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Gesù è il re d'Israele

Ad un certo momento, durante l'interrogatorio, Pilato chiese a Gesù: "Che cos'è verità?" Non aveva tutti i torti a porsi quella domanda. Perché dal racconto che Giovanni ci offre della passione, dall'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme la domenica delle Palme che oggi ricordiamo, fino al momento decisivo della crocifissione, avvertiamo che non doveva essere molto facile di¬scernere la verità su questo uomo. No, non era facile riconoscere in Gesù il Messia atteso, il Re degli ebrei. Gesù entra in Gerusalemme e viene acclamato dalla folla come il Re messianico tanto atteso, con queste parole: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il Re d'Israele!" Qualche giorno dopo questo Re sarà crocifisso negli stessi luogo e dalla stessa folla che lo osannava. E' davvero un assurdo, uno scandalo, questo uomo vilipeso e flagellato sembra piuttosto un "povero cristo". Il Re acclamato pochi gior¬ni prima come il compimento di una speranza, è adesso un uomo ri¬dotto alla condizione di un criminale in attesa di sentenza. Vera-mente, che cos'è verità?

E per noi oggi, come, cosa rispondere a questa domanda? Per Pila¬to la verità era Roma, signora e dominatrice del mondo, il suo imperatore, il Senato, la legge romana, l'esercito di legionari, la forza che egli stesso rappresentava, il potere, la ricchezza. Per i capi degli ebrei la verità era il popolo eletto, il nome di Dio, il tempio simbolo del loro potere religioso e politico, la Torà che soltanto loro potevano interpretare autorevolmente, gli equilibri delicati di potere tra i partiti e fazioni giudei dell'epoca. E per noi, ripeto, oggi, cos'è verità? Pilato sem¬bra giocare con Gesù, sembra dire: "Guarda cosa significa essere Re degli ebrei, oggi ti celebrano come Messia delle palme e dei puledri, e qualche giorno dopo ti portano dinanzi a me, l'odiato dominatore straniero perché ti condanni a morte. Sei tu il Re degli ebrei?"

Gesù non può dire né sì né no. Egli è Re, certamente, ma in una maniera totalmente diversa a quanto Pilato o i capi degli e¬brei, o la folla concepiscono la figura regale. Non è un Re alla maniera in cui sono Re i governanti di questo mondo. Per questo Gesù ha detto: "Il mio regno non è di questo mondo". Il suo Re¬gno non può essere rinchiuso negli schemi tipici della monarchia assoluta o costituzionale. Gesù è il Re ma un Re che governa at¬traverso il servizio, che dà la legge dell'amore come norma più importante, che soffre e muore per salvare il suo popolo, che non opprime, che non giudica ma salva, che usa soltanto la coercizio¬ne del perdono, che è tollerante con il povero ma inflessibile con il ricco e il potente, che scaccia dal tempio di Dio soltanto i mercanti e i cambisti, quello che hanno trasformato il culto a Dio in un commercio, che sfida gli intellettuali che servono il potere. Appunto, il suo Regno non è di questo mondo, dove spesso la religione serve da allibi ai potenti per opprimere il popolo e uccidere la speranza. Che cos'è verità? Certo, né per Pilato né per noi è facile scoprire la verità di Gesù, o quello che è anco¬ra più importante, che Gesù stesso è la verità.

Dobbiamo approfondire questa domanda di Pilato. Esiste la verità, qualcosa che noi possiamo isolare dall'oceano di dubbi, incertezze e menzogne che ci circonda e dire, ecco qua una ve¬rità, e guardarla da tutte le parti con ammirazione e rispetto, e mostrarla ad altri compiaciuti dell'insolita scoperta? Per noi la verità è quasi sempre una qualità che può essere applicata al¬le cose, ai concetti, alle certezze, alle confessioni di fede, ai dogmi, alla religione, alla scienza (di rado alla politica e ai politici). Diciamo che è vero quello che è genuino, quello che crediamo, quello che conferma un'opinione, quello che si addice ad un oggetto, a un soggetto. Ma la verità con maiuscola, la ve¬rità è tutta un'altra cosa.

Torniamo al Gesù Re celebrato con le palme. Egli aveva par¬lato spesso della verità, in una maniera nuova e diversa. Aveva detto ad esempio ai suoi discepoli che la verità era collegata alla vita, all'esistenza. Parlava di rimanere nella verità, e non del suo possesso, noi non possiamo possedere la verità, ma possiamo rimanere nella verità quando viviamo in una certa manie¬ra, quando viviamo veramente da essere umani. Ecco la prima ve¬rità, la Vita come questa piccola bambina che oggi presenteremo rappresenta e simboleggia, ma attenzione, la vita che è l'esistenza, ma non la vita biologica, e non una maniera di vivere qualunque, perché c'è un tipo di vita che non è vita, anzi è morte. Una vita vissuta esclusivamente per noi stessi, al servizio del proprio ventre è una vita per la morte, circondata e divorata alla fine dal Nulla, perché a nulla è ser¬vita.

Gesù, il Re del puledro parlava anche della verità che c'è in noi, non nelle cose. Si tratta di questa verità semplice e piccola che c'è in tutto ciò che è umano, questa verità universa¬le, insita in ogni essere umano fondamenta il valore della li¬bertà e della dignità, l'integrità e inviolabilità di ogni co¬scienza umana, di ogni singolo individuo, fonda quello che chiamiamo "i diritti umani", per cui tanti uomini e donne hanno dato la loro vita in passato e nei giorni nostri. Anche questo ricordiamo oggi nella prima domenica di aprile che dedichiamo alla riflessione sui diritti uomani. Gesù diceva che la ve¬rità è in noi, ma non sempre. Quando qualcuno tenta di imporre, di opprimere, di calpestare di sfruttare, di umiliare l'altro es¬sere umano, allora cade dalla verità ed è nella menzogna. La ve¬rità è in noi quando amiamo la verità, il diritto e la vita dell'altro e sia¬mo pronti anche a morire per difenderla, per proteggerla e promuoverla.

Gesù, il Re cui Regno non è di questo mondo insegnava inol¬tre che la verità non è nello Stato, nella legge, nella religio¬ne, nella chiesa. Gesù era molto laico a questo riguardo, possiamo affermare che la verità non può stare in queste realtà perché la soffocherebbero. La verità, e dunque la luce, la vita, l'amore, l'intreccio di parola e azione che fa della vita una vita vera e umana, non può essere formulata nel dogma, nel precetto legalistico. Pila¬to, senza saperlo, egli stesso, rispose alla sua domanda: cos'è la verità? Quando presentò Gesù nuovamente alla folla, quella delle palme e dei mantelli, delle grida festanti e delle facili dimenticanze, disse: "Ecco l'uomo, Ecce homo!" Orbene, anche Gesù lo aveva detto: "Io sono la verità!"

Abbiamo di fronte, dunque, l'uomo vero, con i segni del do¬lore e della sofferenza, la vittima innocente sacrificata per il bene di altri. Un Re, sì, ma il Re contadino che lavora la terra con sudore e sacrificio, che semina la verità, le sue parole che sono la sua stessa vita con le sue azioni di uomo per gli altri, nelle pieghe del nostro pae¬saggio, nel poco di terra che siamo ciascuno e ciascuna di noi, perché divengano per noi, parole di vita eterna, che ci salvino dalla morte che ci circonda. La sua verità non è una formula dogmatica, la sua verità è egli stesso, vero Dio e per tanto vero uomo. Ecco la svolta, ecco Pilati di sempre la rispo¬sta: "Gesù è la verità scomoda, inclassificabile, irreducibile, pericolosa, profondamente umana e per tanto divina. Ecco l'uomo, e per tanto, ecco Dio con noi, per noi, ecco l'Emanuele vivo per sempre, perché ha vissuto nella verità, per la verità immortale dell'essere umano, la sua sopravvivenza se rimane nella verità, in se stesso, senza lasciarsi corrompere dal potere, dalla ric¬chezza, dal desiderio di dominazione.

Ecco l'uomo e una vita umana che è la verità. Cos'è la ve¬rità per te oggi? La mia domanda ti vuole provocare e allo stes¬so tempo ti vuole confermare qualcosa che forse avevi già intui¬to. Il Re, il vero Re è colui che viene umile e mansueto sul pu¬ledro. Non viene a chiederti un tributo, un otto per mille faci¬le, facile; non viene a chiederti la palma di domani, la lacrima facile della pietà programmata. Ma ti chiede di accettarlo come la verità che viene a istallarsi dentro di te come verità della tua vita, e a farti vivere nella verità giorno dopo giorno, nella verità di essere e vivere come un vero essere umano, essendo prossimo di tutti i nostri fratelli e sorelle che condividono con noi il peso dell'aria, il calore del sole, il pane eucaristico, il sogno, la parola eterna, la speranza; su questo mondo fatto di sudore e lacrime, di sorrisi e di vita profonda, vita da vivere nella verità umana del figlio di Dio morto per la nostra vita, e vivo per sempre in noi. Amen.

Martin Ibarra domenica 1 aprile 2012 domenica delle Palme in occasione della domenica dei diritti umani.