Atti 2
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- Scritto da Martin Ibarra
La chiesa nel libro degli Atti degli Apostoli: una chiesa in missione. Atti 3,1 a 4,31.
La settimana scorsa partendo da Atti 2, abbiamo visto che la chiesa di Atti è una chiesa che persevera nell’insegnamento degli apostoli e nella frazione del pane (abbiamo i due elementi dell’essere della chiesa il culto e lo studio dell’insegnamento del Vangelo), è una chiesa che si prende cura del bisogno e condivide i suoi beni con i poveri, ed è una chiesa che prega insieme. Una chiesa così configurata nel suo essere è una chiesa che cresce, la crescita la dà il Signore e non è frutto delle loro abilità umane.
Oggi come avete visto nel titolo analizzeremo una SEQUENZA narrativa completa (un altro nome sarebbe episodio) da 3,1 a 4,31. Esamineremo un passo molto lungo e non possiamo procedere versetto a versetto, dobbiamo individuare una strategia di lettura diversa, guarderemo innanzitutto la STRUTTURA della sequenza e poi i singoli racconti che la compongono. Spiegherò prima questi una sequenza o episodio è composta da diversi RACCONTI, ogni racconto è una narrazione completa con un inizio e una fine. In questa sequenza abbiamo quattro: la guarigione dello zoppo, il discorso di Pietro al popolo, l’arresto e la comparizione dinanzi al Sinedrio di Pietro e Giovanni, la preghiera della chiesa. In due racconti abbiamo una parte narrativa e una parte dia-logica, in due racconti abbiamo un discorso di Pietro (logion) e una preghiera della chiesa a Dio.
IL TEMA DELLA SEQUENZA è l’annuncio del Vangelio, la predicazione del Nome di Gesù e l’effetto di questa predicazione. Da una parte trova da parte del popolo favore e il risultato sono le conversione e il “favore” (grazia) della chiesa di fronte al popolo; dall’altra trova opposizione ed ostilità da parte delle autorità che minacciano con la persecuzione gli apostoli comminandoli (ordinando loro) di non parlare più e di non annunciare più il Nome di Gesù. La sequenza si conclude con la preghiera della chiesa che di fronte alla minaccia di persecuzione chiede franchezza parresia, il termine chiave di questa sequenza, a Dio per proseguire la missione di predicare il Vangelo e guarire gli ammalati (l’umanità sofferente) affidata da Cristo alla chiesa.
3,1-11 Guarigione dello zoppo: il racconto parla di sguardi che si incontrano. Il primo sguardo è dello zoppo che guarda (idon) Pietro e Giovanni per chiedere loro elemosina. Il secondo sguardo è fisso (atenisas) e lo rivolge Pietro allo zoppo dicendo: Guarda verso noi (un imperativo blepsoi eis emas). Il terzo sguardo dello zoppo verso di loro (epeichen) che aspetta ricevere qualcosa da loro (sa che riceverà qualcosa, ha fede, spera di ricevere prosdokon). Adesso troviamo una sorpresa, lo zoppo si aspetta un’elemosina, invece riceve qualcosa altro. Argento ed oro non ho, ma di do quello che ho en to onòmati. Pietro e Giovanni danno allo zoppo IL NOME di Gesù, la potenza di questo nome, “alzati e cammina”. La seconda sorpresa è che Pietro non si limita a dire queste parole (non sono una formula magica per la guarigione), ma lo prende dalla mano destra e lo mette in piede ( egeiren) lui! Si mette in piedi e cammina, saltella e loda Dio, penetra con loro nel Tempio e si afferra a loro, continua afferrato a loro.
3,12-26 Discorso di Pietro alla folla nel tempio: analizzerò con voi soltanto la struttura del discorso di Pietro. Si divide in quattro parti. La prima serve ad spiegare che la guarigione dello storpio è opera di Dio. La seconda parte contiene l’annuncio (kerygma) di Gesù Cristo, la fede in Cristo ha dato a questo uomo la perfetta guarigione (holoklerian) nel suo nome è predicata la perfetta guarigione e la perfetta salvezza dell’umanità. La terza parte è l’annuncio escatologico di Gesù come Messia della fine del tempo e giudice universale di tutta l’umanità (come le profezie avevano annunciato, Gesù adempie le profezie del primo patto), uesta è la conclusione e quarta parte del discorso. La chiesa annuncia e proclama per bocca dei testimoni oculari, gli apostoli di Gesù, la salvezza nel suo Nome (non vi è altro Nome per essere salvati), la benedizione (eulogounta è un aggettivo possiamo tradurlo benedicente) promessa alle nazioni attraverso Israele si adempie pienamente in gesù morto e risuscitato.
4,1-22 Pietro e Giovanni dinanzi al Sinedrio: notate che è lo stesso Sinedrio che qualche mese prima ha condannato a morte Gesù e lo ha consegnato nelle mani dei pagani per l’esecuzione della sentenza. Ora si trovano dinanzi questi discepoli che in poche settimane sono riusciti a convertire alla fede in Gesù “circa cinquemila uomini” (4,4). La sorpresa per loro è la determinazione (parresia) di Pietro, durante l’interrogatorio degli apostoli. Loro rispondono alla domanda cruciale con quale autorità o nel nome di chi fatte queste cose? Nel nome di colui che voi avete messo a morte. Le minacce rivolte contro loro vogliono rompere questa determinazione, il coraggio che mostrano. Sono stati testimoni del crocifisso due volte: di fronte alla folla e di fronte alle autorità. Hanno annunciato con franchezza il messaggio o annuncio del Vangelo, nel nome di Gesù hanno proclamato la salvezza e chi ha ascoltato e creduto è entrato a formar parte della chiesa attraverso il battesimo. La loro risposta alle minacce è significativa: “Giudicate voi si dobbiamo ubbidire Dio o gli uomini”. Questo è parresia, franchezza, coraggio di fronte alla minaccia delle punizioni fisiche e anche di morte.
4,23-31 La preghiera della chiesa: notate che mentre Pietro e Giovanni erano in carcere e subivano l’interrogatorio del Sinedrio i fratelli erano in preghiera. Dopo aver riferito loro delle minacce la chiesa tutta si rivolge a Dio in preghiera per chiedere proprio parresia, coraggio per continuare a dire la tua parola, si usa un’espressione parresias lalein ton logon sou. La risposta alla preghiera non si fa attendere. Il luogo dove erano radunati trema come in una seconda Pentecoste e Dio “concede” loro quanto hanno chiesto. Notate che non hanno chiesto di essere liberati dall persecuzione, o di poter sfuggire ai carnefici, non hanno chiesto di essere risparmiati e di non soffrire. Hanno chiesto che non manchi il coraggio alla tua chiesa per continuare a dire (proclamare-predicare) la santa parola rivelata da Gesù.
La proclamazione del Vangelo e la preghiera unanime sono segni distintivi della chiesa di Gerusalemme. La chiesa primitiva prega vicino al Tempio e al luogo della croce, questi sono due elementi simbolici molto importanti. La preghiera della chiesa oggi è all’ombra della Croce e la chiesa costituita in preghiera è Tempio che trema della presenza di Dio, che si riempie di Spirito, la chiesa stessa è Tempio e Croce viventi, che accetta la persecuzione e la morte come Gesù per essere testimone fedele di colui che visse e morì per i suoi.