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Atti 4

Atti 8 4-40. Una chiesa che accoglie le differenze e gli esclusi.

 

Questa è la caratteristica che ora è sottolineata in questa parte del libro degli Atti. I due episodi che hanno come protagonista Filippo, uno dei sette, hanno come oggetto l’espansione della chiesa di Gerusalemme in due direzioni diverse e convergenti: da una parte la predicazione del Vangelo ai samaritani, gli “altri” ebrei, dall’altra l’apertura del Vangelo verso quelli che prima erano esclusi dall’appartenenza alla qehal Adonai, al popolo di Dio. Questa doppia espansione è dovuta alla persecuzione e conseguente diaspora dei cristiani ellenisti a Gerusalemme, e prosegue l’adempimento della missione data da Gesù alla chiesa nascente in 1,8: “mi sarete testimoni in Gerusalemme, nella Giudea, in Samaria e fino alle estremità della terra”.

8,4-8 la conversione dei samaritani in massa. Questo è il tema del capitolo 8, una sorpresa inattesa segue alla predicazione del Vangelo ai samaritani da parte di Filippo. L’autore del testo si sofferma sui segni prodigiosi che accompagnavano la predicazione dell’evangelista Filippo. Si sottolineano i risultati della predicazione e la gioia dei nuovi convertiti. Per capire chi fossero i samaritani dobbiamo andare molto indietro, alla conquista del regno del Nord da parte degli assiri nell’ottavo secolo A.C. La popolazione del Nord, le dieci tribù, furono espatriate e portate in diversi territori del regno assiro, mentre altre popolazioni di altri luoghi furono riportate in questo territorio, queste popolazioni si mescolarono con quelli che erano sfuggiti alla deportazione di massa, nacque così il popolo samaritano, considerato dagli altri ebrei come “non veramente israeliti”, possiamo dire che i samaritani erano “diversi” in quanto accettavano soltanto la Torah come fondamento religioso del patto con Dio. La chiesa nascente invece include e accoglie i diversi.

E quelli che credettero furono battezzati (ebaptitsonto), questo verbo lo troviamo sempre alla voce passiva nel NT, ad indicare che non è la persona a decidere da sola, ma il contesto in cui avviene il battesimo che è un processo che si realizza dentro la comunità di fede. Qualcuno predica il vangelo e questa realtà, che la salvezza ci giunga attraverso la predicazione della croce e della risurrezione, diventa una realtà seguita dai “segni” che la rendono trasparente. La parola ha bisogno del segno che indica questa parola come proveniente da Dio, notate che i segni sono qualcosa di secondario, puntano ad indicare che in quella parola c’è Dio all’opera, quello che è importante non sono il segno che indica, ma la realtà indicata dal segno. Oggi sono in tanti ad inseguire la chimera di Simone, diventare potenti in segni, quando in realtà la nostra ricerca è proprio di incontrare e fare esperienza di quella parola che ha la potenza di salvare la nostra vita e liberarci dal giusto giudizio di Dio sul peccato umano. I primi battisti chiamavano il battesimo e la cena “segni” del Vangelo, lì dove il battesimo e la cena sono amministrati secondo lo spirito e la lettera del Vangelo, lì avviene l’incontro tra Dio e gli esseri umani, lì si fa esperienza della fede che salva e opera la carità.

8,5-13. Un personaggio ambiguo. Tra i convertiti e battezzati in Samaria c’è un personaggio ambiguo di nome Simone, che rappresenta qui un approccio equivoco alla fede (come Anania e Safira al capitolo 5). Simone era chiamato il “Mago” è si avvicina al Vangelo per le grandi cose che vede compiere a Filippo. Questo personaggio straneo praticava la magia e aveva stupito gli abitanti della regione con i suoi trucchi e favole superstiziose, lo chiamavano la Grande potenza di Dio. Ma, dopo l’ascolto della parole di Filippo e confrontati con la vera potenza divina che libera l’uomo dalla schiavitù e che non lo rende schiavo delle forze della natura che la magia di Simone evocava, lasciano le fantasie infantili per seguire il vero Vangelo. Lo stesso Simone il mago si converte e segue da vicino Filippo per capire in cosa possa risiedere quella potenza delle sue parole e azioni. Ma noi sappiamo l’origine della dynamis del Vangelo che annuncia Filippo e che noi ancora proclamiamo. La potenza risiede non in noi che siamo soltanto messaggeri, ma la potenza risiede nel Vangelo stesso che è la parola di Dio che salva e rigenera, che ha la potenza di rigenerare le anime nostre. La potenza della salvezza che Dio stesso concede come dono che segue la predicazione del santo Vangelo di Gesù, morto e risorto per i nostri peccati. Non è la potenza di Filippo ad operare attraverso le parole, ma è la potenza del risorto che è vivente e agisce in mezzo a noi quando la parola è annunciata nel suo nome e per il proposito per il quale Lui l’ha data alla chiesa.

Le nuove della conversione in massa dei samaritani giungono a Gerusalemme che invia Pietro e Giovanni per verificare che gli eventi di Samaria possano essere accettati dalla chiesa di Gerusalemme. Si esercita in questo modo l’autorità apostolica della prima chiesa che è garante del collegamento con la missione di Cristo affidata ai Dodici. Loro devono verificare che tutto avviene secondo quello che è l’ordine del nuovo patto e della chiesa che ne è il primo e più evidente risultato.

8,14-25 La conferma apostolica dell’accoglienza dei samaritani. Questo è il significato di questa parte della storia. Il dono dello Spirito ai samaritani è garantito dall’imposizione delle mani da parte degli apostoli. L’intermezzo della richiesta di Simone il Mago è molto interessante, ma non abbiamo il tempo di entrare nel significato del suo errore di prospettiva, che si possa comprare con denaro il dono di Dio. Al centro dei testi riferito all’intervento di Pietro e di Giovanni è la loro preghiera per i samaritani affinché ricevano lo Spirito Santo, il che avviene a dimostrazione dell’inclusione nella chiesa dei diversi, quelli che non erano considerati dei veri ebrei hanno però un posto loro assegnato nel nuovo Israele escatologico che è la chiesa di Gesù Cristo. La funzione degli apostoli è il collegamento storico di questa realtà nascente con la predicazione del Gesù storico nella Galilea. Pietro e Giovanni completano il lavoro di Filippo e percorrono i villaggi della Samaria annunciando il Vangelo e completando l’evangelizzazione del territorio. Contrariamente a quanto accaduto in Gerusalemme troviamo ora un’accoglienza di “massa” del Vangelo da parte della popolazione samaritana che riconosce in Gesù il messia promesso.

8,26-40 L’episodio dell’eunuco. Il testo chiave in questo secondo episodio a cui possiamo solo accennare è: qui c’è dell’acqua, cosa impedisce che io sia battezzato? 8,36. L’eunuco è simbolo degli esclusi dell’antico patto. Ora nella nuova qehal, nulla impedisce l’accoglienza del diverso e dell’escluso, la nuova realtà inaugurata dalla fede in Gesù include, ha la forza espansiva dell’accoglienza e della restaurazione di ogni essere umano alla relazione con Dio. Nulla e nesuno può impedire o limitare questa potenza del Vangelo che fa di tutti una cosa sola. Questo è la chiesa nella sua essenza più intima: la riconciliazione con Dio di tutte le diversità, differenze senza esclusioni.