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La fonte risanata - una meditazione su 2 Re 2

19 Gli abitanti della città dissero a Eliseo: «Ecco è bello soggiornare in questa città, come tu stesso
puoi constatare, signore, ma l'acqua è cattiva e la terra è sterile». 20 Ed egli disse: «Prendetemi
una pentola nuova e mettetevi del sale». Gliela portarono. 21 Eliseo si recò alla sorge nte dell'acqua
e vi versò il sale, pronunziando queste parole: «Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse
non si diffonderanno più morte e sterilità». 22 Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la
parola pronunziata da Eliseo.

Eliseo ha appena ricevuto il testimone di Elia suo maestro e padre spirituale.
Ha chiesto e ottenuto di avere una misura doppia del suo spirito. Questo si configura al tempo stesso come un conferimento di potere e di servizio. A volerlo dire bene, si configura come un pot ere di servizio.
Ed eccolo immediatamente chiamato ad una prima prova.
Gli abitanti della città lo chiamano. Essi non formulano una richiesta che però è sottintesa. Il problema appare complesso perché riguarda l’intera comunità.
Il soggiorno nella città è gradevole, dicono, ma le acque sono cattive.
Una frase che porta in sé una contraddizione che chiede una prima pausa id riflessione:
Come può essere gradevole un soggiorno se in una città non si può bere l’acqua, la quale non solo avvelena gli uomini, ma anche il territorio?
La città in questione è Gerico. Chi conosce la morfologia del territorio sa che Gerico è un’oasi. Una macchia di verde rigoglioso nel mezzo di un territorio desertico. E la ragione di tanta vita pullulante sta nella sua ricchezza di sor genti di acqua. Tutti i viandanti, pellegrini o commercianti che fossero, sapevano che Gerico era un luogo per un soggiorno rigenerante. La città si lascia vedere da lontano con le sue palme e alberi di alto fusto, e il cuore del pellegrino stanco, riceve da quella visione le energie per raggiungerla e finalmente abbeverare se stesso gli animali e trovarvi riposo.
Ma che succede ad una città come Gerico se proprio la sua risorsa diventa un veleno che si diffonde dappertutto nel territorio?
Per qualche ragione le acque sono diventate cattive e il soggiorno divenuto pericoloso, a causa delle conseguenze di sterilità. L’espressione è volutamente ambigua. Non si capisce se la sterilità sia delle persone o della terra, o forse di entrambi.
La parola sterilità è la più inquietante che si potesse pronunciare nei tempi antichi. Sterilità significa mancanza di futuro, estinzione, aridità, morte.
Il testo non ci dice se l’avvelenamento dell’acqua sia accidentale o dovuto ad un atto di sabotaggio.
Sembra che a questo punto la questione non sia più rilevante. Eliseo riceve questa comunicazione come una chiamata. E’ risoluto. Egli non propone una soluzione tampone, tipo importare l’acqua per gli abitanti dai paesi vicini. Egli cerca e si reca alla sorgente. Chiede che gli sia data una coppa di sale. Ma la scodella deve essere nuova. Ci vuole un nuovo modo di pensare, un nuovo contenitore, un nuovo paradigma, diremmo con il linguaggio moderno. Ma dentro la scodella deve esserci del sale.
Il sale che rende l’acqua degli oceani non adatta ai bisogni umani, adesso sarà sanata proprio dal sale. I l quale nella giusta misura serve a due scopi fondamentali: preservare dalla corruzione e dare sapore.
Egli getta il sale nella sorgente dalla scodella, con un gesto che assomiglia a quello del seminatore che getta il seme. Questo è un gesto della fede: fai qualcosa su cui non hai potere e il cui esito non è legato al tuo potere, ma al potere di Colui che si degnerà di agire in tuo aiuto.
Il gesto, proprio come nel sacramento si accompagna con delle parole: Così dice il Signore . Io rendo sane queste acque, ed esse non saranno più causa di morte né di sterilità E accadde esattamente così. Quel gesto salvò l’intera città, i suoi abitanti e quanti vi soggiornavano.
Che cos’è questo testo:
un miracolo, o anche questa è una parabola in azione?
E i suoi dettagli allusivi ma non specificati, non sono forse un invito a generazioni di credenti a venire, ad applicarli alla loro situazione?
E non è esattamente quello che accade?
Pensate alle parole di Gesù nel sermone sul monte: “Voi siete il sale della terra ma se il sale diventa insipido con che lo si salerà? Non serve più a nulla, se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”.
Oppure il testo di Giovanni 7
“Se qualcuno ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno.”
Noi siamo il sale, ma il Vangelo è il contenitore “nuovo”. Cristo è la fonte di acqua che porta vita, ma anche noi siamo sorgenti rigeneranti, se davvero “crediamo” in Lui.
Eliseo è davvero precursore del Messia. Gesù non proviene solamente dal
Padre e dall’eternità, ma ha anche lui preso il mantello di chi lo ha preceduto, toccato adesso da una smisurata presenza dello Spirito in Lui.
Fratelli e sorelle, questo testo parla della città, anche la nostra. Milano, per tanti che vengono dai quattro angoli della terra è un’oasi. Molti hanno fatto viaggi rischiosi per raggiungerla, col cuore pieno di speranza per cominciare una vita nuova. Ma ecco la città è malata. Siamo in cattive acque.
Cerchiamo continuamente di metterci delle toppe, ma non si trova nessun o che sia capace di andare alle sorgenti. Non riescono a farlo i politici, troppo presi a ottenere in consenso sulla base di bei discorsi, ma senza il coraggio del vero politico, quello della impopolarità. Ma anche i religiosi
appaiono francamente inadatti. Riti e preghiere non manca n o, di tutte le religioni, compreso il cristianesimo. Belle parole, ma sempre più sterili, inefficaci. Piene di moralismo, ma senza un respiro di reale speranza, di vera fede, di amore concreto. Dentro questa città, qui e là qualche piccola comunità di fede: può essere un monastero di suore o una comunità evangelica, o una piccola comunità ortodossa. Piccolissime minoranze senza particolare influenza. Ma tra loro c’è chi conserva una scodella nuova. E’ un pensare che sa prendere le mosse anche da situazioni dolorose come la pandemia, per ripensare la propria fede, il proprio impegno, la società, l’economia, la sostenibilità.
Non sarà facile incontrarli, tanto sono pochi, ma se lo farai li riconoscerai, perché benché essi si prodighino per salvare il salvabile, vanno alla sorgente. La parola che annunciano, affronta il male alla radice. Il loro è un seminare le acque, sapendo che a “Suo” tempo, cioè nel tempo di Dio, lo ritroverai moltiplicato.
Cristo è il sale, lui la sorgente, egli il profeta, egli è la guarigione per l’intera città.
Ma nella disponibilità che i suoi discepoli hanno di raccogliere il suo mantello, o di prendere la sua croce e seguirli, come aveva detto Lui, trovano la grazia di essere essi stessi “sale” che conferisce sapore, acqua che disseta, ristoro per i viandanti.