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Ora la fede è venuta

Cosa celebriamo in un giorno dedicato alla festa della Riforma? Ricordiamo un movimento dello Spirito che ha riportato la fede al centro del rapporto tra l'essere umano e Dio, e ricordiamo soprattutto la riscoperta del Vangelo da parte di uomini e donne come Martin Luther. Cosa esattamente ha riscoperto il monaco agostiniano a Wittenberg? Risponderemo a questa domanda facendo ampio riferimento al suo commento ai Galati di facile accesso anche in italiano. Il vangelo per Paolo è una chiamata o vocazione, un dono di Dio e una storia o racconto, un principio storico. Inizia, viene con Cristo Gesù, inizia e viene con la fede. Il problema al tempo di Lutero era che la chiesa aveva presso il posto del Vangelo, l'oggetto della fede non era Cristo ma le cerimonie attraverso le quali la chiesa dispensava la grazia divina.

Notate questi due verbi: la fede viene e la fede inizia con l'arrivo di Gesù Cristo che è l'Evangelo, la buona nuova universale di salvezza. Questo significa anzitutto che prima non c'era un Vangelo. Cosa c'era prima che venisse la fede, prima dell'avvento di Cristo. Il nostro testo ci dice che vi era la Legge. Essa "rinchiudeva la fede", cosa significa questa espressione? Per rispondere dobbiamo ricordare la figura di Abramo. Abramo credeva in Dio, la sua fede era evidente, anzi egli è chiamato il padre dei credenti. Ma la salvezza allora non era per fede ma per il compimento della Legge, la legge rinchiudeva la fede sotto forma di "promessa" e di alleanza, in realtà Abramo aveva ricevuto tre promesse da Dio e stabilito con Dio un patto di ubbidienza. Abramo e poi Israele custodivano queste promesse e l'alleanza e la parola divina rivolta loro la Torah, che conteneva le prescrizioni e i comandamenti che dovevano compiere per la loro salvezza. La legge in questo modo conduceva Israele e l'umanità verso il futuro atteso, quando sarebbe arrivato Gesù, quando sarebbe venuta la fede. Questa è una scoperta sensazionale per Lutero, indimenticabili le pagine che dedica a questa "scoperta" di Paolo, della via della fede come compimento delle promesse antiche date a Israele. La legge sarebbe dunque il "precettore" che ci ha portato dal passato al presente di Cristo quando è giunta la fede.

Il Vangelo è pertanto l'adempimento delle promesse divine che hanno in Cristo (tutte) il loro sì 2 Cor 1,20: allora la fede nel Vangelo è la fede nel "sì" di Dio a Cristo nella sua vita e nella sua morte sulla croce del Calvario. Non si può parlare di Lutero (né di Paolo) senza ricordare la croce. Nella croce c'è un no di Dio, un giudizio sul peccato e la miseria umana, ma c'è anche il sì a Cristo e dunque il sì a quelli che credono in Lui. Nella croce non c'è soltanto un sì che salva tutti senza eccezione, no! Nella croce c'è il no di Dio al peccato e alle opere umane. Il sì divino è a Cristo, ad una vita vissuta nella fede in Dio, nella speranza nell'opera divina e nell'amore verso tutti senza limite né risparmi. Allora anche io devo dire un no e devo dire un sì dinanzi a quella croce. Non è senza prezzo che la mia giustizia e la mia salvezza siano stata comperate da Cristo, non è senza sacrificio che io possa essere salvato. Il mio no è alle mie opere, esse non mi possono salvare, è un no al mio peccato, al mio egoismo, e un no a me stesso ed è un sì a Dio. Il mio sì alla croce è un sì a Dio e dunque credo in Lui, e solo in Lui, ma è un sì anche a Cristo che mi trasforma, io dico sì a Cristo e devo dire "no" a me stesso: "sono stato crocifisso con Cristo, non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Galati 2,20). Questo è la fede alla quale giungo che è fede nell'opera compiuta da Dio attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo.

Il Vangelo è la via nuova della fede che conduce a Cristo: la Legge era precettore, qualcuno che ci accompagnava lungo la strada della giustizia, "fai questo e vivrai" era il messaggio che costantemente ci dava, prima della fede c'era il precettore e il precetto. La nuova strada permette di giungere alla salvezza, è l'unica via verso Dio, è l'unica possibilità di approdare al Dio vivente. Tutto è determinato dalla fede ora come prima lo era dalla legge, non siamo più sotto precettore, ora siamo giunti alla via e dobbiamo percorrerla fino in fondo. La via è il donde della vita cristiana, dove essa si concretizza cioè nella fede. Dobbiamo ricorrere di nuovo a Lutero per capire questo. Gesù ha affermato che Egli è la via la verità e la vita. Isoliamo ora il termine via (hodos), ecco la via della fede non è che la via di Cristo, perché la fede è giunta con Cristo e vive dalle parole del Cristo. Se prima Israele viveva dalle promesse di Dio contenute nella parola (la debar) creatrice di Dio, noi ora viviamo dalla parola vivente del Cristo, ma come viene a noi la fede? Questa è la domanda vitale di Paolo e di Lutero, come ha inizio in noi la fede? Ma certo che lo sapete tutti, la fede viene dall'ascolto della Parola (to hrema Christou) secondo quella stupenda successione di rivelazioni contenute in Romani 10, ma subito si dice, ma come ascolteranno se nessuno parla, se nessuno predica quella parola?

La via della fede è anche la via della "missione" degli inviati a predicare e proclamare la parola divina perché tutti giungano alla fede. Perché la fede è venuta ma non per tutti, e tu che sei arrivato alla fede devi portarla a quelli che ancora non la conoscono. La Riforma fu anche questo risveglio delle coscienze cristiane al sacerdozio universale dei credenti, la predicazione del vangelo per la conversione dei non credenti non è responsabilità dei pastori, ma di tutti i credenti, di ciascuno e di ciascuna di noi. Siamo inviati perché la fede in Cristo raggiunga tutta l'umanità. La via della fede è la via di una missione universale alla quale, senza eccezioni siamo inviati tutti noi.

Martin Ibarra in occasione della festa della Riforma 6 novembre 2011.