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Una parola per il tempo di Avvento

Questa sarà la nostra parola per il tempo di Avvento: l'attesa si trasforma in realizzazione delle grandi opere divine compiute nella storia. Questo è il messaggio ricorrente di Avvento, il Signore compie le sue promesse, la nostra attesa non sarà mai vana. Quest'affermazione è importante: Dio agisce nella storia. Ma come agisce il Signore nella storia? Notate anzitutto che la storia riguarda il tempo umano. Noi abbiamo una divisione del tempo in tre parti: passato – futuro – presente. In questo ordine oggi rifletteremo sul tempo e la storia alla ricerca di una parola per noi nel tempo di avvento. Leggeremo un testo guida per ognuna della divisioni temporali. Ogni generazione umana si è posta la questione dell'intervento divino enfatizzando una o l'altra dimensione del tempo e della storia. In primo luogo una lettura che viene da un Salmo.

Salmo 44,1-3. Notate come in questo testo: le opere divine siano per quella generazione un racconto di cose accadute "nei tempi remoti" ai loro padri. Per loro, le opere divine sono una storia raccontata, tramandata ma non vissuta. Si tratta di cose compiute in un passato che non è nemmeno vicino a loro, alla loro prospettiva. Qualcuno le ha raccontate, loro le hanno ascoltate, ma il rapporto esistente tra l'opera divina e le loro esistenze rimane vago. Quante volte abbiamo avuto anche noi la stessa sensazione, cioè, che Dio ha operato meraviglie in passato in favore di Israele o ai tempi del Vangelo o dei primi apostoli. Oggi guardiamo quei giorni antichi, remoti, con nostalgia di quando Dio agiva potentemente nella storia umana. Oggi, ci diciamo non è più così, almeno non opera con la stessa evidenza di segni miracolosi grandiosi che destano ancora stupore e meraviglia. In un certo senso i Salmi e i nostri giorni rispecchiano la stessa situazione di confronto remoto tra noi e l'opera divina. Vi è dunque un primo tipo di cristiano: quello che si ferma al racconto, alla storia delle grandi opere compiute da Dio nel passato. Esistono le chiese chiamate "storiche", appunto, perché enfatizzano la dimensione storica al passato delle opere divine che sono oggetto di fede, ma compiute nel passato remoto delle antiche generazioni. Questi cristiani pregano lodando e ringraziando Dio per le grandi opere da lui compiute, ma non sperano di viverle loro nella loro storia e biografia personali.

Geremia 31,31-33. Cosa notiamo invece in questo testo? Quale sarebbe la prospettiva temporale enfatizzata? Ovviamente si tratta del futuro, tutta la profezia è protesa all'azione e all'opera che Dio compirà nella storia, ma nel futuro. Geremia usa questa espressione interessante: "verranno i giorni quando ... " Cioè il presente si rapporta con l'opera divina soltanto in termini di speranza. Se nel salmo leggevamo un rapporto almeno di racconto delle opere compiuta che lasciano spazio alla speranza, cioè, Dio potrebbe oggi ripetere le stesse opere grandiose se noi fossimo all'altezza della fede dei nostri padri, nel discorso profetico non vi è racconto, perché l'opera divina è tutta da venire, da arrivare. Sarà un giorno racconto, ma oggi non è che parola profetica, annuncio, attesa. Verranno giorni in cui "io stabilirò un nuovo patto con la casa di Israele", notate il futuro "stabilirò", tutto quello che il nuovo patto significherà è da verificare nella storia quando quei giorni verranno. Questo succede un po' anche a noi, il futuro è il tempo dell'attesa che si declina al futuro. I cristiani che vivono protesi verso il futuro, verso la escatologia immaginano tutti gli scenari dell'azione futura di Dio ma si dimenticano del passato e soprattutto del presente.

Esodo 14,21-22. Qua, fratelli e sorelle non siamo nel passato, nel racconto di un evento storico, né siamo dinanzi a una profezia per il futuro, se Dio avesse detto quel giorno a Mosè: "verranno giorni in cui io aprirò il mare", non ci sarebbe stato Israele poiché l'esercito egiziano li avrebbe massacrati senza pietà. Il libro dell'Esodo ci parla di un Dio che agisce nella storia ora, qui, in favore del suo popolo, nel presente delle nostre esistenze. Qui non vi è dilazione verso un futuro remoto, non vi è semplicemente racconto di quello che Dio ha fatto al tempo di Abramo o di Giacobbe. Si parla di un Dio presente e all'opera che accompagna la nostra esistenza come un Dio di salvezza che agisce per liberare il suo popolo, promuoverlo, destinandolo alla liberazione completa. La fede di un cristiano che vede l'opera divina come realtà presente è viva. Chi crede e spera grandi cose di Dio le riceverà. Dio non delude nessuno: a quelli che hanno una fede datata il Signore non delude; a quelli che tutto dilazionano al futuro, il Signore non deluderà; a quelli che aspettano grandi cose di Dio anche oggi e nella nostra vita, il Signore risponderà secondo la misura della nostra fede.

M.Ibarra.