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PENTECOSTE 2024

Testo: Giovanni 3,1-7

Domenica scorsa abbiamo parlato di una strana immagine che Gesù parlando con Nicodemo, usa, quella del serpente che attira su di sé il male del popolo, liberandolo dal veleno.
Un artefatto, un Simbolo, che si trasforma in una sorta di idolo! Doveva rappresentare la potenza guaritrice di Dio, e nella reinterpretazione cristiana dell’AT, e nell’utilizzo che ne fa Gesù, prefigura profeticamente la Morte de Cristo sulla Croce!
Le croci del Golgota così finiscono per rappresentare l’albero della conoscenza del bene e del male assieme all’albero della vita.
Anziché dispensare maledizioni, Gesù, dalla croce, dispensa benedizioni. Anziché parlare del rapporto di divisione e oppressione che ha luogo in famiglia, tra moglie e marito, parla del rapporto di riunificazione tra madre e figlio.  Una nuova veste viene data all’umanità, quella del Cristo. Anziché nascondersi Adamo, Dio appare come nascosto e Cristo Grida accusandone l’assenza e l’abbandono.
Un grido a cui il Padre risponderà tre giorni dopo con la resurrezione.
Quanta ricchezza e complessità nel simbolo della Croce! Eppure, qui riceviamo un grande monito: attenti ai simboli, anche quello battesimale, perché non sono essi che salvano, ma Dio! Un’esperienza rigeneratrice di Dio!
Questo è il senso dell’incontro con Nicodemo, uomo colto, che conosce le Scritture, ma che sembra ignorare il Dio delle Scritture. Lui, vecchio saggio, deve piegarsi alla follia del giovane, che gli dice di nascere di nuovo, o meglio dall’Alto! Oggi non si ascolta più la Bibbia, si ascoltano molto di più le canzoni, che sembrano restituirci pezzi di emozioni e pensieri in cui ci riconosciamo. Ma ancor più profondo sembra il senso che queste assumono quando anche conosciamo la vita dell’autore di tali testi. Lo stesso vale per Dio e la Bibbia. Imparare a conoscere le antiche scritture ci può aiutare a conoscere l’autore delle Scritture, ma non facciamone un altro idolo, anche queste possono essere studiate, come fa un anatomopatologo, senza entrare in contatto con il Dio delle Scritture.
Nicodemo, il testo specifica, andò di notte da Gesù. Un dato questo non solo cronologico, ma teologico!
La notte e il buio nelle categorie simboliche giovannee, rappresenta l’ignoranza delle cose divine, la vita nel peccato. Chi fa il male si nasconde nelle tenebre! Nelle tenebre si compiono crimini, ma il Cristo è venuto nel mondo per illuminarlo della sua luce. Nicodemo non sarà malvagio, né ignorante, sembra anche rispettare Gesù, forse crede in lui, ma di una fede troppo debole per ardere di coraggio e di amore. Per illuminare!
In Gv 3:17 si specifica che Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
Si noti come il tema del buio e della luce ritorna mentre accompagna l’atteggiamento pavido di Nicodemo di fronte alla testimonianza della sua fede personale in Cristo. La fede non va nascosta, ma palesata!
Leggiamo in  Giovanni 7:50
47 Perciò i farisei replicarono loro: «Siete stati sedotti anche voi? 48 Ha qualcuno dei capi o dei farisei creduto in lui? 49 Ma questo popolino, che non conosce la legge, è maledetto!» 50 Nicodemo (uno di loro, quello che prima era andato da lui) disse loro: 51 «La nostra legge giudica forse un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quello che ha fatto?» 52 Essi gli risposero: «Sei anche tu di Galilea? Esamina, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta».
Qui la modesta difesa di Nicodemo nei confronti del Maestro tradisce la drammatica realtà! Nessuno neppure lontanamente sospetta che lui creda in Gesù!
Ancor più avvilente è tale affermazione se la si compara con gli amarissimi versetti 42 e 43 di Giovanni 12:
42 Ciò nonostante molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; 43 perché amarono la gloria degli uomini più della gloria di Dio.
44 Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; 45 e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47 Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. 48 Chi mi respinge e non riceve le mie parole ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno.
Giovanni 12
L’ultima volta che incontriamo Nicodemo è  in compagnia di un Cristo morto. Nel testo biblico si ricorda impietosamente che fu “colui che venne di notte” presente per il funerale del Cristo,
“Nicodemo, quello che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch'egli, portando una mistura di mirra e d'aloe di circa cento libbre”.
Giovanni 19:39
Seguire Gesù significa non vergognarsi della sua amicizia compromettente. Seguirlo espone a dei rischi. E’ come camminare nel buio portando luce. È come camminare in luoghi di conflitto quali ambasciatori di pace. E comportarsi da pecore pacifiche in mezzo a lupi rapaci.
Non possiamo restare neutrali in mezzo alle ingiustizie che si consumano intorno a noi. Non possiamo rimanere sugli spalti e tifare senza indossare i colori della nostra squadra, non possiamo tenere nascosto l’amore che abbiamo per Gesù, ma vogliamo gridarlo al mondo con orgoglio, a rischio di dispiacere chi non ama la libertà, la giustizia e la Pace che Gesù vuole donarci!