La condizione della donna nella società patriarcale biblica 2
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- Scritto da Martin Ibarra
La situazione della donne nella Bibbia 2 nel NT.
Martin Ibarra.
Non ci sono delle grosse differenze quando consideriamo il tempo del NT, nella società greco-romana vi è una rigida divisione sociale e dei ruoli delle donne a seconda della classe a cui si appartiene, ma notiamo dei cambiamenti dovuti sia all'insegnamento dell'ebraismo rabbinico del tempo, sia all'influenza liberante nell'insegnamento di Gesù non sempre recepito (o sviluppato) nell'insieme del NT.
1. Atteggiamento di Gesù: nel Vangelo si distingue tra due tipi di donne, quelle guarite o favorite da Gesù (la vedova, la bambina figlia di Giairo, la donna curva o quella colpita dal flusso di sangue, la suocera di Pietro, la donna siro-fenicia e la sua bambina posseduta dal demone), e quelle che lo inseguono come discepole. Inoltre, Gesù usa in varie parabole (si tratta essenzialmente di insegnamento midrashico) delle donne per illustrare il Regno di Dio (la donna che cerca la moneta perduta, le vergini avvedute) in modo positivo.
In Luca 8,1-3 il servizio e la fedeltà delle donne che seguivano Gesù (erano dunque delle discepole) le rende protagoniste della propria vita. Questo testo è di grande importanza per capire l'atteggiamento positivo di Gesù verso le donne, ci interessa sopratutto il vs. 3 dove alcune donne sono menzionate e si usa la parola diekonoun diaconia, servire, con i loro averi hyparjonton autais, pagando il prezzo in prima persona. Le donne dunque non si limitavano a seguire Gesù, ma hanno servito il Maestro con i loro beni personali. Il servizio a Dio è descritto come una diaconia con il proprio corpo (Paolo in Romani 12), con i propri averi come in questo testo. Il servizio diaconale queste donne lo hanno svolto su Gesù stesso, sono state diacone di Gesù, il che risulta in un certo senso esempio di qualunque altra diaconia, servire gli altri come se stessimo servendo il Signore, questo è l'ideale del vero servitore, senza guardare al proprio tornaconto personale, ai vantaggi che si possano avere, ma guardando nell'altro il volto stesso di Gesù. La diaconia al Signore diventa in questo modo la "forma" vera di ogni servizio compiuto nella chiesa e nel mondo: primo, servire come se fosse il Signore stesso lo straniero e il bisognoso che abbiamo incontrato; secondo, servire pagando il prezzo delle scelte che abbiamo compiuto in Cristo; terzo, il servizio è il ministero e dunque il modo in cui adempiamo la chiamata che abbiamo ricevuto, ciascuno compie il proprio ministero quando è al servizio per amore del Signore.
2. Nel NT o nella chiesa primitiva non sempre si è seguita o sviluppata la tendenza positiva di Gesù, mentre continua la tendenza dell'accoglienza non discriminata delle donne considerate in Cristo una cosa sola con Cristo sia l'uomo che la donna ("in Cristo non c'è maschio né femmina") en-estin occorrerebbe tradurlo come "innestato o inserito in Cristo", non dice che la donna è uguale all'uomo, no, l'affermazione è ancora più scandalosa, perché dice che in Cristo non vi è distinzione di sorta tra la natura umana (siano essi di razze, di classi sociali o di generi diversi). A questo tipo di affermazione si contrappongono altre difficili da conciliare: p.e. 1 Co 14,34-36 o 1 Tim 2,12 dove si afferma che la donna "taccia in chiesa" "non permetto che eserciti autorità (che domini tinos-dominus)" si intende sull'uomo. Si torna dunque ad un atteggiamento remissivo che impone la subordinazione della donna nella chiesa. La donna dovrebbe comportarsi in chiesa come fa nella casa, accettando il ruolo che la società patriarcale le assegnava. L'impronta rivoluzionaria di Gesù o dei testi che ricordano ancora il suo atteggiamento dirompente era già stata addomesticata. Dovremo aspettare alla fine dell'ottocento per trovare un cambiamento forte in questo tipo di atteggiamento negativo verso le donne.
3. Ricerca di una sintesi creativa con uno sguardo a Romani 16: il numero elevato di donne che sono salutate da Paolo con deferenza a Roma Febe Prisca o Priscilla, Giuina, Maria la madre di Marco, Trifena, Trifosa e Perside, p.e., indicando che occupano nella chiesa di Roma (ma anche in altre chiese cristiane) delle posizioni per nulla subalterne, anzi, sono descritte loro e l'attività che svolgono non come cose marginali, ma come dei veri e propri ministeri fra i ministeri ordinati, non si tratta soltanto di formule di cortesia, l'imbarazzo attuale di molti esegeti cristiani nel nascondere questo testo come parte di un'altra lettera. o i tentativi di minimizzare il "ruolo" attivo ministeriale delle donne in questa fase della storia della chiesa è smentito facilmente, anche dal fatto che per secoli ci sono state in Oriente e in Occidente delle donne "diacono" e presbytero. Il Vangelo effettivamente portò a una differenza nella considerazione del ruolo della donna che è persistito per secoli anche se poi si è imposto, l'oscurantismo patriarcale che ha relegato le donne sempre più in ruoli subalterni. La mia tesi riguardo questo capitolo è semplice: leggiamolo sotto lo sguardo gettato da Paolo in Galati 3,28, sulla condizione di chi "è in Cristo". Prima l'apostolo dice che quando si è in Cristo non c'è più ebreo né greco, ed effettivamente, nell'elenco dei saluti alla chiesa di Roma troviamo "nomi appartenenti a tutte le etnie: ebrei, greci, romani, asiatici e africani (Rufus)", dunque nella chiesa è vero che non c'è più diversità razziale; secondo, "non c'è più schiavo né libero", e in questo capitolo di Romani è evidente che nella chiesa che si raduna "nella casa" non c'è più soltanto il proprietario, ma anche gli schiavi sono parte della chiesa e della casa, c'è un mutamento nello status dello schiavo che è evidente quando il padrone è anche cristiano; e dunque, in terzo luogo, notiamo che in Cristo "non c'è uomo né donna", questa parte è a mio giudizio fondamentale, non si capisce questo testo se non in questa cornice. Nella chiesa sono state abbattute tutte le divisioni e differenze sociali, etniche, di sesso o di età. I "saluti" e il bacio santo "gli uni gli altri", ricordiamo che nella sinagoga le donne sono nella parte superiore chiamata matroneo, divise anche fisicamente dagli uomini con cui non possono avere contatto fisico, questo è stato abolito nella chiesa cristiana, gli uomini e le donne sono insieme e ogni ministero è svolto da tutti, indipendentemente dal sesso, dalla razza o dalla classe sociale, questo è il quadro che traspare dalla lettura di questo testo.