I Ketubim: gli scritti poetici e sapienziali della bibbia ebraica
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- Scritto da Martin Ibarra
1. I cinque libri dei Salmi.
Il libro dei Salmi (Tehillim plurale di Tehilla) prende il suo nome lodi o celebrazioni, dal contenuto maggioritario dei cinque volumi in cui è diviso il Salterio (come i cinque libri della Torah). Un altro nome per il Salterio Tefilla preghiera, appare una trentina di volte nel testo biblico. La divisione in cinque libri può seguire una logica di contrapposizione ideale tra la figura di Mosè e di Davide: nella Torah Dio parla al suo popolo, nei Salmi Israele risponde a Dio. Notiamo anche l'uso del Nome dato a Dio Elohim o YHWH ha provocato una seria discussione critica sulla possibilità di un Salterio Elohista e se in origine il Salterio fosse diviso soltanto in tre libri e non in cinque:
Primo Libro Salmi 1-41: Elohim 15 volte; Yhwh 272 volte.
Secondo (42-72) e Terzo (73-89) Libro Salmi Yhwh 76 volte; Elohim 207 volte (nei Salmi 84-89 torna a prevalere il Tetragramma).
Quarto Libro Salmi 90-106 solo Yhwh.
Quinto Libro 107-150 solo Yhwh con l'eccezione di 108,1.5.7.11.13 e 144,9.
Poesia liturgica in Israele.
Il significato di questa espressione "poesia liturgica" è relativamente semplice. Si tratta fondamentalmente di poesia lirica (anche se ci sono degli esempi di poesia epica che canta le gesta di Dio nella creazione o nella storia) che si utilizza nel culto pubblico dell'assemblea del popolo nei santuari e poi nel Tempio (o nella Sinagoga), accompagnata da musica (cantori e strumenti 1 Cronache 15,16), e che dà espressione ai vari sentimenti religiosi come preghiera e lode, ringraziamento e confessione di peccato, lamento, richiesta di aiuto, intronizzazione regale, ecc.
Autori e aspetti letterari.
Le raccolte più estese 3-41 e 51-71 sono attribuite a Davide. Due raccolte più piccole sono attribuite forse ai nome dei Cantori: i figli di Core 42-49, 84-85 e 87-88 e ad Asaf 50 e 73-83. Un gruppo di Salmi è chiamato di pellegrinaggio 120-134 . Piccoli gruppi di Salmi che sono simili dal punto di vista del contenuto (o della forma) indicano (forse) un primitivo tentativo di raggruppamento dei Salmi che poi non è stato reso sistematico: i salmi di Yhwh Re 95-100; i salmi di lode 103-107; i salmi con alleluia 111-118; una terza piccola raccolta di Davide 140-143.
2. Sulla poetica ebraica in generale.
Parallelismo.
E' questa la caratteristica dominante della poetica ebraica. L'idea di fondo è semplice. La poetica occidentale si presenta con due caratteristiche fondamentali: rima e ritmo, la rima consiste nell'assonanza o consonanza, l'identità fra i suoni dell'ultima parola dei versi; il ritmo consiste nella cadenza degli accenti in una riga (chiamata verso) a sillabazione fissa (dieci, undici, quattordici sillabe per verso). La poesia ebraica invece si fonda sulla ripetizione dei termini e del pensiero, che si pongono in parallelo nei versi. Il pensiero che si vuole esprimere si presenta sempre in questa forma ripetuta o ampliata due o tre volte, raramente anche quattro. Il parallelo può essere d'identità o di opposizione il che ci dà due forme fondamentali di parallelismo: sinonimo e antitetico. Vediamo due esempi del primo tipo di parallelismo:
"che perdona tutte le tue iniquità
che guarisce tutte le tue infermità" (Salmo 103,3)
In primo luogo notate che il parallelismo è stato stabilito fra due verbi: perdonare e guarire. Il parallelismo è sinonimo, dunque come azione divina il "perdonare" equivale a "guarire". L'alliterazione si dà quando sono posti in parallelismo sinonimo o antitetico due parole diverse che sono quasi identiche morfologicamente all'inizio del verso (stico). In secondo luogo il parallelismo è stabilito fra i due complementi "iniquità" e "infermità". Il secondo parallelismo deriva dal primo, il peccato, l'iniquità sarebbe una sorta di infermità. Il parallelismo consiste in un tipo di metafora chiamata di secondo livello in cui viene trasferito il significato di un termine ad un altro ("che qualcuno ti perdoni è come se ti avesse guarito"). Quando il parallelismo si presenta in questo modo è chiamato completo perché sono posti in parallelo tutte le parti dei due versi, ogni verso ebraico è chiamato stico, due o tre di questi versi formano l'unità fondamentale della poesia ebraica (la nostra strofa), che è sempre posta in parallelismo.
"Dio è per noi un rifugio e una forza,
un aiuto sempre pronto nella distretta" (Salmo 46,1)
I termini posti in parallelo sono: rifugio, forza e aiuto; in questo caso il parallelismo è posto fra parole che trasferiscono ciascuna all'altra il proprio significato specifico per chiarire cosa sia Dio per noi quando giunge la difficoltà, la distretta, "perciò non temeremo..." sarebbe la conclusione dell'idea che veicola il parallelismo. Quando il parallelismo si presenta in questo modo lo si chiama "incompleto" perché uno o più elementi del primo stico non è posto in parallelo con l'elemento equivalente del secondo (o terzo) stico: distretta non è posto in parallelo con nessun elemento del primo stico.
Nel parallelismo antitetico invece, il pensiero è espresso in opposizione, il meccanismo è lo stesso ma si giunge alla trasposizione attraverso la negazione (a è l'opposto di b). Vediamo un esempio:
"Il povero è disprezzato dai suoi vicini,
ma il ricco ha molti amici" (Proverbi 14,20).
Il parallelismo è un sistema di costruzione di metafore che gli occidentali chiamiamo del secondo livello. Non si può però pensare che il parallelismo sia un meccanismo semplice o primitivo, una sorta di primo stadio di forme poetiche arcaiche che poi si sono evolute verso le forme complesse che noi conosciamo. L'evoluzione delle lingue è sempre verso una progressiva semplificazione, cioè, il contrario dell'evoluzione genetica. C'è un altro tipo fondamentale di parallelismo chiamato sintetico o formale. Consiste non tanto nel ripetere quanto nel "completare" il pensiero che il primo verso o elemento ha introdotto. Vediamo un esempio:
"Dice lo stolto in cuor suo: 'non c'è Dio'
Sono corrotti, fanno delle cose abominevoli,
non c'è neppure uno che faccia il bene.
Dio guarda dal cielo quello che fanno i figli degli uomini,
per vedere se agiscono con saggezza e cercano Dio" (Salmo 14:1-2).
Con questo tipo di parallelismo si va completando il pensiero iniziale: lo stolto è chi dice in cuor suo che non c'è Dio, e perciò vive come se non ci fosse un dio, e dunque compie azioni abominevoli, corrotte, e tutti quelli che agiscono così sono stolti. Dio invece, li guarda per osservare se fra gli uomini c'è qualcuno che si comporta da saggio e cerca Dio. In realtà il parallelismo sintetico in questo caso è una "combinazione" dei due tipi fondamentali di parallelismi applicati a due pensieri complementari. Ci sono altri tipi di parallelismo derivati da questi tre tipi basilari. L'analisi di testi poetici biblici deve tenere conto di questa caratteristica.
Notate come funziona lo stesso schema parallelo per esempio nel Padrenostro:
"Padre nostro che sei nei cieli
sia santificato il tuo Nome,
venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà (in terra com'è fatta in cielo)",
il termine principale posto in parallelo è la santificazione del Nome, il parallelismo spande il significato e lo chiarisce: santificare il nome è "fare la sua volontà" in terra come gli angeli santificano il Nome in cielo facendo la sua volontà in cielo, e questo sarebbe il Regno di Dio, fare la sua volontà che è santificare il suo Nome. L'interpretazione del parallelismo richiede identificare:
- Il termine principale che dà l'idea o il pensiero che si vuole esprimere o sviluppare (la santificazione del Nome);
- Il termine (o i termini) che sono posti in parallelo per confermare, simboleggiare, chiarire, ampliare il pensiero o il significato del termine principale: fare la volontà (parallelismo sinonimo) e venga il tuo Regno (parallelismo sintetico che allarga il significato del pensiero iniziale e lo completa o spande).
La poetica ebraica ignora praticamente la rima. Utilizza altre risorse come l'alliterazione già descritta, l'identificazione consonantica di due parole poste all'inizio dei due o tre versi di una strofa (se esse sono allo stesso tempo poste in parallelismo ci troviamo di fronte a una figura di grande valore poetico per la sensibilità ebraica). L'assonanza consiste nell'identificazione o ripetizione della vocale accentuata lungo la strofa. Il gioco di parole o paronomasia è molto usato. L'onomatopeia consiste nella somiglianza fra il suono e il significato della parola. Tutte queste risorse tecniche sono, evidentemente, intraducibili (Amos 8,2; Isaia 5,7).
La metrica e la divisione in strofe è molto dibattuta, questa non è la sede per entrare in una discussione tecnica su questo tema.
Varietà di forme poetiche.
Alcuni testi poetici dispersi nella Bibbia si presentano come frammenti di composizioni arcaiche (Gen 4,23-24; Es 15,20-21; Num 10,36; 21,17-18). Di alcuni di questi frammenti si dice che sono testi presi da una fonte scritta (Num 21,14; Gios 10,13; 2 Sam 1,17-27) che rappresenterebbe una sorta di compilazione di poesie celebrative delle opere divine. Fra i diversi tipi di componimenti poetici biblici si fa una distinzione formale fra poesie collegate a ricorrenze civili, sociali o religiose e poesie riferite ad eventi specifici. Possono essere state elaborate da un singolo poeta individuale, o essere il risultato di un lavoro di creazione collettivo.
Ovviamente, il numero maggiore, più consistente e fondamentale in importanza è il blocco della poesia religiosa usata nella celebrazione cultuale del tempio o nell'insegnamento sapienziale. A questo tipo appartiene la poesia dei Salmi, dei Proverbi e quella diffusa nei testi profetici. La forma oracolare è normalmente scritta in verso. C'è una connessione fondamentale fra poesia e storia, fra teologia ed alleanza. La fede d'Israele si fonda su due alleanze attraverso le quali Dio ha scelto liberamente e per grazia, realizzate in due momenti storici diversi e con due personaggi chiave, i loro temi teologici e gli scritti che raccontano (le tradizioni orali che poi sono state fissate in testi scritti):
L'Alleanza nel deserto con Mosè: (Sinaì, Tabernacolo, liberazione dalla schiavitù in Egitto, promessa della terra e conquista con Giosuè il servitore di Mosè della terra, le tavole della legge, la costituzione del popolo eletto, i primi sei libri della Bibbia)...
L'Alleanza con Davide e la monarchia: (Monte Sion, Tempio di Gerusalemme, il meleq come rappresentante di Dio)...
I Salmi appartengono all'espressione spirituale di "questa seconda esperienza d'alleanza storica", non a caso un gran numero di salmi è attribuito a Davide, senza dimenticare però, la prima alleanza sinaitica e altri momenti storici quando il Signore era intervenuto nella storia di Israele per salvare e giudicare. Dinanzi all'operare divino Israele non è rimasto silente, inerme, improduttivo. I Salmi si inseriscono in questo filone responsoriale della fede del popolo (e degli individui singoli). La fede si appropria di questi grandi eventi storici, li attualizza nel presente, li rinnova, li fa propri, questo era il compito della storia e della teologia; la fede a sua volta nasce dalla parola che racconta le gesta di Adonai, e si nutre costantemente ricordandole. Ma non solo, Israele imparò a dialogare con Dio, a rispondere, la fede è anche risposta e non solo ricordo.
Cosa dice Israele a Dio nei Salmi? Israele loda, benedice, ringrazia, adora, si lamenta, chiede il perché delle sofferenze storiche, s'interroga sulla volontà divina, sul senso della storia, soprattutto Israele prega profondamente e dal profondo (Salmo 130). Il dialogo con Dio non può essere un dialogo fra pari, non è il dialogo fra esseri umani, il rapporto dialogico qui fondamentale. Dialogo è una parola che proviene dal greco: (diverso) e (parola e anche regola, misura), vuole dire esattamente che il dialogo non è fra uguali, ma fra diversi. Dialogo l'uomo (Salmo 8,6) con Dio (Salmo 33,12), colui che è stato scelto e chi ha esercitato la sua sovranità scegliendo. Questo rapporto infinitamente scompensato, dell'uomo con chi è completamente diverso provoca questa preghiera: de profundis, che emerge della profondità umana radicata nell'essere creatura, parte del mondo voluto e creato da Dio e che incontra Dio nel santuario nei giorni speciali dedicati alla liturgia del tempio dove si celebrano le gesta di Adonai.
Questa è la cornice significante che dà valore religioso ai Salmi, è sempre presente questa coscienza della distanza immensa che separa l'uomo da Dio, l'impossibilità umana di superare questa distanza, c'è un abisso insuperabile, l'uomo raggiunge Dio perché Dio "viene al santuario", si fa incontrare lì. Questo trasforma il santuario (e il monte dove è stato costruito) nel centro del mondo (dell'universo) creato, e della storia. Il santuario è lo spazio dell'incontro con Dio nei giorni speciali che Egli stesso ha fissato. La cornice spazio-temporale del Salmo è questa la celebrazione nel santuario dove il popolo e il singolo, guidati dai sacerdoti, leviti, cantori, musicisti vivono, soffrono, lodano, adorano il Signore, il Creatore dell'universo. I Salmi sono condensati, filtrati, distillati di fede e riflessione teologica cristallizzata in poesie liturgiche, inni di lode, preghiere di vario tipi, espressioni collettive o individuali dello stato d'animo di fronte a Dio.
I Salmi che provengono del profondo sono parole di uomini e di donne che hanno sfiorato il mistero, il miracolo, la rivelazione o manifestazione di Dio o il suo nascondimento, la sua presenza o il suo allontanamento. Tutta la Bibbia, diceva Lutero, è compendiata nei Salmi, capire i Salmi significa dunque, capire tutta la Bibbia.
I Proverbi sono a sua volta un esempio di utilizzo della forma poetica in questo caso per esprimere un approfondimento sapienziale, normalmente, del contenuto della Legge. La Sapienza, Hokhma, è in sé stessa una metafora poetica, un'incarnazione o meglio personificazione di una caratteristica fondante della Torah. Il Sapiente è anche un poeta che sa interpretare e leggere la realtà creata e la presenza di Dio nel mondo, le leggi che Dio ha dato per regolare i rapporti fra esseri umani e realtà materiale e spirituale. L'essere umanoè inserito in un ordine socio-simbolico, metaforico e reale in cui Dio guida attraverso Hokhma l'essere umano saggio.
La forma poetica oracolare, il messaggio del profeta, è una parola di Dio per una situazione storica concreta d'Israele. La parola poetica rivela e allo stesso tempo proclama il giudizio divino su quella generazione e annuncia la grazia, la misericordia e le possibilità di salvezza inserite nella situazione storica e nella parola che Dio rivolge attraverso il profeta.
3. Storia della redazione.
Datare l'intero Salterio è un'impresa disperata. Per l'insieme del Salterio si preferisce una data relativamente recente, il terzo secolo A.C. Questo non vuol dire che non ci siano all'interno del Salterio delle singoli parti i di Salmi o di frammenti di Salmi più antichi. Nei commentari troverete sempre dei tentativi di datazione dei singoli Salmi in base all'utilizzo di parole o di espressioni più o meno arcaiche, dei concetti teologici espressi, dei riferimenti all'intronizzazione del Re, ecc. I singoli Salmi sono stati composti in periodi diversi, raccolti nel tempo e finalmente divisi in epoca tardiva nei nostri cinque libri attuali.
4. Classificazione dei Salmi.
Entrando nel concreto della classificazione del tipo poetico liturgico e religioso, gli esperti hanno isolato alcune delle forme primarie per chiarire soprattutto l'uso nelle cerimonie cultuali (il come e il dove di questi componimenti).
INNI: sono composizioni standard pensate per il culto pubblico, collegate ad una melodia, interpretata con l'accompagnamento di strumenti musicali, cantata da un coro o da solisti, o dal coro con l'intervento dell'assemblea cultuale. Il tema è quasi sempre la lode e l'adorazione di Dio.
LAMENTO E CONFESSIONE: possono essere a loro volta espressione comunitaria o singola di pentimento per il peccato, la confessione, la richiesta di un intervento divino, la domanda a Dio sul senso della sofferenza, etc.
ESPRESSIONI DI RINGRAZIAMENTO E CANTI DI FIDUCIA: Costituiscono un ampio ventaglio di componimenti dove il sentimento prevalente è la fede che si abbandona serena e fiduciosa in Dio, o che ringrazia Dio per la vittoria, il raccolto, la pace garantita dal Re.
SALMI REGALI: sono dei Salmi molto complessi e difficili da analizzare. Probabilmente erano dei pezzi utilizzati in occasioni concrete e ricorrenti: le nozze regali, l'incoronazione, la dichiarazione di guerra, la celebrazione della pace (la vittoria), etc.
5. Interpretazione dei Salmi.
Riporto a modo di esempio il Salmo 100 che è un Salmo di "entrata". Quest'espressione significa che si tratta di un inno di lode (tehilla) che l'assemblea cultuale cantava mentre si entrava nel santuario. Altri preferiscono chiamare questo tipo di Salmi "di processione", perché l'entrata avveniva in questo modo: sacerdoti, cantori e danzatori, suonatori di strumenti musicali, leviti e servitori del tempio e il popolo, penetravano nel santuario in processione, costituendosi in "qehal Adonai", dinanzi alla presenza dell'Eterno, nel luogo e nel tempo resi densi, traboccanti di sacralità perché la shekinà era presente nel tempio in quel tempo stabilito per l'adorazione. Il Salmo concentra la sua attenzione in due elementi della fede d'Israele che inducono al canto di lode: le meraviglia della creazione divina, le avvisaglie della sua gloria che il creato ci consente di percepire "è Lui che ci ha creato, e noi siamo suoi". Il creato insinua delle parole – che sono le parole pronunciate da Dio per creare -, che noi dobbiamo percepire e trasformare in canto di lode, in grida di gioia per la vita che Egli ci ha dato, in celebrazione e in esultanza. Ogni generazione ripete la stessa esperienza di fronte alla creazione divina. Lo sbalordimento, lo smarrimento di chi contempla l'ordine e la bellezza di tutto quello che ci avvolge, affiora in poesia, in musica che si fondono nel canto di lode. Ecco una prima sintesi emozionata: il canto fonde parola (che è poesia) e musica in un canto di lode che vuole cogliere la poesia e la musica racchiuse, nascoste nell'anima del mondo, nella bellezza serena e folle, colorata e passionale del creato di Dio. Di tutto il creato di Dio che chiama e coinvolge nella lode tutte le generazioni e anche tutte le nazioni, "tutti i popoli". La lode si trasforma in un moto dell'anima, in una parola che è risposta alle parole divine, alla creazione che è il risultato del parlare divino, del pronunciare parole potenti capaci di creare. "Noi siamo suoi", perché Lui ci ha fatti, e ha fatto di noi un popolo. In secondo luogo, la fede d'Israele è una fede radicata nella storia, nelle azioni potenti, le gesta divine (erga tou Theou), compiute da Dio in favore dell'umanità.