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Quello che Dio ha fatto per me

In ogni salmo troviamo alcune parole chiave che definiscono il tipo di sentimento che volta per volta è manifestato nel Salmo stesso. Due di queste parole chiavi sono tehilla (lode, celebrazione), e toda (ringraziamento, gratitudine). In ogni caso, toda è sempre un inno di lode e di ringraziamento per le meraviglie operate da Dio, dove si riconosce e si rende testimonianza di queste opere potenti, per le quali Dio è celebrato (esaltato, festeggiato, lodato, benedetto, acclamato) e dunque ringraziato.

Per cosa e per quale motivo? Dio è lodato, celebrato per tutto quello che ha operato per la sua bontà verso il singolo o verso la totalità del popolo. Toda è una testimonianza collettiva o del singolo, di fronte all'assemblea dei giusti, nella quale uno (o tutti insieme) "racconterà quel che l'Eterno ha fatto per lui". Nel tempo della tribolazione, quando era sfiorato dal male, dalla violenza o dalla morte, quando sentiva l'incalzante ombra dell'ala di Abbadon, un uomo od una donna "ha invocato aiuto". Questa è l'esperienza di Giobbe. Quella richiesta non è rimasta inascoltata, non ha trovato come risposta il vuoto silente dell'infinita notte cosmica. Ha trovato invece una risposta che la fede del singolo aggraziato identifica come la "risposta divina alla propria preghiera". Nei Salmi troviamo l'esperienza del silenzio e dell'assenza di Dio, e la risposta della fede a questo apparente non "esserci" di Dio in un'esperienza concreta, al suo silenzio, non può che essere la preghiera "lo invocai con la mia lingua". Qui troviamo una saldatura fra quello che la fede è come contenuto oggettivo di confessione della fede della chiesa, e quello che è la fede che nasce in me che ho esperimentato nella mia vita la potenza e la bontà di Dio. La fede però ha in sé una dinamica che porta all'oggettivazione, altrimenti diventa psicologia dell'esperienza individuale e non risposta collettiva all'azione divina nella storia. Il ringraziamento è confessione di fede non più generica in Dio creatore e salvatore degli schiavi, ma nel Dio che ha salvato "me", noi in una circostanza concreta, storica di esperienza della debolezza nostra e dell'apparente assenza divina. Si tratta dell'esperienza del deserto, del passaggio attraverso il mare Rosso incalzati dai carri di Faraone, verso la salvezza e la terra "del ristoro" della libertà..

Il ringraziamento sorge dall'esperienza del pericolo superato, della minaccia scampata, c'è la coscienza di essere scampati alla morte. Notate i vvs. 9-12: "Egli ha conservato in vita l'anima nostra..., ci hai messi alla prova..., siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua, ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di riposo". La salvezza è sempre scampare ad un pericolo certo, spirituale o materiale, concreto o sospettato, intuito soltanto o visto faccia a faccia. Il ringraziamento nasce dalla percezione di essere stati protetti, difesi, salvati da Dio steso. Il Signore è per me; "io non temerò" è un'affermazione della fede trasformata in proclamazione della speranza. Questo Salmo che è certamente un Salmo che si cantava all'inizio della liturgia delle grandi feste (vs.15), ci indica il meccanismo dei Salmi di ringraziamento. Ogni qualvolta è confessata la fede appare nell'orizzonte la speranza "sorella minore della fede". Perché quello che credo è il fondamento di quello che spero. Perché Dio ha operato nel passato con potenza per salvare, perché Dio ha ascoltato la preghiera di altri in questo santuario, io posso sperare e attendere che anche oggi e per me, il Signore risponderà e agirà in mio favore. Senza fede muore la speranza, senza speranza la vita è un inferno e il mondo, l'esistenza diventano un carcere.

Il ringraziamento sorge anche dall'esperienza del peccato e del male di cui siamo stati salvati e perdonati da Dio, attraverso l'azione della sua grazia che è sempre misericordia gratuita. Porta dunque alla celebrazione e all'offerta. Il ringraziamento non è mai una parola senza risultato nella storia, senza azione, porta a quei due momenti fondamentali del culto: la lode e l'adorazione che si esprimono nella celebrazione e culminano nell'offerta, (vvs. 13-15); a Dio si accede attraverso "una porta simbolica" che è il ringraziamento. Si giunge al portico della "casa di Dio", la domanda angosciosa è: s'aprirà per me quella porta? Sono degno di entrarvi? Non solo si apre, ma si spalanca perché mi accompagna la fede in Cristo e la speranza nella sua risurrezione. Notate bene che come conseguenza dell'esperienza della salvezza sorge la celebrazione e l'offerta come azione storica di ringraziamento. L'offerta è saldatura dei due sentimenti più importanti che costituiscono la motivazione dell'adorazione. La saldatura avviene anche fra come si combina l'azione divina e la nostra. Il ringraziamento salda la fede e la speranza, lega l'azione divina alla nostra azione.

Il Ringraziamento – toda -, è UNA CONFESSIONE DI FEDE e il riconoscimento di COME AGISCA DIO NELLA STORIA umana e del mondo, trasformando con la sua azione il nostro mondo e il nostro tempo, nel teatro della sua azione storica concreta per salvare e redimere. Ringraziare è mettere al centro l'azione divina senza dimenticare che è pure necessaria l'azione umana, che ci vuole la risposta storica concreta, l'azione umana, dell'uomo e della donna concreti che sono stati oggetto della grazia. Non basta confessare e ringraziare Dio perché Egli è Adonai Shalam il Signore della Pace, che proclama la beatitudine ai pacificatori. Per entrare nella beatitudine occorre essere operatori di pace, il che significa adoperarsi nel concreto per rendere possibile la pace.

Dobbiamo imparare la via alla spiritualità attraverso il ringraziamento. Esso è testimonianza dell'atto storico concreto di Dio "in mio favore", unico, personale, intenso, quando la mia fede ha riconosciuto il favore compiuto da Dio nella mia esperienza di vita, quando il Signore mi ha risposto dopo un lungo silenzio, il tempo in cui ero sposto al male e in pericolo. La testimonianza avviene "dinanzi a tutti i fratelli", è liturgica e rivolta all'edificazione del Corpo, enfatizza non l'esperienza personale che è priva di significato universale, ma l'azione divina. Questa azione diventa dunque sorgente di fede e di speranza per tutti nel culto, perché è stata risposta alla preghiera, Dio ha sostenuto il mio barcollare nel buio. Il dizionario del ringraziamento contiene questi due elementi: riconoscenza e confessione di fede nell'azione divina, e come conseguenza la risposta dell'azione umana concreta. L'agire di Dio nella storia trascina il nostro agire, non può non risultare nel nostro concreto coinvolgimento nell'azione divina tesa a salvare ed aggraziare l'umanità. Quali doni e quali offerte porteremo all'Eterno per ringraziarlo?