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Il Cantico dei Cantici: il quinto canto

La Sulamita
6,4 a 7,14

Ci occupiamo ora di una serie di canti che troviamo in 6,4 fino alla conclusione del cap. 7 e che sono incentrati nella descrizione della Sulamita, nella nostra lettura a più livelli è la ragazza oggetto dell’amore che ora ritrova lo sposo (infatti si sono celebrate simbolicamente le nozze) in questa parte del testo, è anche Israele (il popolo di Dio) oggetto della grazia e della scelta, e rimanda nel suo rapporto con il ragazzo alla relazione eterna tra Dio e il suo popolo, tra Cristo e la sua Chiesa salvata da lui e purificata da ogni peccato.

6,4-9 la descrizione della ragazza è sorprendente, la si paragona ad una serie di città, nell’immagine domina l’idea della possanza, certamente si tratta di un’immagine a noi estranea, nessuno di noi paragonerebbe l’amata/o ad una città (né ad una torre), ma nella nostra lettura analogica è evidente ora un dato: la relazione tra Dio e il suo popolo è di amore, si tratta anzitutto di una scelta operata da Dio nella storia, Dio ha scelto tra tutte le nazioni un popolo e l’ha amato di amore profondo e misericordioso. Non vi è un motivo razionale oggettivo collegato all’elezione, no, essa è per pura grazia, ma il fatto stesso della scelta trasforma Israele veramente nella nazione scelta e unica agli occhi di Dio. Come abbiamo ripetuto diverse volte è lo sguardo con cui Dio guarda Israele che la rende bella e formidabile, appunto come le città qui menzionate, partendo da Gerusalemme la capitale del Regno, luogo della presenza divina perché vi è il Tempio dove avviene l’unione intima tra Dio e il suo popolo, dove l’amore si consuma nel culto assembleare della qehal. Le caratteristiche della definizione ora della Sulamita si riassumano al vs. 4 con l’ideale della bellezza che lei rappresenta ora allo sguardo divino.

6,10 ripropone la domanda che avevamo già visto in un precedente studio: chi è cole che…? Vediamo la successione di immagini: appare come l’alba, bella come la luna, pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere spiegate. Alba risplendente, bella come la luna, pura come il sole e tremenda (formidabile), sarebbe il riassunto dell’intera poesia che descrive il corpo della ragazza fino ad arrivare alla definizione della qehal come esercito. Ricordiamo che al Nome di Yahvé va associato il titolo Sabaoth che significa delle schiere (degli eserciti), e fa riferimento all’esercito dei cieli, gli astri che sono al servizio di Dio secondo la teologia tradizionale di Israele. Ora si completa l’immagine perché il popolo di Dio è l’esercito del Signore sulla terra, pronti a fare la sua volontà, purificati da ogni peccato, santi come Dio attraverso l’elezione e l’alleanza e costituiti in luce per le nazioni. Questi sono dei temi ricorrenti anche nella letteratura profetica e che ora sono applicati al popolo redento ed unito a Dio in una relazione di sposalizio eterno, simboleggiato dall’unione fra il ragazzo e la Sulamita.

7,1-6 la danza e la regalità della Sulamita: oltre alla descrizione del corpo della ragazza come tremendo (e bello) troviamo ora altri elementi descrittivi degli attributi della ragazza come costituiti dallo sguardo (e dall’opera della grazia compiuta in lei). Notate il verbo iniziale del canto torna, torna, ripetuto quattro volte, che è sinonimo di chiamata alla conversione e del ritorno al Signore, dunque qui abbiamo il sigillo del ritorno e della conversione, la ragazza aveva perso il contatto con l’amato, ora lo ritrova. Sulamita può venire da Shalom, pace, e dunque il nome si associa all’effetto del ritorno a Yahvé, cioè si ritrova la pace persa, avviene la riconciliazione. Si descrive ora probabilmente una danza e sono descritti i tratti della Sulamita partendo dai piedi che sembrano volare mentre danza aerea e leggera i temi della vita e dell’amore. Domina la descrizione il senso della vista, perciò possiamo anche accennare a quello che non è descritto visibilmente ma percepiamo, vale a dire, la successione di elementi che compongono la descrizione in realtà tratteggiano, come abbiamo visto la settimana scorsa nella descrizione del corpo del ragazzo che è segnato tra diecimila, e cioè che quello che è centrale sarebbe l’insieme della descrizione, il corpo della Sulamita appare dunque nella sua formidabile valenza: suscita amore e una passione intensa. Di nuovo ricordiamo che si parte da una domanda, chi è colei che appare?, una domanda sorgente, che è alla base dell’intero apparato linguistico usato per costruire come un artefice del linguaggio, l’immagine della ragazza.

7,7-10 l’albero di palma: è ora immagine doppia delle delizie dell’amore e della sapienza perché questo albero è simbolo antico della sapienza. Nella simbologia cristiana la chiesa è rappresentata come un albero, la sua altezza equivale alla sua santità e i frutti deliziosi per l’amato è la consacrazione, l’amore, la comunione i frutti intensi del rapporto intimo con Dio attraverso lo Spirito Santo. Tutta una serie di immagini bibliche del NT sono state costruite partendo da quest’idea (Israele come vigna e la chiesa come la nuova vigna del Signore). L’albero è sempre simbolo per gli antichi della vita, della sapienza, della guarigione. L’albero è anche simbolo della croce, la chiesa che vive sotto l’ombra della croce.

7,11-14 in questa breve poesia si parla della consumazione dell’amore, gli amanti si danno appuntamento nella campagna primaverile (sempre si tratta di immagine di Eden), per godere insieme i frutti dell’amore ritrovato. Vieni amico, ora è la ragazza a chiamare, è pronta per rendere il frutto dell’amore, ha capito, è ritornata e ora la totalità del suo essere è dedicata e offerta al suo amore. Troviamo una sorta di nuova dichiarazione delle promesse, un nuovo giuramento di fedeltà, da parte della ragazza, notate, perché il Signore è sempre fedele, ed è rimasto fedele malgrado l’infedeltà d’Israele.