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La fuga in Egitto e la morte degli innocenti

La fuga in Egitto e la morte degli innocenti

Tutti i racconti di Matteo hanno una struttura teologica e una funzione cristologica, non sono dei racconti storici, né Matteo né Luca sono interessati alla storia così come noi la concepiamo, ma al significato profondo dei racconti come una teologia della salvezza. Gli aspetti che sono sottolineati da Matteo in queste narrazioni sono soprattutto tre: il primo è che non tutti hanno accolto con gioia il Signore, alcuni non solo non hanno accettato la salvezza come dono di cui il bambino è portatore, ma l’hanno ostacolata o addirittura cercato di distruggere sul nascere (Erode diventa un tipo esemplare di questo atteggiamento distruttivo); il secondo è che Gesù rappresenta idealmente il vero Israele (quello della fede) e deve ripercorrere le stesse tappe della storia del popolo scelto da Dio (l’Egitto è perciò un luogo simbolico obbligatorio che però Luca ignora perché per lui il centro teologico è un altro, l’adempimento del patto e delle promesse); infine il terzo motivo di questi racconti in Matteo è la provvidenza divina che agisce nella storia per portare a termine il proposito divino malgrado tutte le resistenze anche violente affiancando e non sostituendosi all’azione degli esseri umani.

La fugga in Egitto paese che è importante come luogo simbolico come richiamo alla storia salvifica di Israele. Giacobbe e i suoi figli trovarono rifugio in Egitto contro la minaccia rappresentata dalla carestia generale ai tempi di Giuseppe. La storia di Giuseppe e dei suoi fratelli è dominata dall’idea che Dio ha guidato tutti gli eventi storici (non li ha modificati o cambiati) per preservare il suo popolo nascente. Succede così con il nuovo Israele di cui Gesù è capostipite. La mano divina protegge il bambino appena nato da tutte le minacce che incombono sulla sua fragile esistenza. Notate come l’inizio del racconto è segnato dalla nuova apparizione dell’Angelo che avverte Giuseppe in sogno per portare in salvo la famiglia (coincidono anche i nomi dei salvatori), Dio stesso interpreta la Scrittura al vs. 15 chiamando Gesù mio Figlio “da Egitto chiamai mio Figlio”. L’Esodo si ripeterà infine dopo la morte di Erode, vs. 19, di nuovo interviene l’Angelo per dire che possono ritornare. Troviamo questo doppio riferimento all’Egitto, la fuga e accoglienza della famiglia nella terra egiziana e infine l’uscita dell’Egitto e il ritorno a Canaan. L’episodio è collegato alla salvezza: si è aperto un tempo nuovo  per la salvezza di Israele e del mondo, che questa volta non sarà escluso perché la salvezza di cui il bambino è portatore  è una salvezza universale. Si realizzano di nuovo tutte le tappe fondamentali della storia di israele ad indicare la nuova alleanza che Dio stabilirà con l’umanità attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Gesù, il Figlio amato.

 

Non tutte le storie collegate al primo Natale sono di gioia raggiunta, di speranza adempiuta. Ci sono queste storie drammatiche che riempiono la storia trasformandola en galleria degli orrori. Vi è il racconto della strage degli innocenti, la voce udita a Ramà di Giudea non era soltanto di allegria infinita per una nascita, ma anche pianto di orrore per i bambini massacrati. La Bibbia non nasconde la realtà, la mette in evidenza. La realtà di ieri e di oggi è che dobbiamo affrontare il male in tutte le sue manifestazioni, anche nel giorno stesso della nascita di Gesù non tutti celebrano la sua nascita. L’intera città Gerusalemme è un subbuglio, alcuni hanno timore, Erode rappresenta la tirannia, la brutalità della violenza cieca che colpisce per uccidere la speranza. Oggi ci sono tanti candidati ad Erode, coloro che ostacolano la crescita della salvezza, il raggiungimento della piena statura della libertà, della fratellanza, dell’amore tra i popoli e le religioni, insomma il volto crudele della distruzione della speranza prende molte forme ma ha sempre lo stesso scopo ieri come oggi: recidere il sogno, strangolare la speranza di futuro dell’umanità per biecco egoismo e calcolo di vantaggio personale o di gruppi di potere. Questo non lo dobbiamo dimenticare. Dio prevede queste difficoltà ma non le cancella, la storia deve avere il suo svolgimento senza interferenze, la provvidenza divina preserva il protagonista della storia della salvezza perché possa portare a termine il suo compito unico e intrasferibile. Dio agisce nella storia in questo modo: non la cambia a piacimento, non gioca a dadi o a nascondino con noi. Ci ha creati liberi e non interferisce con la nostra libertà, ma guida la storia perché conduca finalmente alla redenzione e alla restaurazione della giustizia finale.

 

L’ubbidienza di Giuseppe è posta in contrasto con la paura di Gerusalemme e l’odio cieco di Erode, ecco il vero israelita, colui che ha creduto e preserva la fede proteggendo il bambino da ogni pericolo e minaccia. Gesù, il figlio di Dio ritorna in Israele ancora bambino per adempiere il proposito divino. Dovrà crescere ancora, ci saranno tante altre minacce alla sua giovane esistenza. Ma è circondato dall’attenzione dei genitori umani che lo proteggono umanamente, ma non solo, anche Dio lo protegge inviando il suo angelo a parlare in sogno con Giuseppe. Questo è evidentemente un’analogia della provvidenza, dell’intervento misterioso divino, invisibile se non nel sogno, nella percezione notturna della riflessione su quello che ci accade mentre viviamo. Il ritorno non sarà in Giudea ma a Nazaret nella Galilea. Questa denominazione geografica è importante, ricordate l’iscrizione posta sulla croce di Gesù, Gesù Natsoraios (proveniente da Nazaret), Re dei giudei. Il rimando dunque alla croce è chiaro, Natale come dicevo nel culto del 25 non è soltanto il canto angelico, lo scambio di doni, è anche un continuo rimando alla croce e al seppellimento (avvolto in fasce, collocato sulla pietra del presepe, dentro della grotta). Per adempiere la sua opera di salvatore Gesù rientra dall’Egitto per sconfiggere la morte e il peccato e per portare a tutti la salvezza definitiva nel nome di Dio, che per la sua grazia infinita agisce in Gesù attraverso lo Spirito per riportare a sé il mondo e l’umanità.