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Dal deserto all'acqua, dall'acqua allo Spirito

Testo: Atti 8, 26-40

Nel libro degli Atti, Filippo viene presentato come un evangelista itinerante. Non ha una residenza fissa, ma del tutto repentinamente mosso dello Spirito, compare qua e là, per adempiere le direttive divine a lui date. Sullo sfondo della narrazione appare lo Spirito Santo come regista di tutta la scena.  La scena si svolge nel deserto. Filippo è un evangelista mandato a evangelizzare nel deserto un ministro straniero venuto ad adorare il Dio d’Israele. Questi fatti misteriosi e straordinari hanno lo scopo di far capire agli ascoltatori che in questa scena non intervengono solo l’evangelista Filippo, e il ministro etiope anonimo ma anche un angelo del Signore e una potenza di trasformazione: lo Spirito Santo.

Carissimi, carissime, questo racconto è inevitabilmente collegato al nostro culto almeno per due ragioni. Esso racconta un battesimo e, nel calendario liturgico, oggi è il giorno di Pentecoste.  

Dio interviene almeno tre volte in questo brano. La prima volta, all’inizio, l’angelo del Signore parla a Filippo, esattamente come a un profeta, e lo manda in missione. La seconda volta, lo Spirito di Dio comanda a Filippo di avvicinarsi al carro del ministro etiope. La terza volta lo Spirito rapisce Filippo dopo il battesimo dell’eunuco. Tutto ciò per mettere in evidenza che senza l’aiuto di Dio e dello Spirito, non riusciamo a compiere la nostra missione!

Ma andiamo a vedere più da vicino cosa accade in questa incredibile scena di conversione in mezzo al deserto.

L’angelo del Signore ha mandato Filippo sulla strada che attraversa il deserto. E’ una missione insolita! Perché di solito si va in missione nelle città e nei villaggi dove possiamo raggiungere popolazioni intere con la Parola del Signore. Invece qui vediamo che lo Spirito del Signore manda l’evangelista Filippo non in luoghi affollati ma nel deserto.  

Soffermiamoci un attimo sulla soglia del deserto. Perché il deserto? Perché proprio il luogo più inospitale? Perché Dio si manifesta nelle situazioni estreme, disperate, asciutte, selvatiche e tragiche della nostra vita. Filippo non riceve un compito facile, non è Billy Graham che predicherà in televisione per raggiungere allo stesso tempo migliaia di persone. Filippo annuncerà l’Evangelo nel deserto, in disparte, nel luogo dell’esclusione e della morte per eccellenza. Luogo dove non cresce niente e dove l’essere umano sopravvive per miracolo. Dio manda la vita nel deserto, Dio manda la vita nel tuo deserto, la vitalità dello Spirito risveglia anche i posti più remoti e più nascosti della nostra storia, della tua storia. In Gesù Cristo Dio ci ha trasportato dalla oscurità alla luce. Dalla morte alla vita.

Pertanto, Dio manifesta la sua potenza anche nel deserto. Chi c’è nel deserto? In quel momento nel deserto c’è solo un uomo, uno straniero che sta tornando da casa sua, lontano, in Etiopia. Tuttavia questo straniero è un personaggio speciale. Speciale perché è un eunuco, cioè un uomo privato della possibilità di avere figli. Speciale anche perché è un ministro della regina, il ministro dell’economia, il guardiano dei tesori del regno. La sua doppia condizione di straniero e di eunuco (quindi portatore di una mancanza fisica) lo esclude completamente dalla possibilità di diventare un credente ebreo. Eppure il ministro è venuto a Gerusalemme per adorare Dio e, sulla strada del ritorno, egli sta leggendo il libro del profeta Isaia. C’è un particolare che va detto: il ministro è una persona curiosa, alla ricerca di Dio; egli si impegna a leggere la Scrittura, non la capisce ma vorrebbe capirla. Ecco perché Dio manda Filippo: per interpretare la Scrittura, per aprire gli occhi, il cuore e la mente del ministro, per trasformare la Scrittura in una Parola vivente; che penetra come una spada a doppio taglio che divida l’anima dallo spirito. 

E quando la Scrittura si trasforma in una Parola vivente, allora il ministro etiope scopre il lieto messaggio di Gesù per la sua vita, allora l’acqua sorge in mezzo al deserto, allora lo straniero, l’escluso, diventa membro del corpo di Cristo. Il battesimo dell’eunuco non è una specie di conversione misteriosa o estatica, ma il frutto dell’annuncio del Vangelo. E’ la predicazione di Filippo che porta il ministro etiope a chiedere il battesimo.

Egli non capiva la Scrittura che stava leggendo, i suoi occhi non potevano vedere la bellezza dell’annuncio. Quando Filippo gli chiede: “Capisci ciò che stai leggendo?”, il ministro risponde molto onestamente: “Come potrei capire se nessuno mi guida?” Ecco lo scopo della missione. Lo scopo della chiesa di Gesù Cristo. Filippo, l’apostolo mandato nel deserto, si è seduto accanto al ministro e, con pazienza ed entusiasmo, gli ha spiegato il significato della Scrittura e rivelato la presenza di Cristo.

Ci rallegriamo per la conversione e il battesimo del ministro straniero e per la potenza del Signore che manda l’apostolo nel deserto per annunciare la buona notizia a un unico viaggiatore. 

Se la missione dell’apostolo Filippo è segnata dall’eccesso e dalle condizioni estreme, la fede dell’eunuco è almeno altrettanto straordinaria. Filippo aiuta il ministro a capire la Scrittura, ma il ministro dimostra a Filippo, agli apostoli e a tutte le generazioni di credenti la sua fiducia nella Parola di Dio.  Il ministro crede in questo Dio, che in Gesù Cristo dà amore, pace, gioia e speranza e gli offre un cambiamento che scompagina la sua vita.

Il battesimo del ministro marca questo ingresso simbolico nella famiglia di Cristo, una famiglia particolare in cui i legami non riposano su criteri di sangue o di parentela, ma sul dono dell’amore.

Il battesimo ci ricorda il modo in cui Dio ha manifestato il suo amore per noi. Come creatore, egli ci ha donato la vita. Come Figlio, egli ci ha offerto la salvezza e il perdono. Come Spirito santo, Dio rimane presente accanto a noi, risveglia la speranza e guida i nostri passi, oggi e per sempre.