arriviamo al nocciolo della questione, questione che finora abbiamo elusa. Chi è il soggetto della consacrazione? Chi consacra? E’ la comunità di credenti che tra un po’ imporrà le mani sulla nostra sorella? E’ la chiesa a mettere da parte Ana Rosa? O è Ana Rosa stessa, separandosi da ogni cosa  per amore di Gesù e del suo vangelo a consacrarsi come dice l’inno, “Prendi O Dio la vita mia, consacrar la voglio a te”? Né l’una né l’altra perché in ultima analisi a mettere da parte Ana Rosa è Dio stesso. Esattamente come aveva fatto con Paolo, chiamato a essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio. Chi aveva consacrato Paolo? La chiesa battista di Damasco? Credo proprio di no. Lui era apostolo non da parte di uomini né per mezzo di un uomo ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre. A chiamare e a mettere da parte, a consacrare Pietro, Paolo, Ana Rosa e ognuno e ognuna di noi è Dio stesso. Dio per il quale ogni cosa è possibile.

 

Sì, Ana Rosa, quando arrivano le persecuzioni, quando le difficoltà incombono, quando pensi di non farcela e ti chiedi - ma chi me lo fa fare - ricordati come Gesù fissò lo sguardo sui discepoli stupiti e disse Agli uomini, è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio. Questo è il Dio che ti ha chiamato e che ti ha consacrato, messo da parte per il suo vangelo. Il Dio per il quale ogni cosa è possibile. Questo è il Dio che in Gesù continua ad interpellarci  invitandoci tutti e tutte a fare un doppio movimento,  separarci da per tenderci verso,  allontanarci da e avvicinarci a, lasciare qualcosa per fare qualcos’altro ovvero, consacrarci a Dio e al suo vangelo.