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Umiltà, amore, giustizia

Testi: Levitico 19,18 - Filippesi 2, 1-11

Non fate nulla per spirito di parte e per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso”.

Ho scelto il passo di Filippesi per questa meditazione perché sono rimasto colpito da questo versetto in cui si parla del tema dell’umiltà. E mi ha colpito molto perché, riflettendoci bene, mi sono accorto che io stesso in molte occasioni non riesco a essere umile. Molte volte nelle quali pensavo di essere stato umile, in realtà il mio comportamento nascondeva vanto e autocompiacimento.

Se ci pensate bene è proprio difficile capire cosa sia l’umiltà. Se ora vi chiedessi: “Chi tra di voi si sente umile?” E qualcuno di voi alzasse la mano, con l’intenzione di mostrare la sua umiltà, e mi dicesse: “Io! Io mi sento umile!”. In quel caso cosa dovrei pensare di questa persona? E’ forse umile una persona che si vanta e che si mette in mostra per la sua presunta umiltà?

Forse per capire un po’ meglio cosa sia l’umiltà, sarebbe più facile trovare qualcosa che la rappresenti. E se devo pensare a un esempio di umiltà, mi viene in mente una strofa di una canzone di De André, ovvero Il Testamento di Tito, che recita così:

Il settimo dice non ammazzare se del cielo vuoi essere degno.

Guardatela oggi questa legge di Dio, tre volte inchiodata nel legno.

Guardate la fine di quel Nazareno e un ladro non muore di meno.

Guardate la fine di quel Nazareno e un ladro non muore di meno.

Ecco, ascoltando quest’ultima frase della canzone di De André mi è sempre venuta in mente l’umiltà. E questo esempio di umiltà non è un personaggio estraneo alla Bibbia. Anzi è proprio Gesù. Pensate che bello quando andai a leggere il passo di Filippesi, dopo aver letto quel versetto, e mi accorsi che come esempio di umiltà compariva proprio la figura di Gesù. Addirittura questo passo è intitolato “Cristo, esempio di umiltà”. L’immagine di Gesù, il Figlio di Dio, crocifisso affianco a due malfattori è l’esempio migliore che mi rappresenti l’umiltà. Gesù, che come ci dice il testo di Filippesi: “pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”. La vita dell’uomo che Dio stesso ha mandato sulla Terra, come dice De André, non muore di meno di un ladro.

Il versetto di Filippesi ci parla di umiltà, ma ci dice anche cosa permette di fare l’umiltà: ovvero, ci permette di stimare gli altri. A questo punto potremmo interrogarci cosa intendesse l’apostolo Paolo quando scrisse questa lettera ai Filippesi con la parola altri. Intendeva forse delle persone importanti? Intendeva forse delle persone famose? No, per altri si intende chiunque e in particolare le persone che ci stanno più vicine, chi è seduto nelle panche della Chiesa durante il culto. Per altri si intende lo straniero, il povero, il disoccupato, il malato, il debole. E questo passo della Bibbia ci insegna che dobbiamo avere stima anche verso queste persone.

Ma il versetto di Filippesi ci dice qualcosa di più: non dobbiamo solo stimare gli altri inferiori o uguali a noi stessi, ma dobbiamo stimare gli altri superiori a noi stessi. E la Bibbia ci ricorda chiaramente che chi sarà abbassato verrà innalzato, proprio come Dio fece con Gesù.

Solo attraverso l’umiltà è possibile stimare il prossimo superiore a noi stessi e amarlo come noi stessi. La Bibbia ci dice che l’amore è strettamente connesso all’umiltà. Ma dove ricercare il significato dell’amore? Personalmente se dovessi cercare la definizione di amore non la cercherei in un dizionario o in una enciclopedia, ma prenderei la Bibbia, l’aprirei al libro di prima Corinzi, al capitolo 13 e mi leggerei l’inno all’amore (detto anche l’eccellenza dell’amore in alcune traduzioni). Non esiste al mondo un passo più perfetto per descrivere cosa sia l’amore! E al versetto 4 di questo passo c’è scritto chiaramente che “l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia”. L’amore non si gonfia di orgoglio, ma nasce dall’umiltà che è il contrario dell’orgoglio.

Quindi solo attraverso l’umiltà è possibile amare veramente il prossimo. In Levitico 19, 18 compare per la prima volta nella Bibbia il comandamento “Ciascuno di voi deve amare il suo prossimo come se stesso”. E anche questo insegnamento è stato ripreso da Gesù, come ci racconta il vangelo di Matteo, che dice “Sapete che è stato detto: Ama i tuoi amici e odia i tuoi nemici. Ma io vi dico: amate anche i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano”. Il comandamento dell’amore verso il prossimo è onnicomprensivo. Nessuno deve essere privato del nostro amore, nemmeno i nostri nemici.

Certo che è un comandamento un po’ strano. Come si fa ad amare un nemico? Ma soprattutto, perché bisogna amare un nemico? Abbiamo parlato di umiltà, siamo giunti a parlare di amore e ci viene detto di amare in un modo così grande, così irrazionale in alcuni suoi tratti. E a questo punto ci conviene riaffidarci alla lettura di prima Corinzi 13 per comprendere un po’ meglio cosa sia l’amore; l’amore verso il nemico che il teologo protestante Bonhoeffer definiva lo “straordinario” della vita cristiana. E al versetto 6 c’è scritto: “L’amore non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità”.

La riposta alla domanda “Perché bisogna amare un nemico?” si risolve nella parola giustizia. In effetti, a mio avviso con un po’ di fantasia, ciò che ci insegna questo libro si può riassumere in una parola ed è proprio la parola giustizia. La Bibbia ci insegna e ci mostra cosa sia la giustizia. Eppure, fratelli e sorelle, viviamo in un mondo in cui molto spesso la giustizia non c’è. Un mondo profondamente ingiusto, proprio come era ingiusto il mondo in cui viveva Gesù. Ma per tentare di riportare la giustizia nel mondo in cui viviamo come credenti, uomini e donne, dobbiamo prima di tutto divenire noi più giusti. E questo libro ci fornisce due formule fondamentali per la nostra giustizia: la prima formula è quella di essere umili, stimando gli altri superiori a noi stessi; e la seconda formula è amare il prossimo come noi stessi. Come ci dice il testo di Filippesi: “Se dunque v’è (voi avete) qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è (voi avete) qualche conforto d’amore, se vi è (voi avete) qualche comunione di Spirito, se vi è (voi avete) qualche tenerezza di affetto e qualche compassione” allora “rendete perfetta la gioia di Dio, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento”. Noi tutti dobbiamo unirci in un unico sentimento che è l’amore. E’ proprio ciò che Dio ritiene giusto, ovvero che gli uomini, che le donne, che le sue creature si amino.

Rileggo Corinzi 13,6 e concludo: “L’amore non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità”. L’amore non gode dell’ingiustizia perché al contrario ripristina la giustizia e la pace di Dio affinché possiamo gioire della sua verità.