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Giovanni 3 - “Se uno non è nato di nuovo, non può vedere il Regno di Dio”

C'è uno stato di necessità e di impossibilità che vanno di pari passo.
Nascere di nuovo è necessario, perché senza questa nascita non si può vedere il Regno.
Ma quando “non lo si può vedere”? Non lo si potrà vedere alla fine del nostro percorso biologico, ma soprattutto non lo si potrà vedere prima. Se nei sinottici Gesù predicava il Regno, in Giovanni Gesù è divenuto il contenuto stesso di questo Regno.
E' necessario nascere dall'alto. Bisogna stare sulla terra come uno partorito dal cielo, da Dio stesso. Se questo non accade, potrai essere una brava persona, un bravo cittadino, un bravo membro di chiesa, ma continuerai a stare nella cecità.

Questo sembra proprio un tempo buio. Tutto sembra avvolto da una fitta coltre che impedisce di vedere. Siamo impediti a vedere la verità. Siamo in un paradosso, da una parte dubitiamo di tutti e dall'altra siamo ancor più creduloni dando credito a personaggi assolutamente improbabili.
Tutto questo accade perché siamo ciechi. Non vediamo. E non vediamo anche perché non vogliamo
vedere. Preferiamo girare la faccia dall'altra parte.
Il testo ci dice che il Regno è visibile, già ora, per quelli che sono nati di nuovo, dallo Spirito.
Non dice che siamo nel Regno di Dio, ma che lo possiamo vedere e se lo vediamo possiamo metterci sulla giusta strada per andare verso di esso.
Ma chi vive in questo stato di cecità, anche quando è una brava persona, intendo una persona animata da intenzioni positive verso il prossimo, resta smarrito come nel mondo dei ciechi. Rischia facilmente di andare a sbattere e di finire per mettersi al seguito di persone sbagliate.

C'è urgenza di vedere con chiarezza, ma se non nasciamo di nuovo questo resta impossibile. Questa nuova nascita viene dallo Spirito.
Non possiamo darcela da soli, come non ci siamo dati neppure la prima, quella biologica. Però come con la prima nascita, abbiamo il compito di rispondere positivamente alla vita. Dallo Spirito nasciamo, ma poi è compito nostro camminare con lo Spirito e per lo Spirito.

Il mio secondo punto è: una libertà inattesa.
Mai come in questo tempo buio, abbiamo la percezione di essere determinati. Pensiamo di
scegliere, ma in realtà siamo eterodiretti. La grande guerra all'approvvigionamento dei big data, quei miliardi di tracce che lasciamo della nostra vita, sui social, rispetto alle nostre preferenze degli acquisti, alle nostre opinioni politiche e religiose, è fatta in nome di una sola cosa: esercitare qualche forma di controllo sui nostri comportamenti e gusti, al fine di trarne dei vantaggi.

Il testo è spiazzante e contiene una buona, sorprendente notizia. Quelli che sono nati dallo Spirito, dall'alto, quelli che sono nati dall'acqua del battesimo, di una vita rinnovata, ma sono toccati dallo Spirito, sono uomini e donne libere! Come il vento-Spirito, non può essere imprigionato, incanalato, strumentalizzato dagli uomini e dalle chiese (benché non smettiamo di provare a farlo) così è di una persona nata dallo Spirito. Egli/ella è inafferrabile, indomito. E' un uomo, una donna libera!
“Chi io?”
Siamo stupiti. Riceviamo questa dichiarazione come quei poveri che ascoltando le Beatitudini pronunciate da Gesù sul monte, si chiedevano l'un l'altro: Io sono puro di cuore? Sono io ad essere artigiano di pace?
Direi che solo se siamo stupiti di essere liberi, lo possiamo essere veramente. Infatti non si tratta di una nostra qualità, capace di autonomia e discernimento, ma del primo frutto della nuova nascita.
Questo mondo ha bisogno di uomini e donne che sappiano vedere, e ha bisogno di spiriti liberi, che non si lascino manipolare.
La libertà dunque non è una tua prerogativa, ma il primo frutto dello Spirito in te.
Nondimeno compito tuo è rimanere libero.
E chissà di quante nuove nascite avrai bisogno perché questo avvenga!
La libertà infatti può essere perduta da una coscienza obnubilata e da una vista appannata.

La terza tappa di questa meditazione, riguarda la coscienza del nostro peccato.
Se non sei nato dall'Alto, dallo Spirito, troverai questa cosa come la più stravagante che si possa ascoltare. “Io sono un peccatore?” “Suvvia, commetterò pure degli errori, ma in definitiva è perché, in fondo sono un essere umano”.

E invece, se sei nato di nuovo, capirai subito cosa sto dicendo. Il male del mondo lo vediamo tutti, anche quelli che non conoscono Dio. Ma solo quelli che sono nati dallo Spirito vedono che il male del mondo ha la sua agenzia in franchising nel nostro cuore. Dentro di noi, nel nostro piccolo mondo, nel nostro microcosmo ci sono tutte le ragioni delle divisioni del mondo. Sto esagerando? Provate ad andare ad una riunione di condominio!
Nelle nostre piccole case ci sono spesso le stesse dinamiche delle grandi tirannie del mondo.

Se sei nato dallo Spirito lo sai. Perciò hai una visione sobria di te stesso. Sai di non poterti montare la testa. Sai che il nemico più subdolo sta dentro di te.
Qui Gesù ci soccorre con questa potentissima immagine di Gesù innalzato come il serpente di Mosè. I serpenti velenosi che mordevano il popolo erano la conseguenza della ribellione del popolo
a Dio. Il rimedio escogitato da Dio stesso è stravagante: Mosè si faccia un serpente di rame da tenere in alto. E quando la gente sarà morsa dal serpente velenoso, se guarderà al serpente tenuto da Mosè, avrà salva la vita. Una simbolo misterioso (apotropaico) che adesso Gesù applica a se stesso in maniera del tutto inedita. Chi “guarderà” a lui innalzato sulla croce, dato per il nostro peccato e per la nostra salvezza, avrà salva la vita. Non chi non sarà morso dal male, perché tutti abitiamo un mondo di veleni, ma chi saprà sollevare lo sguardo al Figlio innalzato.
La nascita dallo Spirito, la nuova nascita, ci conduce questa volta non alla mangiatoia, ma alla croce. Lì riconosciamo il nostro peccato. Lo possiamo guardare in faccia, lo confessiamo, diciamo “Sì anch'io sono un peccatore e non sono migliore di nessuno”. E nel sollevare lo sguardo a Cristo, siamo guariti. Il veleno non ha più il suo effetto letale su di noi. Siamo peccatori, ma non schiavi del peccato. Sbagliamo, ma non partecipiamo al regno del maligno.

E infine l'ultima tappa di questo percorso, che arriva al versetto 16 fino al 18, è il nostro perdono. Parliamoci chiaro, perdonare è impossibile. E' contro natura. Quando qualcuno ci fa qualcosa di male, desideriamo vendicarci. Desideriamo che capiti a lui o a lei, quello che ha fatto a noi. Possiamo contenerci dalla vendetta personale. Ma non chiedeteci di perdonarlo. Non lo faremo.
Ma se invece sappiamo di essere noi stessi perdonati, perché chi crede in Lui non è giudicato, ma è salvato, strappato dalle fauci della morte se ci sappiamo perdonati, forse potremo scorgere lo stretto sentiero del perdono.

Imparare a vedere e riconoscere il Regno, esercitare e custodire una libertà inattesa, riconoscere il nostro peccato,
sapersi perdonati,
ecco i requisiti dell'uomo e della donna nati di nuovo, nati dallo Spirito e condotti da Dio.