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L'obolo della vedova

Il nostro testo si divide in modo naturale in due parti. Nella prima parte vv. 41-42 abbiamo una parabola visiva, una scena all’interno del Tempio con una serie di personaggi che agiscono in un certo modo, gettano le loro offerte nella cassa delle offerte, costituendo una specie di scena parabolica. Nella seconda parte Gesù chiama i discepoli a sé e usa la scena appena svoltasi dinanzi a loro, come base per un’istruzione ai discepoli che ha come oggetto il “dare”, l’offrire a Dio le offerte libere come segno di devozione o consacrazione al Signore.

Vediamo anzitutto la parabola o scena della vedova generosa. Gesù è seduto davanti alla cassa delle offerte gatsophylakíou. Questa situazione evoca un testo precedente dove si dice che Gesù entrato nel tempio, guardava o esaminava ogni cosa con cura. Gesù esercita la sua autorità di Figlio di Dio. Normalmente davanti alla cassa delle offerte vi sedeva un sacerdote insieme con un levita, era necessario tenere d’occhio la cassa come prevenzione, ma si pensa che le persone in coda che attendevano il loro turno, per gettare le loro offerte, prima mostravano al sacerdote quello che stavano per buttare. Altrimenti, come poteva Gesù sapere che la vedova aveva gettato due leptà o spiccioli, due centesimi sarebbe l’equivalente? Si pensa anche che il sacerdote poteva indicare come esempio quelle persone particolarmente generose, urlando a tutti i presenti, per esempio, una quantità peculiarmente generosa come offerta. Gli altri soggetti della parabola sono le persone in coda, una vera folla. Si tratta di due categorie di persone, i ricchi che buttavano molto denaro e tra la folla, un personaggio invisibile, una vedova che butta invece due spiccioli. Possiamo dire due cose su questa scena. La folla dei ricchi rende invisibile, e risibile, il gesto di chi butta una quantità di denaro trascurabile, due spiccioli appena. Nessuno avrebbe notato quel gesto della vedova, il sacerdote non avrebbe detto niente, non avrebbe urlato prendetela a esempio, in nessun modo. Quello che si percepisce è la folla di quelli che gettano molto, fanno a gara per ottenere dal sacerdote la preminenza del gesto.

La seconda parte del testo contiene l’istruzione o insegnamento di Gesù ai discepoli. L’orientamento del discorso di Gesù è l’opposto a quello che era abituale in quel contesto. Per Gesù la folla di ricchi che butta molto nell’arca delle offerte non è degna di nota. Quel gesto rimane indifferente a Gesù. Per un motivo che immediatamente rende chiaro l’oggetto dell’insegnamento di Gesù. Questi hanno buttato quello che avanza loro perisseuontos, quello di cui non hanno bisogno e dunque sbarazzarsene non comporta un sacrificio. Gesù mette in luce l’offerta della vedova, per Gesù è lei la persona da proporre come esempio del dare, il suo gesto è quello da indicare come il modo giusto di offrire volontariamente a Dio un’offerta. Notate questo punto, stiamo parlando non delle offerte obbligatorie in quel tempo, ognuno doveva pagare la decima ai sacerdoti, doveva pagare la tassa al tempio ogni anno (e la cifra era uguale per tutti). No, stiamo parlando delle liberalità, delle offerte libere. Diciamo come inciso che nella cassa delle offerte vi erano tredici aperture a forma di trombe, qui si tratta dell’apertura dove si gettavano le offerte libere che servivano per esempio a coprire le spesse per i sacrifici giornalieri nel tempio. Pertanto il tema del testo non è l’offerta al Signore in coscienza come credenti alla quale tutti siamo obbligati , ma il di più, il dare senza obbligo, la liberalità che mostra il di più, un amore, una gratitudine maggiore verso il Signore che si esprime come dono di grazia non obbligato e non chiesto.

Questa è la chiave di lettura del testo, la sorpresa sta nel detto di Gesù: costei ha dato più di tutti gli altri. Il suo gesto si trasforma nell’esempio da seguire. Ci deve essere una ragione forte e non apparente, ma spirituale e profonda. In primo luogo, Gesù insegna che l’approvazione delle nostre offerte libere di amore non dipendono dalla quantità, ma dall’atteggiamento interiore di chi dona. Questo è un insegnamento importante che colloca l’insegnamento di Gesù su una dimensione diversa dal puramente utile. In secondo luogo, se il dare risponde ad un realtà e logica non esteriore ma interiore, quello che conta veramente sono le motivazioni del dare, i perché profondi. Notate che questo poi diventerà regola spirituale del cristianesimo, la superiorità delle motivazioni sulle azioni concrete stesse. Adesso Gesù spiega ai discepoli il perché della superiorità del gesto della vedova, il poco da lei dato è più rispetto il molto dato dai ricchi.

La ragione bisogna cercarla nel rapporto tra quello che si dà e quello che si possiede. I ricchi hanno dato quello che avanzava loro, i loro gesto è privo di sacrificio di sé, non costa nulla, come mettere la firma su un modulo della tassa. Quel gesto non coinvolge la vita, si dà il superfluo. Notate che il gesto in sé non si dice sia carente di valore, ha un valore ma è poco rispetto al posseduto, non vi è un rapporto tra la vita e quello che si consegna. Nel caso della vedova la situazione è invertita, il rapporto tra il dato e quello che si possiede è sproporzionato, lei ha dato TUTTO  quello che ha per il suo sostentamento, dare tutto in questo caso implica rimanere senza niente per vivere oggi e domani. Questo rende il gesto della vedova un eccesso, vi è un’abbondanza  spropositata. Se poi teniamo conto che si tratta di un’offerta libera e non dovuta capiremo l’importanza del gesto agli occhi di Gesù.

Cosa ha fatto la vedova? Lei si è comportata come si comporta Dio che nella sua grazia offre tutto se stesso per la salvezza dell’umanità, senza una motivazione, senza un perché, si tratta di una decisione libera ed eccessiva, incomprensibile, esagerata se volete. Il gesto della vedova evoca, rappresenta la ricchezza della grazia divina che l’essere umano non può meritare né provocare, ha la sua ragione di essere nel cuore profondo di Dio, nel suo amore che supera ogni nostra comprensione. Esattamente come il gesto della vedova che ha dato TUTTO quello che possedeva affidandosi a Dio, in piena fiducia verso il Signore perché crede in Lui e sa che non la lascerà sola è abbandonata. Il suo gesto è dettata dalla fede e dall’amore verso il Signore, e non deriva da un obbligo religioso o morale, ma è la libera donazione di se stessa. Possiamo concludere con un invito rivolto a tutti noi, andate e fate la stessa cosa della vedova.