Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Il tempo maturo (compiuto) dell'incarnazione

Galati 4,4: "ora" è giunto il tempo "propizio, pieno, maturo compiuto", perché avvenga l'evento più importante, che per Paolo è l'incarnazione del Verbo, cioè l'incontro fra il mistero senza tempo divino e il tempo effimero dell'essere umano. Mediante questo incontro il nostro tempo che è vuoto e senza sostanza è riempito e portato a realizzazione, riceve profondità e larghezza, è salvato da Dio.

Una riflessione sul tempo è un'impresa difficile. Secondo l'anti¬co concetto sapienziale, c'è un tempo per ogni cosa, e ogni cosa dev'essere svolta nel "suo tempo", questa è in sintesi l'idea dei sapienti ebrei del tempo compiuto. Il nostro tempo si "riempie", riceve un senso attraverso le attività che compiamo e gli eventi che viviamo dalla nascita alla morte. La riflessione sapienziale prende di mira il concetto più alla mano ed epidermico, che vi sia un collegamento tra il tempo e l'attività umana che provoca i mutamenti, i cambiamenti, questo movimento ci dà la perce¬zione del tempo. C'è il tempo perché ci accadono delle cose ed esse ci capitano nello spazio della vita, ogni uomo e ogni generazione ripetono le stesse azioni e attività e fare queste cose a tempo debito dà alla vita un senso, la realizza, la riempie. Negare il movimento (come facevano i filosofi chiamati eleati quale Zenone) significava negare di fatto il tempo. Se tutto è immobile e sospeso, il tempo come il movimento sono un illusione dei sensi (maia), secon¬do l'antica sapienza orientale. Allora noi scopriamo il senso della vita invece in quello che facciamo e ci accade mentre viviamo sospesi nel tempo tra il nascere e il morire come Qohelet magistralmente dice nel suo libro al capitolo 3 "vi è un tempo per ogni cosa".

Adesso enuncio i tre problemi relativi al tempo nel pensiero odierno:

Nella fisica moderna il tempo / lo spazio, sono legati alle leggi fisiche che conosciamo:il tempo è soggetto alla relatività delle leggi fisiche (Einstein). Einstein diceva che lo spazio e il tempo possono essere regolati da altre leggi fisiche in altri universi (o luoghi dell'universo dove dunque le nostre leggi fisiche non avrebbero senso).

Nella filosofia e nella teologia moderna, il tempo è percepito come la sostanza dell'esistenza (dasein); l'uomo è l'essere nel tempo in attesa della morte, del finire, transitoria precarietà: l'uomo vive sfondato e desostanziato (nuova metafisica).

Teologia del tempo: il concetto lineare del tempo non è appro¬priato nella nuova cornice fisica e metafisica. La difficoltà della teologia sul tempo consiste nell'inafferrabilità del tempo mentre accade.

L'Apostolo Paolo ci fornisce un concetto evangelico che può aiutarci a capire meglio il tempo: il "tempo compiuto" è frontiera del tempo umano dove il tempo divino ci incontra aprendo un kairos o opportunità perché l'uomo incontri Dio, l'eternità. Poniamo ora alcune domande e tenterò una risposta partendo dal nostro testo.

Prima domanda: La morte che è conclusione del tempo è il finis terrae o il plus ultra? Nell'oggi di Cristo si incontra il tempo umano con il tempo divino, per cui il nostro tempo diviso in tre regioni: passato presente e futuro è assorbito e diventa presente eterno.

Seconda domanda: frontiera come "incontro", incarnazione nel tempo del "Tempo eterno"? L'Incarnazione è la frontiera dove confinano lo spazio umano e il Regno di Dio; Cristo ci porta più in là perché è Dio, ma anche più in qua perché è uomo, verso il territorio dell'eternità dove l'uomo incontra la trascendenza divina e la vita eterna come doni.

Terza domanda: Senso del presente fra passato e futuro? L'In¬carnazione è la fine di questo vivere sospesi, protratti, all'im¬provviso tutto diventa presente nel presente di Dio.

Il tempo compiuto è l'inizio della "salvezza": di quale salvezza? Dall'agguato della morte, dalla nostra vita sospesa tra la nascita e il morire.

L'Incarnazione di Cristo ci mostra una vita umana compiuta che non finisce con la morte ma con la risurrezione. Indica una nuova forma di esistenza, un percorso che non trova la fine ma l'inizio della risurrezione, essa è la perenne persi¬stenza (vs. transitoria precarietà) o sostanziazione dell'esi¬stenza che precipita in una morte verso la vita. L'Incarnazione è il riempimento del tempo: una confessione di fede (credere che "nacque da donna"); e una proclamazione della speranza (che per noi giunge pure il tempo compiuto nella nostra propria esistenza); vivere nell'agape (la vita che si svolge non più senza un senso ma riabilitata, redenta dall'amore, riempita di senso dal comandamento dell'amore).