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Salmo 91

Mi invocherà e io gli risponderò

 

I Salmi si leggevano in modo corale e antifonale con letture alternate tra il presidente dell’assemblea cultuale (o il lettore levita o il coro o i solisti) e il popolo. La lettura era accompagnata dalla musica di almeno 16 strumenti che sono abbondantemente citati nel libro dei Salmi. Il Salmo si divide in tre parti: i primi due vvs. formano l’incipit e mostrano una chiara natura dialogata tra il sacerdote o levita che invita il credente a manifestare la propria fede o gratitudine di fronte alla guarigione o alla malattia, si attende o si è testimoni della guarigione, abbiamo queste due possibilità DICA, per molti si tratta di una preghiera per chiedere l’ausilio in una malattia il che fa del Salmo una confessione di fede nell’intervento guaritore divino, o si tratta, seconda ipotesi di un ringraziamento per la guarigione avvenuta. La seconda parte del Salmo va dal vvs. 3 al 13 e contiene una serie di proclamazioni di fiducia nell’attesa dell’intervento divino. La terza parte è la conclusione vvs. 14-16 dove troviamo la risposta divina all’invocazione di aiuto del popolo fedele, Dio interviene nelle nostre vite.

Notate l’incipit del Salmo “chi dimora al riparo dell’Altissimo e abita all’ombra delle ali dell’Onnipotente, dica al suo Dio” vs. 1, questa frase era detta dal presidente, mentre tutto il popolo, o il singolo credente in questo caso, rispondeva “tu sei il mio rifugio e la mia cittadella , tu sei il mio Dio in cui confido” vs. 2. Lo stesso si dica per tutto il Salmo che contiene diverse promesse per chi invocherà il Signore, le promesse sono oggetto di confessione di fede. Sorprende questa serena, diretta proclamazione della fiducia nel Dio dell’alleanza che si è legato a noi per grazia sarò il vostro Dio, questo Salmo è speciale per questo rapporto TU / io tra il Signore benedetto e ciascuno di noi. Il contesto è quello del Tempio, è il Tempio il luogo dove Dio è presente. La sua ombra si proietta sull’edificio e chi si trova in esso per adorare o chiedere protezione e guarigione sarà ascoltato da Dio. Questo è il sentimento provocato dal salmo, il sacerdote invita il credente a dire la propria fede a Dio nella sicurezza che il Signore ascolterà.

Tutto il Salmo è imperniato su un’idea profonda: Dio protegge tutti quelli che confidano in Lui. La forza di questo testo risiede nel fatto che è Dio stesso a parlare e a dire: poiché ha posto in me la sua speranza io lo proteggerò” vs. 14. Ci troviamo praticamente di fronte ad un oracolo, sembra un’affermazione profetica simile a Dt 32. Ciò che sorprende inoltre leggendo il Salmo è che la protezione e la liberazione di Dio non escludono ma implicano le prove, le difficoltà e le angosce della vita. Se è vera l’ipotesi di partenza, che questo Salmo è recitato da un ammalato o da qualcuno che ha appena superato una grave malattia, questo è evidente: si è nella malattia, nel dolore e si chiede un intervento divino, o si ringrazia Dio perché è già intervenuto ed ha guarito il credente che prega per ringraziare. La promessa non è che saremo al riparo delle prove che tutti gli esseri umani dobbiamo sopportare, ma che Dio ci aiuterà ad affrontarle ed a superarle: “cadranno mille e diecimila ... ma a te non accadrà nessun male”, cioè sarai liberato. Il Padrenostro è imperniato sulla stessa consapevolezza “non ci lasciare cadere quando siamo tentati”, è la richiesta di chi sa che dovrà affrontare tutte le difficoltà e disgrazie che accompagnano la vita, ma che lo farà protetto e benedetto da Dio. Queste promesse contengono dunque una chiave di lettura anche per le numerose prove che ci assaliranno lungo il sentiero della vita nostra: non temete io sarò con voi, passerai vittorioso attraverso il fuoco della prova se rimarrai saldamente afferrato al tuo Dio. La parola chiave è libererà ed una serie di altri termini posti come sinonimi in parallelo: ti coprirà come l’uccello copre la sua cova (immagine materna che implica protezione, nutrimento, cura), Dio sarà fedele come la madre uccello verso i suoi pulcini; ti proteggerà inviando i suoi angeli perché non inciampi e tu possa camminare in sicurezza; sarà con te perché nessun male ti possa colpire (si intende in modo definitivo).

L’Apostolo Paolo ha detto la stessa cosa: se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Questo Salmo contiene due elementi di grande forza che danno consistenza e sicurezza alla nostra fede. Attenzione però a non coltivare false aspettative, le prove arriveranno e come, non saremo al riparo della vita, non potremmo esserlo, saremmo allora come quelli che attraversano il mare dentro di un sottomarino, noi attraverseremo la vita e tutti i suoi flutti ed onde passeranno sopra di noi, ma ricordate, la mano del Signore vi proteggerà perché come Pietro non affondiate nelle prove. Questi due elementi sono la provvidenza divina che è paragonata all’ombra delle ali di Dio. Se la vita è adombrata dall’ala di Abbadon, l’angelo distruttore che porta la spada del colpo  finale e fatale della morte, Dio ci promette che non siamo soli in un mondo abbandonato all’ombra immane delle ali della morte. Ci accompagna anche l’ombra della nube che nel deserto diceva ad Israele, non siete soli nel mezzo di questo deserto di morte dove vi assale il miraggio dell’incubo, ma Dio cammina con voi e invia in mezzo a voi i suoi angeli che vi proteggeranno e saranno con voi (ricordate che questo Salmo è stato utilizzato dal tentatore contro Gesù nella seconda tentazione dal pinacolo del tempio). Nel deserto non hanno avuto l’aria condizionata, non lo hanno attraversato dentro un razzo veloce, hanno vissuto quaranta anni sotto il sole, hanno patito la sete e la fame, sono stati provati fino allo stremo delle loro forze, ma un giorno fra i giorni le dune e le pietre del deserto si sono trasformate nelle rive rigogliose del Giordano. Dio protegge, Dio provvede (vede e ci accompagna). Il secondo elemento è la nostra preghiera di invocazione. L’invocazione del nome di Dio significa anzitutto che l’abbiamo conosciuto come Signore e riconosciuto come il nostro unico Dio, che portiamo il suo nome nel cuore e nella mente. L’invito che ci viene rivolto è questo: “tu che dimori sotto l’ombra del Signore e confidi nell’Eterno, invocalo ancora”, cioè avvicinati ancora di più al Signore, rendi più stretta ancora la tua relazione con il Signore, stringi la tua fiducia, non avere altre speranze all’infuori del Signore. Tutti i pericoli possibili sono enumerati, dalla spada alla malattia, la prova è come rete da cacciatore in cui possiamo cadere, le ore della notte evocano il terrore dell’ignoto, di tutto quello che ci può accadere in qualunque momento e che può rendere misera la vita. Invocare significare aderire, confidare, affidarsi a Dio, non è una semplice preghiera pronunciata come un obbligo rituale, invocare significa che nel momento della difficoltà abbiamo un’ancora a cui ancorare la nostra esistenza che sembra affondare. Chi invoca il Signore lo conosce e Dio lo riconosce, e dunque lo ascolta, libera, sta con lui nella tribolazione e lo glorificherà.

 Il nostro testo ai vvs. 14-16 ci mostra 4 azioni che Dio compirà per favorire e salvare quelli che lo invocheranno: “lo salverò (lo proteggerò), gli risponderò (sarò con lui nella tribolazione), lo libererò (lo glorificherò), e quarta lo sazierò di lunga vita (gli farò vedere la mia salvezza)”. Conoscere il Nome del Signore ed invocarlo è posto in parallelo con ha posto in me il suo affetto, il che mostra un rapporto fondato sull’amore reciproco. Dio invita il credente ad invocarlo nel tempo della difficoltà, per noi questa è una vera consolazione. In ultima analisi la promessa è semplice: il Signore sarà con te nelle prove, non dovrai affrontare da solo la peste micidiale, il terrore notturno, l’incubo del lavoro finito, delle rate da pagare, dalla violenza di cui sei vittima.