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A mezzanotte

Prologo
Quando è davvero notte nella nostra vita? Sappiamo cosa sia la notte dalla nostra infanzia ma da sempre la notte è portatrice di un ricco simbolismo. Si associano alla notte stati d’animo, situazioni esistenziali o anche storiche. C’è la notte dell’anima, i terrori della notte,  o viene spesso definita la “lunga notte dell’umanità” ogni fatto estremo la cui violenza rispecchia lo smarrimento del senso del legame che ci unisce tutti come esseri umani. Il libro di Elie Wiesel che parla della sua esperienza di Shoah, la distruzione del popolo ebraico, la pagina più vergognosa e spietata della storia moderna, si intitola appunto “La notte”. Questa la frase che ne riassume il senso: “Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto” (Giuntina 1994, p. 39). Quella notte cominciò per lui la lunga notte della crisi della fede. 
E’ anche esperienza di tutti noi che la notte amplifica i rumori, i pensieri e l’assenza di chi non c’è più. Qualcuno ha detto “la notte ha la forma di quello che ti manca” (iBlulady, Twitter).  Ma il simbolismo e l’esperienza della notte è ambivalente perché essa possiede anche significati positivi. Il silenzio della notte induce alla riflessione, restituisce forma alla caotica giostra del giorno e aiuta a dare ordine ai nostri pensieri. Dostoevskij scriveva: “Più scura la notte, più luminose le stelle” e non si riferiva soltanto alla meravigliosa esperienza visiva del cielo stellato in una notte senza luna, infatti aggiungeva: “Più profondo il dolore, più vicino è Dio”. Evidentemente fu la sua esperienza.

La creazione della luce e la separazione fra notte  e giorno fu il primo atto della creazione e di notte si parla parecchio nella Bibbia. Nei salmi c’è spesso citato il travaglio e le ombre notturne che si dissolvono al mattino, ma anche le veglie dell’orante che dice a Dio: “Anche il mio cuore mi istruisce di notte” (Salmo 16, 7). Famosa è la domanda del profeta Isaia che usa la metafora della notte per parlare del tempo travagliato in cui egli e il suo popolo vivevano: “Sentinella a che punto è la notte?” (Isaia 21, 11). La notte può essere sperimentata come incertezza estrema, confine labile fra vita e morte. Chiunque abbia passato le lunghe ore notturne accanto ad un ammalato grave potrebbe confermare.
Su questo vorrei puntare. La scrittrice Robin Hobb descrive così questo confine: “C’è un punto morto nella notte, dove fa più freddo e il tempo è  più nero, dove il mondo ha dimenticato la sera e l’alba non è ancora una promessa.”. Questa notte fonda nella Bibbia è citata come la mezzanotte.

La mezzanotte nella Bibbia
Esodo: La prima volta che la troviamo citata è nell’evento centrale della storia del popolo d’Israele, nel drammatico momento decisivo. La decima piaga d’Egitto, la più dura, la morte dei primogeniti. Esodo12, 29 dice: “A mezzanotte il Signore colpì tutti i primogeniti del paese d’Egitto, a partire dal primogenito del Faraone che sedeva sul suo trono”. Mezzanotte è il compiersi di un avvertimento estremo verso chi aveva indurito il suo cuore al punto di aver rifiutato ogni richiamo alla giustizia e alla liberazione di un popolo intero ridotto in schiavitù. A mezzanotte si compì il giudizio e si aprì per Israele la difficile strada verso la libertà. Quella mezzanotte e quella strada sarebbero state ricordate dal rituale pasquale in ogni famiglia ebraica per ogni età. L’alba della libertà cominciò dalla notte buia del giudizio annunciato che si compiva in terra d’Egitto.
Secondo i Vangeli invece  per tre volte Gesù parlò di mezzanotte. La prima fu la breve parabola del bisogno richiamata in Luca 11, 5-8:
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte e gli dice: "Amico, prestami tre pani, perché un amico mi è arrivato in casa da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti"; e se quello dal di dentro gli risponde: "Non darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io non posso alzarmi per darteli", io vi dico che se anche non si alzasse a darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gli darà tutti i pani che gli occorrono”.
Dalla parabola della mezzanotte del bisogno, c’è l’insegnamento sulla preghiera e sulla fiducia nel Signore che comprende il nostro bisogno, ascolta e risponde. Prontamente.  La parabola si conclude infatti con questa esortazione (vv.9-10): “Io altresì vi dico: chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa”.

Poi ci sono altre due parabole di argomento diverso.
La prima è contenuta in quella che è chiamata la piccola apocalisse di Marco. Cioè Marco 13. Leggiamo dal versetto 32 al v. 37.
Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento. È come un uomo che si è messo in viaggio, dopo aver lasciato la sua casa, dandone la responsabilità ai suoi servi, a ciascuno il proprio compito, e comandando al portinaio di vegliare. Vegliate dunque perché non sapete quando viene il padrone di casa; se a sera, o a mezzanotte, o al cantare del gallo, o la mattina; perché, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: "Vegliate"».
La seconda è contenuta in Matteo 25 in un contesto ugualmente escatologico, cioè dove si parla del futuro di Dio, l’avvento del suo Regno. Ecco (vv. 1-10):
«Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi. Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono.  Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!" Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!" Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa.
Anche qui l’esortazione dell’evangelista è a vegliare, v. 13: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.” Ma nella parabola non è importante vegliare perché tutte e dieci le ragazze si addormentano, quanto essere previdenti e portarsi dell’olio di riserva.
Entrambe le esortazioni sono naturalmente valide: “State svegli e se pur, sfiniti, doveste addormentarvi, che almeno portiate con voi dell’olio di riserva”.
Ma fuor di metafora cosa voleva dire Gesù? Che intendeva per mezzanotte e cosa comprendiamo noi di questo messaggio nella nostra realtà?
Ricapitolando abbiamo: la mezzanotte del  bisogno e la mezzanotte dell’attesa che si prolunga. In entrambi i casi Gesù rassicura ed esorta. Anche se è mezzanotte non siete soli. Dio non dorme, vi ascolta e prontamente vi darà quanto avete urgente bisogno per vivere. Anche se è mezzanotte e il Signore tarda a farsi vivo insieme all’adempimento di tutte le promesse, state sicuri, Egli tornerà. Dunque bisogna che restiate allerta e vi attrezziate anche per una lunga attesa. Questa attesa sia operosa e previdente. Essa sarà ampiamente ricompensata dalla gioia della festa dello Sposo alla quale siete stati invitati.
Fin qui l’insegnamento del maestro. Egli fu rabbi in Israele e sapeva bene quanto l’attesa prolungata e frustrata poteva trasformare la fede in idolatria e la giustizia troppo a lungo differita poteva far svanire la speranza. “Quando il Figlio dell’uomo tornerà – chiede Gesù quasi parlando con se stesso dopo aver raccontato la parabola del giudice iniquo – troverà la fede sulla terra?”. (Luca 18, 8).

Ma Gesù non soltanto predicò prevedendo per i suoi discepoli l’esperienza della mezzanotte. Egli stesso conobbe la notte nera della solitudine e dell’abbandono. La notte della preghiera inascoltata e del “cielo muto”, come lo avrebbe descritto Elie Wiesel. No, Gesù non dormì, rimase sveglio in quella notte di travaglio in cui tutto sembrava irrimediabilmente perduto, il suo insegnamento contraddetto, la sua fiducia in Dio sconfessata, il suo senso di giustizia svanito. Lui era la vedova che invano chiedeva giustizia al giudice iniquo, lui era l’uomo che chiedeva inascoltato pane a mezzanotte, lui si trovava accanto ad uomini addormentati e amici traditori in quel “punto morto nella notte, dove fa più freddo e il tempo è  più nero, dove il mondo ha dimenticato la sera e l’alba non è ancora una promessa”. Il Getsemani è questa esperienza della notte senza luna e senza stelle che non finisce. Dura e dura fino  ad oscurare il sole in pieno giorno. La mezzanotte a mezzogiorno! Cos’è, altrimenti, quella notazione che i Vangeli riportano senza commenti dopo la crocifissione di Gesù: “Dall’ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese fino all’ora nona” (Matteo 27, 45)? Mezzogiorno che divenne mezzanotte. Era la rivelazione della notte morale, dell’odio assoluto dell’umanità verso Dio, verso il prossimo, verso se stessa.
Questa esperienza radicale è la condivisione delle nostre notti senza luna e senza stelle da parte di Gesù Figlio di Dio e figlio dell’uomo. La sua mezzanotte, il cielo muto che sperimentò portò con sé le nostre attese lunghissime, le nostre preghiere mai esaudite, le nostre stanchezze, le delusioni, le domande a cui non abbiamo mai trovato risposta. Ma quella mezzanotte pur lunghissima non durò per sempre. La lunga nottata dell’umanità passò e venne l’alba del primo giorno della settimana, della nuova creazione. Il risorto riportò la luce e diede certezza alla speranza.
L’insegnamento del Rabbi Gesù di Nazareth fu dunque confermato da Gesù il Cristo Figlio di Dio: “Chiedete e vi sarà dato” anche se l’attesa potrà sembrarvi lunghissima, datevi da fare e la vostra attesa non sia mai inoperosa perché non sapete quando il padrone di casa verrà e quando verrà fatevi trovare svegli. E se invece vi addormentate non vi fate mai trovare senza l’olio di riserva che vi aiuterà a ravvivare la vostra fiamma vacillante e partecipare alla grande festa della Vita.
In che consiste questo olio di riserva? L’olio è lo Spirito Santo che, invocato in preghiera, può ogni giorno ravvivare la nostra fiamma, darci forza nella debolezza, visione, fede e speranza pur nella difficoltà.

Fu questa l’esperienza dell’apostolo Paolo che insieme a Sila si trovò a Filippi gettato nelle segrete di una prigione. “Verso mezzanotte Paolo e Sila pregando, cantavano inni a Dio. I carcerati li ascoltavano” (Atti 16, 25). Che Dio ci doni una voce melodiosa e canti struggenti per cantare inni alla sua gloria. Anche a mezzanotte! Sì, soprattutto a mezzanotte!