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La condizione della donna nella società patriarcale biblica 1

La condizione della donna nella società patriarcale biblica I AT: abbozzo schematico di un saggio di sociologia biblica.

Martin Ibarra

Ci interessa approfondire la condizione (funzione, status) della donna (asah) da un radicale che significa "dolce o soffice", nella società patriarcale biblica, la forma della famiglia prevalente nell'epoca biblica: c. 1600 a.C. al 150 d.C. In questo tipo di società la funzione della donna è limitata alla condizione di madre-sposa (la si definisce non come persona ma in rapporto alle sue relazioni con i maschi dominanti (figlia, sorella, zia) o con le altre donne (serva,padrona). Partecipa alla vita politica, economica o militare del clan a seconda della posizione che occupano in esso i maschi con cui è in relazione.

La donna appartiene al CLAN e la garanzia di appartenenza ad esso dei nati è dato dalla nascita attraverso la madre (linea matrilineare poiché non si può verificare la legittimità del neonato in un altro modo). Possiamo affermare che la società patriarcale è definita dall'ossessione di controllare la capacità riproduttiva della donna: in questo caso lo strumento di controllo è l'uso sessuale esclusivo della donna. Perciò la donna è oggetto sessuale e appartiene al maschio, perché in questo modo si controlla la legittimità delle nascite. Non vi è dubbio che retaggi di questa concezione primitiva perdurino nelle nostre società e la violenza contro le donne è sempre spia di un retrocesso nella difesa dei diritti delle donne ad essere soggetti e non oggetti della propria sessualità. Normalmente, purtroppo, le chiese e le religioni tendono a legittimare un rapporto di sudditanza delle donne rispetto agli uomini. Dobbiamo impegnarsi per sradicare da noi e dalle nostre chiese ogni per vivenza di queste concezioni arcaiche della donna, della sessualità e della subordinazione. Ne riparleremo quando tratteremo la questione dalla prospettiva del Nuovo Testamento.

Primo dato: la donna è sottoposta all'uomo, vive una condizione sub-ordinata, in diritto significa come abbiamo visto che il suo status non dipende da sé ma dalla sua relazione con i maschi del clan. Pertanto la relazione fondamentale della donna è quello di sposa e in secondo luogo di madre, tutto dipende di questo, chi sia il marito, chi sia madre. Da qui la doppia tragedia che elimina ogni status della donna: essere vedova e senza figli maschi. La parola sposa in realtà significa "donna che appartiene ad un uomo" : Gen 2,24-25; 3,8 e 17; 4,1 e 17. La parola donna in Gen 2,23 ishà "perché è stata tratta dall'uomo ish".

Per diventare sposa il marito pagava un riscatto al padre, il significato di questa transazione era il passaggio di proprietà da un maschio ad un altro e rendeva disponibile la donna come oggetto sessuale esclusivo del marito. Da quel momento era conosciuta come "moglie di ..."

Come madre poteva avere un'influenza importante all'interno della famiglia patriarcale, aveva delle responsabilità importante a seconda dello status del marito e poi dei figli.

Secondo dato: la loro partecipazione alla vita sociale ed economica della famiglia era importante:

Si occupavano dell'educazione dei figli fino all'età di otto anni.

Partecipavano alla vita economica della società (pastorizia e agricoltura).

Si occupavano della tessitura e dell'alimentazione della famiglia, di portare l'acqua.

Avevano un ruolo specifico ed unico nei due momenti fondamentali della nascita e della morte e nello svolgimento di alcune delle feste più importanti dell'anno ebraico (Pasqua, Pentecoste e Tende).

In alcune circostanze eccezionali ci sono state delle donne con compiti di governo, di ruoli profetici e di gestione della guerra (Miriam,Debora, Betsabe, Jezabele, Hulda 2 Re 22,14).

La loro partecipazione alle attività artistiche (soprattutto danza e canto) è importante e degna di nota:

Es 15,20, 2 Cro 35,25, Ne 7,67.

La donna ideale della società patriarcale è descritta in Prov 31 (virtuosa, lavoratrice, previdente), in questo libro troviamo anche la descrizione dell'ideale femminile: discreta nel parlare e sobria nel vestire e nell'ornamento, pacifica, graziosa, affidabile, efficiente, dedicata alla casa (al marito e ai figli), previdente, saggia, gentile e rispettosa.

Questa descrizione fa il verso all'antiideale della donna cattiva, perversa considerata e vista come pericolosa (tentatrice - più vicina alla natura e al peccato) e strumento di perdizione per il maschio.

Diritti e doveri: nell'epoca biblica abbiamo un atteggiamento contrastante, insieme alla sub-ordinazione della donna al maschio, possiamo trovare elementi di uguaglianza e parità di fronte alla legge (che come sappiamo è allo stesso tempo un dovere sociale e religioso). Il più noto elemento di uguaglianza fa riferimento al comandamento di onorare il padre e la madre "ugualmente", qualcosa che non era scontata in quel tempo.