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Apocalisse (cap 4 e 5) 2

L’adorazione celeste dinanzi al Trono.
Apocalisse 4:4‑8

Nella visione del Trono si usano mischiate immagini cultuali, e immagini politiche, il Trono appare così come il santuario celeste prototipo del tempio terrestre (il primo profeta ad usare questa simbologia fu Amos) o come la corte del sovrano celeste.

vs. 4: i 24 anziani costituiscono il consesso divino. Chi sono? Sono dei sovrani celesti (hanno le corone e i troni) che regnano in cielo, nella realtà sottoposta a Dio, sono principi e potestà celesti sottoposti a Dio. Molto si è speculato su queste figure. Il 24 è uno dei multipli del 12 che equivale a sua volta a 3 (numero di Dio) x 4 (numero del mondo). Il 24 è il risultato di 12 + 12. 12 è il simbolo della religiosità organizzata nel mondo celeste (12) e nel mondo terre­stre (12), l'organizzazione totale del culto e l'adorazione a Dio dà 24, 12 in cielo, più 12 in terra. Detto in un modo più sempli­ce: Israele aveva 12 patriarchi, uno per ogni tribù del popolo di Dio; nel NT ci sono 12 apostoli, uno per ogni tribù del nuovo popolo di Dio la chiesa. Il risultato è la totalità , ovvero 24. In 1 Cronache 24, erano 24 i capofamiglia dei sacerdo­ti discendenti di Eleazar e Itamar, figli di Aronne. Rappresenta­no anche la totalità del popolo di Dio composta da Re, profeti e sacerdoti di ogni lingua e tribù, tutti gli adoratori di Dio in cielo e in terra (abbiamo lo stesso risultato se moltiplichiamo 6 numero dell'uomo per 4 numero del cosmo). Possono rappresentare anche i vincitori perché vestono vesti bianche, siedono su troni e hanno corone d'oro, tre delle promesse fatte da Cristo ai martiri.

vs. 5: Dal Trono escono tuoni, voci, lampi. Si tratta della tempesta divina, uno dei più antichi simboli della presenza divina. La tempesta come rappresentazione del sacro è una costan­te in quasi tutte le religioni conosciute e studiate. Il lampo rappresenta la luce e il tuono, cioè la voce di Dio che parla. Il Trono è visto come il Sinai nel cap. 20 dell'Esodo. La tempesta in Esodo 20 voleva significare diverse cose: 1) Dio si rivela e una parte del suo piano viene fatta oggetto di conoscenza da parte dell'uomo (lampi, tuoni, voce); 2) nella rivelazione c'è un limite posto a quello che possiamo conoscere (la nube, il limite posto e che nessuno può valicare oltre Mosè che rappresenta tutti ma che non rivela tutto quello che ha visto oltre il limes sacro); 3) Dio non è la manifestazione della sua presenza, quello che percepiamo non è Dio ma il suo proposito, soltanto attraverso questa rivelazione possiamo conoscere qualcosa di Dio (che egli è Santo, Amore, Giusto, Misericordioso). La visione del Trono ci collega all'evento fondante di Israele: l'Esodo e la rivelazione divina nel deserto. La chiesa è a sua volta prigioniera in Egitto, sottoposta a un nuovo Faraone genocida (Domiziano) che non riconosce Dio ma si crede un Dio e esige l'adorazione che è dovuta solo a Dio. Attraverso il linguaggio simbolico oltre a penetrare nella realtà celeste contempliamo il passato fondante che è radice della fede, l'Esodo si ripete nella chiesa. Un secondo simbolo vicino al Trono ci ricollega all'antico Israele: dinanzi al Trono ci sono sette lampade accese, che sono i sette spiriti di Dio. Israele era rappresentato nella visione di Zaccaria 4 da un candeliere acceso con sette braccia. Ora questo simbolo è adoperato per parlare dello Spirito ,così capiamo il collegamento fondamentale fra lo Spirito e la chiesa che nasce dallo pneuma divino. La chiesa è una realtà pneumatologica, la sua vita, comunione e amore provengono dallo Spirito di Dio e non da noi.         

vs. 6‑8a: Le Quattro creature viventi.

Prima di analizzare chi sono le 4 creature viventi, dobbiamo soffermarci sulla simbologia del mare di vetro. Si tratta di una nota discordante come afferma Caird? Proviamo a riepilogare i tre accenni fatti a simboli dell'AT nella visione del Trono. L'arcobaleno ci rimandava all'alleanza con Noè dopo il diluvio. Il diluvio fu un evento catastrofico. Il mare primigenio era il simbolo del caos personificato da Leviatan il mostro antico. In alcuni testi dell'AT la creazione consiste nell'ordinare questo caos iniziale. Dio separa le acque attraverso una distesa (Genesi 1:8). Inoltre Dio assegna a questo mare primigenio (da non con­fondere con il mare terrestre) due luoghi diversi separati da una distesa: sopra la volta celeste (le acque di sopra costituiscono il primo oceano primordiale o cataratte del cielo) e sotto la terra (le acque di sotto la distesa, ovvero il secondo mare primordiale o Abisso). Il diluvio fu l'eruzione delle fonti del mare dell'Abisso, e l'aprirsi le cataratte dell'oceano al di sopra della distesa (Genesi 7:11). In questo modo si tornò alla situazione originaria, il mondo diventò di nuovo un luogo ostile e caotico dove non era possibile la vita. Il mare di vetro rievoca questa possibilità e questa minaccia: è un simbolo del male. Dio dominò e assoggettò il mare del caos facendo possibile la vita, ma l'essere umano con il peccato ha riportato sulla terra il caos e la minaccia, la violenza e la morte. Il secondo simbolo adoperato rievoca l'Esodo. Il popolo di Israele attraversò il Mare prima di poter entrare nella terra promessa. Il Mare dell'Esodo è l'ultimo ostacolo frapposto tra il popolo eletto e la nuova Gerusalemme, la terra del riposo. Il mare di vetro rappresenta l'ultimo ostaco­lo frammesso tra la chiesa, nuovo popolo di Dio e l'arrivo al Trono, cioè la crisi, la persecuzione. Il mare sarà aperto dalla testimonianza limpida fino al martirio dei testimoni del Cristo. Poi al capitolo 13 il mare sarà il luogo dal quale sorgerà il Mostro che perseguiterà la chiesa avido di sangue. Il mare di vetro oscuro di fronte al Trono simboleggia tutto ciò che il male ha provocato, è il simbolo del peccato umano, della minaccia alla vita e al creato, di tutto quel che si oppone alla volontà divina e allo svolgersi il suo piano di redenzione per l'umanità e il creato. E' il simbolo di tutto ciò che deve essere rimosso prima che possa adempiersi la promessa finale: un nuovo cielo e una nuova terra dove il mare di vetro oscuro non ci sarà più (Apocalisse 21:1). La simbologia della tempesta, la terza e ultima adoperata per descrivere Dio attraverso la descrizione del Trono, in relazione al mare è meno evidente. Fa riferimento all'ordine della creazione e ai miti e simboli con i quali la creazione veniva descritta. Adonai nell’AT è rappresentato come Dio della tempesta che schiaccia i mostri marini Rahab e Leviatan con il fulmi­ne (Salmo 74:13‑14). La triplice simbologia ci consente dunque di stabilire tre paralleli che si intersecano: La Creazione (la tempesta), il Diluvio e l'Alleanza con Noè (l'arcobaleno), e l'Esodo (il mare di vetro). Ma la tempesta ci collega anche al diluvio e al Sinai; il mare di vetro ci ricollega anche alla creazione e al diluvio; e l'arcobaleno ci collega anche alla nuova creazione e al riposo di Canaan. Accenniamo adesso ad una domanda che risponderemo alla fine del capitolo dopo aver analiz­zato il vs.11: se Dio è il creatore di tutto è stato anche il creatore del male e dunque di questo oceano di vetro oscuro che lo rappresenta dinanzi al Trono?

Chi sono le 4 creature viventi? Questi esseri celesti combi­nano le caratteristiche dei serafini di Isaia 6:2 (sei ali), i cherubini di Ezechiele 1:5‑14 (tranne l'aspetto umano), e i due cherubini di oro alle due estremità del propiziatorio Esodo 25:18‑22. Il loro compito è quello di guidare l'adorazione cele­ste. Il quattro è il numero del cosmo. Si corrisponde al concetto che l'uomo primitivo aveva del mondo. Esso era un piano di quattro lati come una casa. I venti erano 4 perché ognuno veniva da uno dei lati del mondo. Così il 4 divenne simbolo del mondo in cui si viveva. Erano anche 4 gli elementi materiali che secondo la filosofia presocratica costituivano tutto il cosmo: terra, acqua, fuoco e aria (i cinesi aggiungono il legno come quinto elemento). Questi 4 esseri viventi rappresentano dunque tutta la creazione. La creazione intera mostra la sua vera natura: essa è creazione di Dio. La realtà teocentrica è inserita nella strut­tura fisica del mondo che ha come fine ultimo l'adorazione. Noi abbiamo avuto la tendenza a separare e scindere la realtà in due ambiti: spirituale e materiale (carnale). Questo dualismo fisico non proviene dalla Bibbia ma dalla filosofia greca, dall'ideali­smo platonico. Se teniamo anche conto del fatto che la bontà era attribuita allo spirito e la malvagità alla materia si chiude il cerchio di uno dei più grandi equivoci che hanno rovinato il cristianesimo nei primi secoli. La salvezza veniva concepita come un superare o negare la carne, la materia cattiva, e aspirare alla vita spiri­tuale disincarnata. Il corpo e la natura erano pericolosi, ci allontanavano dallo spirito. L'ascetica aveva come compito aiuta­re a realizzare la salvezza punendo il corpo e purificando lo spirito. La visione biblica è l'opposto. Il creato e dunque il corpo e la natura sono belli e buoni. L'adorazione coinvolge la totalità dell'essere, tutta la carne e tutto lo spirito. I quat­tro esseri viventi sono gli adoratori centrali nel santuario celeste. Rappresentano tutto e tutti. La loro adorazione viene ripresa da circoli sempre più ampi che si allargano, diventano vasti, sconfinati, fino a raggiungere la piena totalità: tutto e tutti adorano il Creatore e il suo Cristo 5:13. Ogni essere umano, ogni creatura, ogni singolo atomo di materia e energia, il cosmo intero esplode in un inno di lode al Creatore. Come se tutta la realtà avesse vita partecipata dalla vita divina. In questa adorazione celeste è anticipata la fine escatologica. Adorano per tutto e per tutti finché un giorno tutti e tutto saranno una parte dell'assemblea cultuale eterna del Trisagion trinitario: A Dio Creatore, per il Figlio nello Spirito Santo, si adora il tre volte santo.

vs. 8b: L'adorazione inizia con il Triagion o Sanctus, la triplice acclamazione di Dio come Santo. Questa è la prima perce­zione della presenza misteriosa di Dio: egli è intuito come il Santo (Isaia 6:3). Questa acclamazione liturgica è testimoniata nella 1 Clemente 34:6 Diecimila volte diecimila sono in piedi dinanzi a Lui ‑ dice la Scrittura ‑ e migliaia di migliaia lo servono gridando, Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserci­ti, tutta la creazione è piena della sua gloria. Si ripetono due titoli di Dio: Pantocrator e che era, è e che viene. In questo caso è alterato l'ordine dei tempi e il futuro è reso quasi un presente continuo (voce media): Dio è colui che viene (o che sta venendo) del continuo.