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Gli angeli nei Salmi

Vi è una differenza importante che riguarda il nostro tema quando lo affrontiamo dalla prospettiva dei libri poetici (per gli ebrei sono la terza parte del canone, i ketubim) dominati dall’idea della sapienza. La parola profetica è conclusa, Dio “non parla più attraverso una parola rivolta al nebi ma attraverso lo studio della rivelazione (scritta ed orale) nelle “scuole”. La sapienza è la mediazione tra Dio e la sua parola, questa è l’aspirazione suprema dell’uomo acquistare sapienza per conoscere l’istruzione divina, il luogo che si occupa nel creato e nell’ordine morale e la guida all’azione “pura” e giusta che ottiene il premio dell’accettazione divina. Vi è un processo di “riflessione” teologica che si appropria dei simboli tradizionali della religione come per esempio “la figura angelica”, il rumore delle ali come insinuazione della presenza e attività divina nella storia degli esseri umani. L’angelo dunque diventa un simbolo teologico del “buono e del bello” presenti nella creazione e che guida il popolo eletto verso la redenzione che sarà una realtà “buona e bella” dove non ci sarà più segno del male e della sofferenza, delle bruttezze attuali dovute al peccato.

Salmo 8,5: li hai fatti di poco inferiori agli elohim, alcuni traducono questa parola come angeli (LXX e Vulgata), la stessa ep. agli Ebrei nella sua citazione di questo Salmo. L’angelo è posto in un luogo intermedio fra Dio e l’essere umano, è una parte della creazione divina, come l’uomo. Serve la sua mediazione nell’ordine dell’essere per mettere a contatto Dio e l’umanità. Il processo teologico di definizione della natura dell’angelo è praticamente concluso in questo periodo.

Salmo 80,1Tu che siedi sopra i cherubini, questa è un’affermazione teologica, un’immagine antropomorfica che rispecchia un’idea teologica. Dio siede in un trono celeste la cui rappresentazione terrestre sono i due cherubini posti in cima all’Arca. Il Tempio è lo sgabello del trono di Dio nella visione di Isaia 6. L’idea del Santuario come rappresentazione terrestre della casa o dimora divina in cielo assicurava questo concetto: Dio è presente nella terra in questo luogo “santo” che riproduce la santità o potenza della sua dimora celeste. I cherubini sono il segno della “presenza divina”. Cosa significa che Dio siede sul trono sorretto dai cherubini? Fondamentalmente due cose. Il sovrano terrestre siede sul trono che è luogo simbolo del suo potere o autorità, per fare due cose: GOVERNARE IL SUO REGNO, GIUDICARE IL SUO POPOLO. Il governo è inteso come esercitare la funzione del pastore (tu guidi Giuseppe come un pastore è il termine posto in parallelo a siedi sopra i cherubini), guidare al pascolo, all’abbondanza, usare benevolenza e grazia. Dio siede sul trono per guidare il suo popolo attraverso i suoi inviati. Il re governa con benevolenza il suo popolo attraverso i suoi funzionari, Dio governa come un pastore il suo popolo attraverso i suoi messaggeri umani, a cominciare dal re, ma anche attraverso i suoi angeli (e di esempi ne abbiamo visti tanti). In secondo luogo il re siede sul trono per giudicare, per esercitare la giustizia che ha due momenti. Da una parte dichiarare l’innocenza di chi subisce un torto e deve essere restaurato e ricompensato in modo giusto, ma dall’altra il giudizio significa dichiarare la colpevolezza del malvagio, di chi ha offeso la giustizia e punirlo nel modo dovuto e giusto. Come il re umano anche Dio esercita il suo giudizio sia attraverso il re e messaggeri umani, sia attraverso i suoi angeli, per premiare i buoni e per punire i cattivi. Lo sviluppo futuro sarà che l’esercizio del giudizio come punizione sarà compito degli “angeli caduti”. Se ricordiamo l’esempio di Sodoma e Gomorra, lì i due angeli che accompagnavano l’angelo di Dio che annunciò la nascita di Isacco, sono stati gli strumenti del giudizio contro le città peccatrici.

Salmo 99,1 egli siede sui cherubini, la terra è scossa, il termine del parallelo è Dio regna tremino i popoli l’idea è la stessa e ci conferma il concetto teologico. L’enfasi qui è l’atto attraverso il quale Dio emette i suoi giudizi e mette in atto il suo governo e la sua giustizia, Dio ha preso una decisione che porterà a termine, dunque tremano i popoli come la terra quando è scossa da un terremoto. Una variante di questo concetto teologico è il Salmo 18,10 che riproduce la stessa immagine che abbiamo analizzato la settimana scorsa. Dio viene a realizzare la giustizia volando sulle ali del cherubino (è descritta una tempesta come immagine dell’operare divino che scuote la terra). Questo può significare due cose: la mediazione dell’angelo che porta a termine nella storia l’intervento divino, Dio si serve dell’angelo per agire nella storia (in termini teologici non antropomorfici si direbbe che la trascendenza di Dio deve essere salvata, Dio agisce nella storia senza diventare un elemento del processo storico, senza ridursi a evento quantificabile, misurabile) salvaguardando la sua santità e trascendenza sul mondo e sulla storia. In secondo luogo, l’angelo protegge l’essere umano perché Dio non può essere visto senza danno, la santità divina è pericolosa per l’uomo, può distruggerlo. L’angelo come agente del giudizio appare in forma chiara p.e. nel Salmo 35,5, l’angelo del Signore li scacci, al vs. 6 è indicato il parallelismo l’angelo del Signore li insegua. Questo inseguire e scacciare dalla terra o dalla vita sono due immagini di un esercito vittorioso che insegue e dilania l’esercito nemico sconfitto. L’angelo è inviato contro i malvagi per inseguirli e scacciarli come un persecutore giusto che sconfigge la loro malvagità, il loro cammino perverso e tenebroso. Per contro abbiamo nel Salmo 34 l’agire dell’angelo come agente del governo giusto e benevolo divino nei confronti dei “giusti”. Vediamo per esempio il vs. 7 del Salmo 34 l’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera (Cfr. Salmo 91,11 Dio comanderà ai suoi angeli di protteggerti). Abbiamo di nuovo un complesso di immagini guerresche, notate che ora è dominante questa idea degli angeli come esercito di Dio al suo comando per premiare i buoni e punire i cattivi. Nella semplicità di questa dicotomia, di questo mondo troppo nettamente diviso tra bene e male, tra giusti e ingiusti non vi è bisogno di distinguere, di precisare i contorni della figura angelica. Non vi è distinzione tra gli angeli che compiono il lavoro diciamo “sporco” e il lavoro pulito connesso alla pastorizia e al paesaggio idillico del pastore con il suo gregge. Allo stesso tempo, quando l’esperienza contrasterà questa visione e imporrà il riflettere sulle zone di ombra e di ambiguità allora si renderà necessaria una revisione della “teologia angelica” e l’apparizione che turba dell’angelo malvagio. Ma non è questo il nostro tema per ora.

Salmo 103,20 benedite il Signore voi suoi angeli potenti e forti, il tema della lode e adorazione angelica è molto importante. Nel santuario celeste vi sono gli angeli della potenza e della fortezza (questa idea svilupperà in futuro il concetto degli “ordini” angelici che gli angeli sono classificati in diversi ordini a seconda della loro importanza o vicinanza a Dio) dedicati al servizio e al culto di Dio. Nel santuario terrestre il popolo di Dio è esortato a compiere le stesse funzioni e a rendere culto di lode e di adorazione a Dio nel modo dovuto e normativo. Questo è un dovere del popolo di Dio e siamo esortati a compiere questa funzione che in cielo è riservata agli angeli. Queste idee porteranno in futuro ad uno sviluppo incessante delle categorie angeliche: ci saranno nel tempio celeste gli angeli cantori (sette cerchi di angeli corali che formano la corale angelica), gli angeli musicisti, gli angeli delle porte e dell’incenso, ecc.