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Che dici di te stesso?

Testi: Isaia 43, 8-12 e Giovanni 1, 1-7, 19-27

Dio nel mondo non agisce da solo. E’ la sua scelta. Egli non appare alle folle, non si impone con la sua presenza folgorante a tutti, no, Egli viene col suo Spirito e parla al cuore in modi nascosti, si manifesta a chi si mette in ascolto. Egli per parlare al mondo ha scelto di aver bisogno di testimoni.

Il primo testo, quello di Isaia parla proprio di questo, quando Israele si trovava deportato a Babilonia.
Il testo inscena un vero e proprio processo dove Dio sembra essere il grande imputato al cospetto delle nazioni. Tutto Israele dovrebbe essere pronto a testimoniare di Dio e invece – dice Dio per bocca del suo profeta - ecco il popolo è cieco pur avendo occhi ed è sordo pur avendo orecchie. Tutti i popoli sono chiamati ad ascoltare  la testimonianza della verità che è affidata a Israele ma non c’è chi prenda la parola, non c’è chi abbia il coraggio o la convinzione di parlare. Eppure:
10 I miei testimoni siete voi, dice il SIGNORE,
voi, e il mio servo che io ho scelto,
affinché voi lo sappiate,
mi crediate, e riconosciate che io sono.
Prima di me nessun Dio fu formato,
e dopo di me, non ve ne sarà nessuno.
11 Io, io sono il SIGNORE,
e fuori di me non c'è salvatore.
12 Io ho annunciato, salvato, predetto,
e non un dio straniero in mezzo a voi;
voi me ne siete testimoni, dice il SIGNORE;
io sono Dio.

Dio nel mondo non agisce da solo, ha scelto di aver bisogno di testimoni affidabili. Ma a volte questi testimoni sono ammutoliti, dice il profeta, sordi al richiamo di Dio e incapaci di comunicare. Israele in terra di deportazione aveva dentro di sé un senso di sconfitta, di delusione, di smarrimento e pensava di non aver più niente da dire a nessuno. La fede dei padri e delle madri si basava su storie antiche ormai passate e inattuali. Il presente era lotta per la sopravvivenza. Cosa avevano più da testimoniare? Di un Dio che li aveva abbandonati? Venduti allo straniero?
Cosa vuole questo qui? Avranno pensato ascoltando le parole del profeta. Eppure… eppure… quelle parole avevano una forza inaudita e per questo risuonano ancora oggi…
“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è delle mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata” (Isaia 55, 10-11).
E ci fu fra i tanti un testimone, uno solo, che non si tirò indietro e quella parola pronunciata cominciò a far breccia nelle orecchie di quei testimoni sordi e ammutoliti e quegli uomini e quelle donne pian piano con fatica e mille incertezze ritrovarono nella guida di Dio la strada verso il loro paese e la loro testimonianza riprese vigore.

No, il Signore non agisce da solo, Egli ha scelto di aver bisogno di testimoni affidabili e coraggiosi. E tutto può cominciare anche con un solo testimone. Il Vangelo di Giovanni parla all’inizio di tutto di una Parola che era con Dio e in Dio, anzi era Dio stesso che a un certo punto della storia prende su di sé la fisicità di un corpo e si fa umanità ma lo fa nel nascondimento. Della nascita di Gesù non si sa nulla, della sua vita a Nazareth non si fa cenno in questo Vangelo. Gesù lo ritroviamo nella folla dei discepoli di Giovanni Battista mentre si fa battezzare. Nessuno lo conosce. Nessuno lo riconosce. E diversamente dagli altri Vangeli qui  nel quarto Vangelo il suo battesimo non è raccontato ma è testimoniato da Giovanni Battista stesso quando disse:
“Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare  in acqua”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. Io non lo conoscevo ma Colui che mi ha mandato a battezzare in acqua mi ha detto: “Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo”. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio
(Giov 1, 31-33).
No, il Signore non agisce da solo, ha scelto di aver bisogno di testimoni fedeli, affidabili e coraggiosi che dicono quello che vedono e annunciano quello che comprendono da ciò che vedono. Giovanni disse: Ho visto e attestato che questi è il Figlio di Dio!

Dio ha bisogno di testimoni e non di protagonisti. Avete ascoltato cosa avvenne quando arrivò da Giovanni una delegazione da parte dei capi in Gerusalemme quando gli domandarono: “Tu chi sei?” e lui rispose con una serie di no. Sei il Cristo. No, non sono il Cristo. Sei Elia? “No”, “Sei il profeta?” “No”. “Chi sei? Che dici di te stesso?”.
La sua risposta  fu questa: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore”.
Il testimone è una persona che si fa voce e nel farsi voce adempie il suo compito di vita.
Il testimone si fa voce e interprete di una parola che gli viene consegnata. In questo caso si fa voce e interprete di una parola antichissima, la parola che un profeta pronunciò secoli prima quando disse: “Una voce grida: Preparate nel deserto la via per il Signore, appianate nei luoghi aridi una strada per il vostro Dio” (Isaia 40, 3).
Il testimone è una persona che si fa voce e interprete di una parola antica che diventa, quando lui la pronuncia, una parola nuova. Si fa voce di questa parola nuova fino al punto che questa parola lo definisce. L’identità del testimone è definita dalla parola che porta: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto”.
Giovanni diventa egli stesso quell’uno che grida nel deserto per raddrizzare la via del Signore.  Questo è tutto il suo curriculum.

Dunque Giovanni battista fu il primo testimone di Cristo. Nessuno conosceva Gesù, neanche Giovanni stesso ma sapeva, perché Dio glielo aveva rivelato nel segreto del suo cuore,  che stava per venire. In questa attesa aveva cominciato a predicare e a battezzare per preparargli un’accoglienza nei cuori degli uomini e delle donne suoi contemporanei per quando sarebbe venuto. La metafora del preparare la strada che c’era nel libro dell’antico profeta interpretava bene il suo compito: appianare la strada, raddrizzare il sentiero significava togliere i sassi dal cuore umano. La sua predicazione era l’invito a riconoscere la propria indegnità, convincere del bisogno di pentimento. Dio sta per venire per mezzo del suo Figlio, come lo accogli? Preparare la strada è fare spazio a Dio in noi, togliere tutti gli ostacoli perché Dio sia davvero Dio nella nostra vita personale e collettiva.

Giovanni fu la voce che preparò la strada prima in se stesso e poi negli altri e fu scelto da Dio per essere il primo a riconoscere Gesù come il Figlio di Dio quando lo vide e testimoniarlo al mondo.

Il Signore non agisce da solo in questo mondo, egli ha scelto di aver bisogno di testimoni e Giovanni fu il primo. Fu la voce  che seminò attesa, che chiamò al pentimento, che inventò il battesimo di purificazione. Il quarto evangelista raccontò che lì al Giordano lo sconosciuto che doveva venire fu da lui riconosciuto e presentato al mondo da Giovanni e che i primi discepoli di Gesù erano stati discepoli di Giovanni prima di esserlo di Gesù. Il testimone ebbe quindi un posto importante nella storia di Dio col suo popolo.
E infatti come abbiamo letto prima la più solenne affermazione teologica della fede cristiana che la Bibbia conosca, cioè il prologo del Vangelo di Giovanni, non parla soltanto di Dio, della sua Parola che era luce per l’umanità, del fatto che quella Parola eterna di Dio si incarnò in Gesù, che il Figlio fece conoscere Dio l’inconoscibile per eccellenza ma parla anche del testimone. Ascoltiamo ancora queste parole:
1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.
6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo  (Giov1,1-9).
Una parola che stupisce. Che immette nella solennità delle decisioni divine immense, eterne, rivoluzionarie, la persona e la vicenda del piccolo testimone, la sua vicenda umana è inserita nella grande storia di Dio! Giovanni Battista fa parte del Vangelo!

Il Signore non agisce da solo. E’ stata ed è la sua scelta da sempre. Egli ha scelto di aver bisogno di testimoni fedeli, attendibili, coraggiosi che diventano voce essi stessi che preparano in se stessi e negli altri intorno a sé la via alla venuta di Dio nei cuori e nel mondo. Questi testimoni fanno parte del Vangelo.

E se qualcuno facesse a noi la domanda che i capi di Gerusalemme fecero a Giovanni battista, cioè se ci chiedessero: “ ma tu che dici di te stesso?”, che cosa risponderemmo?
Ognuno di noi presenterebbe il meglio di quello che è e che ha fatto. Ognuno metterebbe in bella il proprio curriculum. Io sono nata… ho studiato… ho lavorato… ho casa… ho figli… ho nipoti… ho esperienza di questo e di quello, so fare questo e quello… Ma poi tutto questo conta davvero?
Forse allora oggi potremmo imparare da Giovanni e dire: sono una voce, una semplice voce che trova le parole da gridare nella Scrittura e le grida per prima cosa nel deserto del proprio cuore, una parola che ci prepara ad accogliere il Signore che era, che è, che viene.
Una voce che oggi trova di nuovo una parola antica che si fa nuova mentre la gridiamo.
 Una parola che ci viene data in dono e ci viene affidata come testimoni.
Dio ha bisogno di testimoni in questo mondo. E’ la sua scelta di sempre. Testimoni attendibili e coraggiosi. Dio ha bisogno di te e di me oggi ancora di più. Perché Dio è ancora oggi messo sul banco degli imputati e accusato di tutto ciò che succede di male nel mondo e noi, come Israele antico, dobbiamo prendere la parola. Non per essere avvocati di Dio - l’unico avvocato è lo Spirito Santo – ma semplici testimoni che parlano di ciò che hanno visto e udito.  Come Giovanni parlano di Cristo che noi abbiamo per grazia conosciuto e riconosciuto come Figlio di Dio.
Dio ha bisogno di testimoni che preparano la strada nel deserto dei cuori, che diventino voci essi stessi, mettono cioè la propria vita nella parola che annunciano.

Dio non agisce da solo. Egli ha scelto di aver bisogno di testimoni. Egli ha scelto di aver bisogno di noi che non ci tiriamo indietro ma coraggiosamente indichiamo al mondo il Cristo. Questo è il nostro curriculum, quello che conta davvero, è la dignità di testimoni  che riceviamo e qualsiasi cosa ci accada, nessuno può toglierci, quello di fare noi stessi parte del Vangelo che portiamo.
 
Il prologo del quarto Vangelo dice alla fine:
“Nessuno ha conosciuto Dio, solo l’Unigenito Dio che è nel seno del Padre è quello che lo ha fatto conoscere” (Giov.1, 18). E noi abbiamo conosciuto l’Unigenito Dio, possiamo annunciarlo al mondo.
Dio ha bisogno di noi, di me e di te. Questo è il Vangelo di oggi e siamo noi i testimoni che lo portiamo!