LA GRATITUDINE COME VIA PER LA SALVEZZA
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- Scritto da Isabella Mica
Testo: Luca, 17:11-19
Questo testo di Luca può essere diviso in due parti; siamo difatti di fronte ad un racconto di guarigione e ad uno di salvezza. La guarigione è quella di tutti e 10 i lebbrosi, la salvezza è per il samaritano che torna da Gesù per ringraziarlo.
La guarigione
La vicenda si svolge al confine tra la Giudea e la Samaria, a Nord. Gesù e i suoi discepoli stanno recandosi a Gerusalemme: è l’inizio dell’ultimo viaggio, che culminerà con la morte e resurrezione del Cristo. La fama di guaritore precede Gesù suo malgrado. Sappiamo dai capitoli precedenti che Egli ha già operato molte guarigioni, anche di lebbrosi, e che tuttavia non voleva che se ne parlasse. Questo gruppo di malati conosce la potenza del maestro, che sta attraversando il loro villaggio e coglie l’occasione.
Quella che nella bibbia viene indicata come lebbra è un insieme di malattie diverse della pelle, tra cui certamente quella che oggi con precisione medica indichiamo come malattia di Hensen. Erano in ogni caso malattie che suscitavano paura e ribrezzo. Infatti era sconosciuto il meccanismo della trasmissione, ma era evidentemente contagiosa; inoltre i malati davano clamorosamente l’idea di essere contaminati, deformi, sporchi. Chi era affetto da queste malattie veniva quindi allontanato dalla comunità dei sani. Non ci troviamo di fronte a malati che vengono teneramente accuditi dai loro cari, come per esempio: il servo del centurione, la figlia di Giairo, il paralitico che viene calato di fronte a Gesù dai suoi amici. Nel caso della lebbra la paura e il ribrezzo spengono qualsiasi affetto e legame, non c’è amore che tenga, ma nemmeno denaro che tenga: chiunque venga colpito fa la stessa fine: emarginato e privato di ogni suo bene. La lebbra è quindi una malattia sociale al tempo di Gesù.
Come sovente capita nel dolore e nella sventura le persone, che ne sono colpite, si avvicinano e stringono legami di solidarietà, che superano ogni barriera sociale pregressa. Vediamo quindi 10 lebbrosi che vivono insieme ed insieme progettano l’incontro con il maestro: Giudei e Samaritani superando una barriera culturale e religiosa. Il gruppetto va verso Gesù, ma si ferma a distanza nella piena osservanza delle prescrizioni sanitarie del tempo. Ascoltiamo quello che dicono: «maestro abbi pietà di noi». Si appellano alle emozioni più autentiche di Gesù, sperano e confidano nel movimento profondo delle sue viscere, quella empatia che evidentemente sanno, o confidano, ha già mostrato molte altre volte per gli emarginati, gli esclusi, i dannati e gli sconfitti dalla vita. Hanno fede che questo maestro è venuto per loro. Mi viene in mente quel canto che dice «son io Signor, son io Signor, che ho bisogno di pregar. Non l'anziano né il pastore, ma son io Signor». Con questa trepidazione li immagino accostarsi ed invocare pietà.
Gesù li vede. Il suo sguardo li accarezza, li riconosce come persone, dà loro quella compassione e quell’intesa che non hanno più da nessun altro sano. Gesù non ha paura del contagio, anzi li vede già guariti. Infatti dice loro di andare a mostrarsi ai sacerdoti. Era al tempio l’autorità dei sacerdoti che sanciva la guarigione e permetteva il rientro nella vita sociale. Non vi sarebbe altra ragione di andare al tempio se non quella di verificare la remissione totale della malattia. Per Gesù quindi i 10 sono perfettamente sani.
I 10 uomini non hanno un minuto di esitazione o smarrimento: subito si mettono per strada con grande fede. E per strada vengono guariti con una azione a distanza. Anzi il testo dice che vengono purificati. La malattia era nella cultura religiosa del tempo legata al peccato, tanto più la lebbra con la sua evidente aria di contaminazione del corpo. I 10 vengono quindi purificati nel corpo e vengono loro rimessi i peccati. In questo modo si saranno infatti sentiti: guariti nel corpo e leggeri nello spirito.
Le guarigioni di Gesù sono infatti non semplici interventi medici o miracoli, ma segni del Regno che viene e guarigioni della persona nella sua interezza. C’è proprio una ricostruzione della dignità della persona, la liberazione dai carichi che la tenevano oppressa, lo scioglimento dei legami che la costringevano al peccato. Viene donata alle persone che hanno la grazia di incontrare il Cristo una seconda possibilità, una rinascita. Con questa speranza nei cuori sono certa alcuni di voi sono venuti qui questa mattina. Se siete oppressi dalle vostre colpe, se pensate non sia possibile ricominciare, se siete sconfortati dalle sconfitte che temete possano irrimediabilmente schiacciarvi a terra, sappiate che Dio attraverso l’amore di Gesù Cristo vi vede già liberi e puri. Sentitevi leggeri come bambini. Se Dio ci vede liberi dal peccato, possiamo sentirci anche noi perdonati e ricominciare una nuova vita: nessuna condanna è scritta in maniera definitiva.
La salvezza
Nel momento in cui i 10 tornano ad essere persone come le altre si manifestano nuovamente le differenze tra loro: 9 proseguono il loro cammino verso il tempio per adempiere alle prescrizioni della Legge, mentre uno solo torna indietro. È il samaritano, è probabile che il tempio di riferimento per lui non fosse quello di Gerusalemme e sarebbe quindi banale la spiegazione del suo allontanamento dal gruppo. In fondo possiamo immaginare che ognuno tornerà alla sua casa e quindi anche lui andrà verso la Samaria. Forse così avranno pensato i suoi compagni quando l’avranno visto allontanarsi.
Tuttavia il Samaritano non va a Nord ma torna indietro glorificando Dio. Io me lo immagino così: un uomo pazzo di gioia che cammina per strada cantando gli inni al Signore, salta, corre, piange, ride. Sta tornando indietro, ma per andare avanti. Sente la necessità di tornare ad incontrare Gesù. Capisce che oltre alla guarigione del corpo e al perdono dei peccati c’è di più. Decide per un cambio deciso nella direzione della sua vita, ha una vera e propria con-versione.
Giunto di fronte a Gesù non ha parole, ma cade ai suoi piedi. Non osa neppure guardarlo in faccia, rimane con il volto a terra. Tutto il suo corpo esprime gratitudine. Una gratitudine che lo sconvolge e lo apre ad una relazione con questo maestro eccezionale. La gratitudine è anche un potente strumento per rafforzare le relazioni interpersonali. Il ringraziamento profondo e sentito, e non il distratto grazie che mormoriamo a fior di labbra per buone maniere, ci apre ad una relazione nuova con la persona cui rivolgiamo i nostri ringraziamenti. Preparando questa predicazione ho trovato questa affermazione: «Dire grazie è come abbracciare l'anima degli altri». In effetti Gesù e quest’uomo si trovano legati e abbracciati nell’anima. Gesù è grato che almeno uno sia tornato, e il samaritano ha trovato la porta verso una nuova vita.
Attraverso questo legame giunge la benedizione di Gesù: sei salvato. Alzati e va’. Che parole potenti: alzati e va’. Sollevati, non rimanere schiacciato a terra, fosse pure per gratitudine verso Dio. Raddrizzati, conquista nuovamente la tua forza e la tua dignità. Alzati dalle tue paure, dalla vergogna, dai tuoi sbagli. Senti fin nel profondo la liberazione dello sguardo di Dio. E vai. Apri una strada là dove pensavi non ci fosse. Puoi grandi cose. Dio ti affida un compito, una missione. Tra 10 che sono stati purificati solo 1 è veramente benedetto dall’incontro con il Cristo. Non è che gli altri siano stati condannati, sono semplicemente stati liberati dalla malattia e restituiti alla vita precedente. Dio li ama. Tuttavia 1 ha ricevuto di più: una vita nuova, una missione, una ragione profonda di gioia che illumina di senso tutta la sua esistenza futura.
Cosa serve per ricevere questa benedizione da Dio? È facile basta vivere fino in fondo la gratitudine per l’opera di Dio nelle nostre vite, dire grazie dal profondo del cuore per l’azione di Dio che in Gesù si spoglia di ogni potenza e viene ad incontrare l’umanità. La gratitudine ci apre ad una relazione sana e profonda con Dio, ci fa stare bene, allevia l’ansia, attenua la tristezza ci fa sentire intimamente legati a Dio e ci rende leggeri e pronti per essere nel mondo segni del Regno che viene.
Possa il Signore benedirci come ha benedetto il samaritano grato. Amen
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