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Il prezzo del discepolato

57 Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Io ti seguirò dovunque andrai». 58 E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». 59 A un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose: «Permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60 Ma Gesù gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va' ad annunciare il regno di Dio». 61 Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma lasciami prima salutare quelli di casa mia». 62 Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio».

Vorrei riflettere con voi sul tema: il prezzo del discepolato, in questa domenica del tempo di preparazione per la settimana di passione. Il testo di Luca riproduce una tipica situazione di testi di chiamata; nella prima scena "qualcuno" si rivolge a Gesù chiedendo di poter seguirlo; poi ci sono altri due casi in cui Gesù si rivolge a due persone che lo seguono chiedendo loro di "seguirlo" più da vicino come discepoli, Luca ci consente di gettare uno "sguardo" sulle risposte di questi a Gesù, e dunque sulle domande che questi aspiranti discepoli posero a Gesù in quella circostanza. Possiamo chiamare queste veloci battute il dialogo delle concessioni, ora spiegherò cosa voglio dire, cioè i tre chiedono a Gesù una "concessione" che in realtà nega l'urgenza della chiamata, tutte sono ragionevoli all'apparenza, ma nascondono una vera insidia per gli aspiranti discepoli.

Notate la differenza tra la prima e le successive chiamate, in realtà, nella prima è una persona della folla "qualcuno" a proporsi come discepolo, ci sconcerta la risposta di Gesù che sembra più un tentativo di scoraggiamento, il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo, sembra appunto una risposta tesa a dissuadere questo qualcuno, o almeno a non alimentare aspettative sbagliate. Potremmo forse pensare che fosse una specie di prova delle reali intenzioni dell'autocandidato discepolo il quale, forse cercava successo, potere ricchezza, pensando in un possibile trionfo di Gesù. Ma vorrei proporvi anche quale sia la mia opinione sull'interpretazione di questo curioso incidente delle "concessioni". Luca descrive il viaggio di Gesù verso Gerusalemme inseguito da una folla mista: discepoli veri, aspiranti o presunti, persone curiose, svagati che andavano a godersi lo spettacolo, nemici che serbavano in cuor loro le parole di Gesù per poi accusarlo, e la solita gente che segue la corrente, quelli che si accatastano lì dove succede qualcosa di interessante, o le persone veramente incasinate con guai seri nel corpo o nella mente. La descrizione più eloquente di Gesù è questa "egli cammina solo circondato da questa folla". Quest'affermazione è alquanto interessante, si può essere soli circondati da una folla immensa. La solitudine di Gesù si esprime soprattutto in tre momenti in cui egli annuncia ai suoi discepoli che la fine del cammino non sarà l'esaltazione o il trionfo in Gerusalemme, ma la condanna a morte, il vituperio e l'apparente fallimento.

Questi tre uomini rappresentano dunque tre atteggiamenti della folla verso Gesù, dei suoi aspiranti discepoli, vi è un contrasto tra quelle che sono le loro aspettative e quello che Gesù può offrire loro, e tra quello che loro chiedono a Gesù e quel che Gesù esige loro. Ci sono due elementi in questo dialogo delle concessioni, da una parte vi è urgenza, fretta impellente, perché Gesù capisce che la fine è vicina, dall'altra vi è rimando, quotidianità, rispondere alle esigenze della vita normale che scorre monotona e grigia, dall'altra parte abbiamo l'abnegazione di Gesù che ha rinunciato a tutto, si è spogliato dell'essere simile a Dio, mentre "gli altri" rimandano la decisione o chiedono dei vantaggi personali che sono contrari al prezzo che il discepolo deve pagare. Questo ci introduce immediatamente al tema delle nostre risposte a Gesù, se noi siamo entrati nell'atmosfera cristiana dell'abnegazione, la negazione di se stessi, e di quali siano le "concessioni" che noi ci prendiamo rispetto le esigenze e il prezzo da pagare per essere discepoli di Gesù.

Nel secondo caso abbiamo una richiesta di concessione molto ragionevole, "lascia che seppellisca mio padre". Quest'espressione noi non possiamo comprenderla, ci viene subito in mente che quel giorno era deceduto il papà di questo ragazzo, e la richiesta non poteva essere negata. Ma non è così, il significato di questa espressione era che si trattava del figlio maggiore, o dell'unigenito, e che aveva il dovere di rimanere vicino a casa per compiere il dovere filiale verso il padre, in questo caso la richiesta di concessione significava: mi dispiace ma ora non posso seguirti perché ho un impegno più importante. Chiede a Gesù di aspettare, forse un anno o due, chi sa se una settimana, ma la sostanza della concessione richiesta è che ho adesso un impegno più urgente da compiere. Questo non può essere accettato da Gesù, l'abnegazione del discepolo, il prezzo che deve pagare (e che Gesù ha già pagato e si appresta a continuare a pagare) non può essere dilazionato, il giovane deve rispondere in quel momento, ne va la sua salvezza, uscire egli stesso dalla condizione di morto per diventare vivente, si paga un prezzo per ricevere la vita che Gesù dona. Sei tu disposto/a e pronto/a a pagare questo prezzo con la tua abnegazione?

La terza richiesta sembra ancora più ragionevole e piena di buon senso, "lascia che prima vada a salutare quelli di casa mia". Non aveva invece capito questo aspirante discepolo che se seguiva Gesù, avrebbe avuto un'altra casa e un'altra famiglia, e che non poteva dividere le sue lealtà. Questa casa poteva essere la sua religione ebraica, le sue tradizioni, la realtà della sua relazione con Cristo (dubbiosa). Forse in questa occasione la richiesta di concessione nascondeva lo strumento più micidiale di annullamento del discepolato verso Cristo Gesù, la cancellazione stessa della sua venuta a salvare, a farci "cambiare casa", a traslocare dalle nostre religioni e divinità familiari per andare allo scoperto, sulla via tutto fidando in una parola che ci chiama e convoca a seguirla senza avere certezze nemmeno, una tana da volpe o una pietra dove posare il capo. La terza concessione in realtà racchiude tutte le anteriori e molte altre, e di fatto quella concessione avrebbe annullato il discepolato, perché si tratta della richiesta di essere discepolo ma senza pagare il prezzo, che è quello che succede oggi nel nostro paese dove tutti si dicono a parole cristiani, ma dove sono soltanto pochi, un numero bene esiguo a "pagare" effettivamente con abnegazione il prezzo del discepolato. Per non essere in quel numero dei discepoli a metà, divisi tra i propri interessi e quelli del Maestro dobbiamo traslocare casa, pagare il prezzo del discepolato.

Martin Ibarra domenica 11 marzo 2012.