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Il Cantico dei Cantici: introduzione

Risolviamo anzitutto questo equivoco iniziale, il libro del Cantico non è scritto da Salomone nel X secolo a.C., questa era credenza tradizionale senza fondamento, il significato del titolo, aggiunto all’originale più tardi, è piuttosto alla maniera di Salomone. In 1 Re 5,12 si dice che Salomone pronunciò più di tremila sentenze (e gli si attribuì Proverbi e Qohelet) e millecinque versi. Chi lo scrisse dunque e quando? L’autore del libro dell’Ecclesiastico (fine del III secolo a.C.) cita alcuni versi che potrebbero appartenere al Cantico, si pensa che nella sua forma attuale il Cantico sia stato scritto tra il III e il primo secolo a.C. Si percepisce l’influenza dell’aramaico e del greco (3,9 la parola appiryon (lettiga) viene da phoreion e in 4,13 la parola pardes (giardino) viene dal greco paradeisos a sua volta parola derivata dal persiano). L’autore è un poeta o poetessa anonimo o un gruppo di poeti che scrissero o raccolsero una serie di componimenti lirici, di poesie con soggetto amoroso.

LA FORMA LETTERARIA del testo è di vitale importanza e un tema molto dibattuto. La conclusione è questa, abbiamo dinanzi a noi un testo che è una COMPOSIZIONE lirica amorosa con un gruppo di personaggi, due sono dominanti la ragazza e il ragazzo, abbiamo poi un coro di giovani e un coro di ragazze e qualche personaggio evocato (Salomone, i fratelli della ragazza). La domanda che ci poniamo è questa si tratta di un libro strutturato (un poema o un dramma) o di singoli componimenti messi insieme in una raccolta di poesie appartenenti a diverse epoche?

Chi sono gli amanti? Questa è la domanda più importante per capire il significato del Cantico, per interpretare il testo. Non dimentichiamo che si tratta di un libro che è stato considerato ispirato e incluso nel canone dei ketubim, gli scritti, attualmente il Cantico forma parte dei 5 megillot o rotoli (Rut, Cantico, Lamentazioni, Qohelet, Esther) che si leggono nelle sinagoghe durante le grandi feste annuali. Il libro fu incluso nel canone perché interpretato in senso allegorico - spirituale, la forma compiuta di questa lettura rabbinica la troviamo nel Targum del Cantico (VII secolo d.C.) dove l’interpretazione spiritualista raggiunge l’apice. Il Cantico racconterebbe la storia del rapporto tra Dio e il suo popolo in tre stadi: INIZIO – CROLLO – RESTAURAZIONE. Il cristianesimo ha fatto altrettanto e ha interpretato il testo canonicamente con due chiavi allegoriche. Nella prima gli amanti sono Cristo e la chiesa, nella seconda Cristo e l’anima singola del credente. Si descrive dunque il rapporto tra Dio e il suo popolo, tra Cristo e la chiesa e il credente. Questo tipo di interpretazioni deve essere superato da una lettura critica attenta però al significato teologico del testo di cui ci occuperemo dettagliatamente.

Il Cantico non è esterno a Israele, il linguaggio e i concetti provengono dall’AT e l’autore il poeta o la poetessa che lo hanno composto o scritto conoscevano bene l’AT.

LA TRAMA del Cantico è oggetto di grande dibattito, è ovvio che dipende dalla risposta che daremo alla domanda sulla forma letteraria del libro. Nella prima ipotesi, un testo unitario con una struttura complessa, si tratterebbe p.e. di un epitalamio (scritto per celebrare le nozze di una coppia regale, questa era l’opinione di Origine), o di un dramma da rappresentare (molti pensano anche che questa sia la funzione delle quattro parti di Giobbe). Nella seconda ipotesi, si tratta di una raccolta di singoli componimenti, la trama è molto semplice si racconta una storia di amore tra due ragazzi dall’incontro al rifiuto e poi alla riconciliazione.

Le domande più importanti riguardano ovviamente il SIGNIFICATO del Cantico e ora ci concentriamo su questo aspetto decisivo della nostra ricerca. Vi è un primo senso evidente, un primo significato palese: due giovani amanti celebrano con trasporto lo esplodere l’amore fra loro con una passione travolgente. Il poeta o la poetessa crea un mondo-universo agricolo e cittadino, dove si muovono i personaggi che scoprono e vivono il loro amore. Attorno a loro si aggirano una serie di personaggi e si racconta la “storia” del loro amore. Vi è la prima fase del desiderio e la scoperta del amore, dell’avvicinamento, della confessione dell’amore e dei primi momenti deliziosi della consumazione, poi vi è il tempo della perdita, della separazione e il dolore terribile dell’assenza, e finalmente vi è il momento della riconciliazione e del ritorno dell’amore con una forza pari a quella della morte. Le singole liriche sono integrate in questa sorta di descrizione delle differente fasi dell’amore tra la ragazza e il ragazzo con una maggiore o minore coerenza, ci sono dei testi che sembrano forzati in quel contesto. Dato che il punto di vista prevalente è quello della donna, molti pensano oggi che a scrivere il libro sia stato proprio una donna.

In questa come in tutte le questioni ermeneutiche occorre lasciare parlare i testi, ascoltare i testi. Questa che non è che una misura precauzionale sembra essere proprio l’errore fatto dall’ermeneutica fatta sul cantico (molto fitta e particolarmente abbondante). Se oggi abbiamo abbandonato la lettura allegorica e spirituale, occorre però trovare un’interpretazione che dia un significato teologico al testo, altrimenti abbiamo di fronte a noi una raccolta di liriche. Se il nostro testo è canonico allora dobbiamo pretendere di trovare in esso un significato teologico e religioso. Ci sono due vie principali oggi. La prima è rappresentata da Murphy (v. bibliografia alla fine di queste note), che suggerisce che il cantico contiene una teologia della sessualità umana. Sorprende il fatto che gli interpreti cattolici aderiscano quasi in massa ed entusiasticamente a questa linea interpretativa (valga per tutti gli altri il commento di Ravasi). In campo protestante si è più cauti (l’esempio è il lavoro di Jenson).

Il libro del Cantico deve essere presso sul serio, in primo luogo per arrivare ad una lettura significativa del testo dobbiamo ammettere che si parli del rapporto Dio essere umano in termini lirici, cioè se il cantico contiene una teologia che descrive il rapporto Dio-essere umano in chiave amorosa, partendo dal desiderio, questa teologia non è descrittiva, narratologica o dogmatica ma LIRICA, abbiamo qui dunque un esempio di teologia lirica, possiamo descrivere dunque il rapporto Dio essere umano in questa chiave poetica. In secondo luogo, la risorsa fondamentale della lirica ebraica antica è l’allitterazione e il parallelismo, la poetica occidentale è diversa. Per capire dunque questa teologia lirica che descrive simbolicamente il rapporto Dio – essere umano, dobbiamo conoscere questi elementi della poetica ebraica. In secondo luogo, la teologia lirica implica un uso abbondante dell’ESTETICA, e nella teologia dogmatica ad uso e consumo delle dichiarazioni dei diversi magisteri, proprio l’estetica è assente. Questi due elementi la lirica e l’estetica devono dunque entrare nella nostra interpretazione del testo come chiavi ermeneutiche. Vedremo poi dove ci condurranno se ad altezze impensate o ad abissi imbarazzanti. Lasceremo parlare i testi e questa spero, sarà la nostra forza.