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Chiamati a libertà

"Cristo ci ha liberati per farci vivere nella libertà. State dunque saldi in questa libertà e non ritornare ad essere schiavi" (5:1)

Per l’apostolo vi è una doppia schiavitù (douleías) di cui siamo stati liberati: degli antichi idoli stoijeîa (che non possono salvare), liberi dalla determinazione (dall'ananke ‑ necessità). La conoscenza di Dio crea libertà (e distanza) nei confronti del cosmo divinizzato dagli antichi pagani. Inoltre siamo stati liberati  dalla legge (torah ‑ nomos) che non può giustificare dinanzi a Dio, siamo liberi interiormente, questa è la dimensione reale della libertà, essa è interiore ed esteriore, siamo stati liberati dalle potenze esterne adorate dai pagani ma anche dalla determinazione interiore della legge. Per gli antichi libertà (eleutheria) consiste sempre nell’essere cittadini liberi e dunque non schiavi sottoposti all’arbitrio dei dominatori. Per renderci liberi e non schiavi, il Figlio di Dio è diventato schiavo ed è morto come schiavo sulla croce.

          "Ma ora conoscete Dio, meglio siete stati conosciuti da Dio" vs. 9. Gnontes Zeós (conoscere Dio) è in realta gnoscentes hypo Zeoû (essere stati conosciuti da Dio). Il verbo jada (conoscere) ebrai­co non si fondava sulla relazione oggetto / soggetto. Conoscere era in realtà farsi conoscere, applicato a Dio significava farsi conoscere da Dio (attraverso la circoncisione e l'osservanza della legge come membri del suo popolo, si pensi all'obbligo di "presentare" i bambini dopo la cerimonia della circoncisione, entro otto giorni dalla nascita). Chi conosce Dio è perché si è accorto che lo sguardo di Dio è rivolto su di lui/lei, perché sa di essere innanzi a Dio. Dio conosce i suoi, quelli che gli appartengono, a quelli che conobbe li predestinò (elezione e chiamata). La conoscenza che Dio ha di noi è l'elezione e la chiamata che ci rivolge. I galati sono stati conosciuti da Dio mentre erano pagani, adesso la loro adesione alla legge è un retrocesso nel cammino spirituale che avevano intrapreso.

La libertà consiste nell’essere in Cristo che ci salva dalla doppia schiavitù, ma essere in Cristo significa ora  vivere per Cristo che ci ha liberato dalla legge, per essere assoggettati alla legge definitiva ed ultima dell’amore, così come Cristo ci ha amati noi dobbiamo vivere nell’amore e per Cristo, per essere con Cristo (risulta in lui stesso lo spazio per essere liberi appieno). La chiesa costituisce il corpo di Cristo che è lo spazio dove vivere la libertà in comunione. Noi abbiamo cambiato padrone, da essere schiavi del peccato che ci pagava poi con la morte, siamo ora schiavi di Cristo e soggetti alla libertà e all’amore, e questo padrone ci dà come salario la vita eterna. Il contrasto non potrebbe essere più forte.

          L’esortazione dell’apostolo è a rimanere saldi nella libertà e non cadere da essa per ritornare alla situazione precedente, quando i galati non conoscevamo il Vangelo. Noi siamo chgiamati, abbiamo ricevuto la vocazione alla libertà. Notate Gal 4:9: "Fratelli, Dio vi ha chiamato alla libertà" Ep'eleu­zeria eklezete. Il fine della chiamata divina è la libertà di cui dobbiamo fare un retto uso "non come occasione per la carne", il che ci farebbe ritornare schiavi. La salvezza o redenzione consi­ste in una liberazione dai mezzi sterni di salvezza (religione e legge), la libertà è il contenuto della redenzione ed un equiva­lente di salvezza.

La libertà evangelica è posta in opposizione a tutte le schiavitù religiose e legalistiche, quali che siano.  Ma la libertà è fragile e difficile da difendere, occorre perseve­rare (rimanere saldi) nella libertà ricevuta vivendo da liberi e non da schiavi. E’ anche un’esortazione a esercitare la libera responsabilità data da Cristo.  In questo modo si fonda un'etica della liber­tà e della responsabilità, siamo liberi per vivere una vita fondata eticamente nell'amore in modo responsabile poiché dobbiamo essere coerenti e quello che crediamo deve informare anche il cosa facciamo.

Non c'è alternativa fra libertà e schiavitù: o Cristo ci ha liberato o siamo ancora schiavi degli idoli o della legge, del mondo o della religione, che sono però deboli (incapaci) di salvarci. Eleuzería in questo contesto significa in realtà salvezza sotería.

E’ libertà  in Cristo Eleuzería in Jristoû: libertà in Cristo (salvezza) che ci dona la liberazione dalla legge, dagli idoli. La libertà si realizza nella realtà interiore e spirituale di Cristo, capo del corpo che è la chiesa. E' spirituale perché viene dallo Spirito che è dentro di noi. L'interiorizzazione della libertà è radicale

E’ libertà per Cristo Eleuzería hyper Jristoû: libertà per Cristo (attraverso la sua opera sulla croce), non è una libertà ottenuta con il nostro sforzo attraverso le opere.

E’ libertà con Cristo Eleuzería syn Jristroû: libertà con Cristo e nel corpo di Cristo non è una libertà illimitata ma dentro del corpo, condivi­sa, partecipata, in comunione (siamo diventati figli di Dio). "Se il Figlio vi libera sarete completamente liberi" Giovanni 8:36.

La libertà del cristiano per Lutero consiste nella liberazione interiore e spirituale:  è libero l'individuo che non si salva ormai perché appartiene ad un popolo (la nuova alleanza non è con un popolo ma con "chi crede in Cristo"), ma perché si è giustificati per la fede. La libertà di Cristo è vera perché si realizza come potenza interiore e spirituale che libera e limita allo stesso tempo, siamo liberi di fronte ad un Tu (Dio), e ad un Noi (gli altri esseri umani), e limitati dal rapporto con Dio e con gli altri (il comandamento dell'amore limita la libertà, la relativizza ma non la nega, perché noi abbiamo scelto di amare, e la scelta è libertà limitativa). La libertà interiore fonda l'etica come modo di vita dell'individuo.

            Chi ubbidisce al comandamento dell'amore... adempie tutta la legge. Liberi per amare e liberati perché siamo stati amati da Dio. La libertà non è un concetto giuridico, né un'idea, né un'astrazione, ma un evento creato ex novo in Cristo e da Cristo. La legge di Cristo che è la legge dello Spirito non ha la sua forza nella costrizione della norma esteriore, ma nella libertà inte­riore che ci libera da ogni servitù esteriore.