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CHI VOGLIAMO SERVIRE?

Testo: Matteo 6, 24-34

Il vangelo di oggi ci aiuta a rivedere il rapporto con i beni materiali e presenta due temi di diversa portata: il nostro rapporto con il denaro (Mt 6,24) e il nostro rapporto con l’agire di Dio nelle nostre vite quello che di solito chiamiamo la Provvidenza Divina (Mt 6,25-34).  I consigli dati da Gesù suscitano varie domande di difficile risposta. Per esempio, come capire oggi l'affermazione: "Non potete servire Dio e mammona" (Mt 6,24)?
Dice 24 Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.
Mammona viene usato nel Nuovo Testamento per personificare il profitto, il guadagno e la ricchezza materiale, generalmente con connotazioni negative, e cioè accumulato in maniera rapida e disonesta ed altrettanto sprecato in lussi e piaceri.
Nell'antichità lo si fa risalire ad un demonio, genericamente nella mitologia caldeo-siriaca, quindi greca e romana, arrivando poi alla citazione di Gesù nel Vangelo
In primo luogo, questa affermazione di Gesù dice che l’essere umano è sempre servo di qualcuno o qualcosa. anche chi dice di non credere in dio ha una divinità che segue pur magari non essendone cosciente. L’essere umano non è libero come pensa di essere. Le divinità che ci dominano sono molte, ma sicuramente una delle grandi divinità di questo mondo è il denaro. È sempre stato così non è una novità. Per il denaro si fa di tutto.
Gesù dice Ognuno dovrà fare la propria scelta. Dovrà chiedersi: "Chi pongo al primo posto nella mia vita. Dio o il denaro?"
Da questa scelta dipenderà la comprensione dei consigli che seguono sulla Provvidenza Divina (Mt 6,25-34). Non si tratta di una scelta fatta solo con la testa, bensì di una scelta di vita ben concreta che ha a che fare anche con gli atteggiamenti e con chi si è.
In parole semplici ha chi o cosa è legato il nostro cuore? Su chi o cosa facciamo riferimento?
Con l’immagine dei due padroni Gesù ci ricorda che occorre fare delle scelte altrimenti rischiamo di correre dietro tante cose e di perdere l’essenziale.
Poi Gesù riparte con un'altra dichiarazione molto pesante che sembra voler sminuire l’altra grande preoccupazione umana ciò il cibo e il vestito che rappresenta la cura di se e dice:
25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Questo consiglio di Gesù causa fino ai nostri giorni molto spavento nella gente, perché la grande preoccupazione di tutti i genitori è come procurarsi cibo e vestiti per i figli. Il motivo della critica è che la vita vale più del cibo e il corpo vale più del vestito.
Gesù critica il fatto che la preoccupazione per il cibo occupa tutto l'orizzonte della vita delle persone, senza lasciare spazio per altro.
Un anziano mi raccontava che dopo la guerra si lavorava tutto il giorno per avere un pezzo di pane e concludeva che non avevi tempo nemmeno per fare una conversazione o litigare con qualcuno. Tutto ciò che facevi era per quel pezzo di pane.
Oggi i sistemi economici obbligano la maggior parte delle persone a lavorare anche 20 ore al giorno compresi i bambini per produrre cibo e del vestito, mantenendo tantissimi poveri e una minoranza ricca assai limitata l'ansia di comprare e consumare fino al punto da non lasciare spazio a null'altro.
Questo, è un sistema criminale perché obbliga la gran maggioranza delle persone a non vivere. Gesù dice che la vita vale più dei beni di consumo!
Non ci viene detto che il corpo, il cibo la cura di sé non siano importanti, ma che l’essere umano non può vivere solo pensando a questo. Altrimenti si diventa degli automi, con l’idea che la quantità corrisponda alla qualità
Gesù associa a questo l’ansia per il vestito cioè della cura di sé dicendo 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.
Vede il rischio delle apparenze cioè il ritenere che se io valgo è perché gli altri me lo dicono. L’illusione di una facciata dietro cui non c’è nulla. Se ho un bel vestito, se ho soldi,
Dio ci dice: ha ne non importa nulla di quello che hai, di cosa indossi se sei povero o miliardario. Tu vali molto più di tutto questo per me.
30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?
Non è un semplice invito alla provvidenza è riconoscere che siamo per Dio importanti che nessuno è considerato da Dio uno scarto perché tutti siamo amati da lui.
C’invita cosi a ricordarci che non dobbiamo vivere nell’ansia come fanno i pagani perché i pagani rappresentano quelli che hanno scelto mammona e che non sanno vivere senza gratuità i credenti invece si affidano al regno di Dio cioè vivono la loro esistenza non mettendo al primo posto il cibo e gli averi, ma il regno di dio cioè le persone, la comunità le relazioni in cui tutti siamo fratelli sorelle a nessuno manca nulla, ne ci bo ne vestito
Sembra un’utopia, ma questa è la formula per cambiare questo mondo
Dobbiamo però cominciamo da noi
Un coltello affilato in mano ad un bambino può essere un'arma mortale. Un coltello affilato in mano ad una persona appesa ad una corda è l'arma che salva. Così sono le parole di Gesù sulla Provvidenza Divina. Sarebbe antievangelico dire ad un padre disoccupato, povero, con otto figli, e moglie malata: "Non ti preoccupare del cibo e delle bevande! Perché preoccuparsi del vestito e della salute?" (Mt 6,25.28). In bocca al sistema dei ricchi, queste parole posso essere un'arma mortale contro i poveri. In bocca al povero, possono essere uno sbocco reale e concreto per una convivenza migliore, più giusta e fraterna. Questo possiamo dirlo solo quando noi stessi, imitando Gesù, ci organizziamo tra di noi per condividere, garantendo così al fratello la possibilità di sopravvivere. Altrimenti, siamo come i tre amici di Giobbe che, per difendere Dio, raccontavano menzogne sulla vita umana (Giobbe 1-3,7).
Amen