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Le mani di Dio e quelle dell'essere umano

La mano di creazione
Genesi1,26-27

Poi Dio disse: «Facciamo l' uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l' uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.

La prima immagine che desidero proporvi é famosissima. Si tratta di un affresco di Michelangelo, parte della volta della Cappella Sistina. E' la creazione di Adamo. Dio, sorretto da una schiera di angeli, sospeso nell'aria, sfiora con un suo dito quello di Adamo. Michelangelo rappresenta così questo primordiale atto creativo di Dio.

La domanda che mi pongo e insieme pongo anche a voi è: Adamo, a questo punto, è già stato creato?  A giudicare dal fatto che egli  sia già immagine e somiglianza di Dio, si direbbe di sì. Ma, d'altra parte, è evidente a tutti, che le due dita non si sono ancora incontrate. Mi chiedo allora se questa immagine sia realmente o esclusivamente rappresentazione della creazione, o se non rimandi già a quella delle redenzione, della salvezza. Quando cioè, Dio toccherà l'umanità nel Nuovo Adamo, Cristo Gesù, per venire a riscattare una umanità morta a motivo del peccato. 

 

La mano passione
Genesi 2,23

L' uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall' uomo». 

Dalla creazione di Adamo, arriviamo alla creazione di Adamo ed Eva. In questo caso sono stato sedotto da una opera di scultura di Auguste Rodin. Qui viene rappresentata la mano di Dio che plasma e da'  vita ad Adamo ed Eva. In un certo senso questa opera potrebbe commentare anche il versetto precedente, che dice che "maschio e femmina li creò". Ma io ho scelto questo che riporta l'esclamazione estasiata di Adamo, per la bellezza e la pari dignità della donna, unica condizione per una relazione vera e soddisfacente di amore.

Mi  piace molto questa opera fatta alla fine dell'800,  perché pone la creazione di Adamo ed Eva dentro la cornice di amore (eros) che riceve la sua divina approvazione fin dall'inizio. I corpi di Adamo ed Eva sono distinti eppure intimamente collegati l'uno all'altro. Dio stesso è il generatore e il garante di questo loro legame. L'amore in tutte le sue sfaccettature è generato da una stessa Fonte e per separarsi bisogna "cadere" dalla mano di Dio. Questa mano di Rodin, benché di marmo, è calda, piena di passione per la vita.

 

La mano incredula
Giovanni 20,24-28

Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».

Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!»

Siamo alla resurrezione. La scena, famosa, è quella del dubbio di Tommaso. L'opera è di Caravaggio. Facciamo un salto all'indietro di circa 300 anni rispetto alla scultura di Rodin. Qui la mano non è quella di Dio, ma quella dell'essere umano, incredulo, dubbioso. 

Tommaso non riesce a credere che il Signore sia risorto.

E così Gesù gli appare e raccoglie la sua sfida di voler mettere il suo dito nel foro dei chiodi delle mani e nel costato. Nella scena rappresentata dal Caravaggio ci sono tantissimi elementi che meriterebbero approfondimento. Desidero farvi notare come sia la mano di Gesù risorto a guidare quella di Tommaso che infila il suo dito nella ferita. Sembra quasi essere un atto di protezione da parte di Gesù, che benché risorto ancora può soffrire a causa dell'umana incredulità. All'opposto lo sguardo di Tommaso, come degli altri testimoni (quelli che dubitano ma non hanno neppure il coraggio di chiedere un gesto così "invadente") è curioso. Per alcuni il dubbio è un esercizio accademico, intellettualistico. Ma per Gesù è un toccare ferite eternamente aperte. L'esito di questa scena ha buon fine. Tommaso esclama, similmente a come aveva fatto Adamo alla creazione della donna: "Signore mio e Dio mio!".

L'esclamazione segna non solo il trionfo del riconoscimento pieno di Dio, ma anche è dichiarazione di pentimento.  Da quel giorno è nato un apostolo che sa cosa sia la fede perché sa anche cosa sia l'incredulità e quante pena produca a Dio.

 

La mano del perdono
Luca 15,20

Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò.

Per commentare questo preciso istante, c'è un'altra mano famosissima, anzi due mani, e sono quelle del Padre della parabola del "Figliuol prodigo", come rappresentato da Rembrandt.

L'opera è del 1668. Anche qui le mani hanno una funzione fondamentale. Da una parte ci sono le quelle incrociate del fratello maggiore, che lateralmente,  posto su un piedistallo,  non solo giudica il fratello, che aveva "sciupato la sua eredità con le prostitute", ma anche giudica il padre, ingiusto perché troppo tenero con questo figlio dissoluto. Poi ci sono le mani del padre. Notoriamente le due mani sono diverse tra loro. Una è piccola, gracile: una mano di donna. L'altra è aperta robusta, che sostiene. E' una mano maschile.

Stretto nel caldo abbraccio di queste due mani e del caldo mantello rosso che riveste l'autorità del padre, è il figlio che ha sbagliato e che ha rovinato la sua vita andando lontano dalla casa paterna, come se questi fosse morto. Dio accoglie e protegge, e se volete, giudica, ma soprattutto fa grazia a suo figlio che non rinnega.

Le mani di Dio uniscono insieme giustizia e misericordia. Da esse viene la nostra salvezza. Non è più tempo di tenere le nostre mani incrociate in segno di attesa e di presa di distanza. Ma è ora di stendere le nostre mani per ricevere, vita, passione e compassione di Dio.

Egli è la fonte del nostro amore. Egli, come dice un negro-spiritual, custodisce le nostre vite nelle sue mani.