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IL VITELLO D'ORO

Testo: Esodo 32,1-14

La storia che abbiamo letto ci porta ad incontrare uno dei momenti topici di tutta l'avventura dell'Esodo: dopo la consegna delle dieci parole al Sinai c'è il momento in cui Mosè deve salire, stare quaranta giorni e quaranta notti a ricevere le istruzioni da Dio ...

Come sia arrivato al vitello d’oro un popolo che ha visto aprire il mare, le dieci piaghe, la manna e l’acqua nel deserto e tutte queste meraviglie avvenute grazie a Dio che li ha liberati e difficile da capire.
In un attimo, basta una mezza mattinata di ritardo e dimenticano tutto.
Bisogna dire a loro discapito che il popolo è nel deserto, il lungo della precarietà e della dipendenza; se Dio non provvede non si può sopravvivere
Mose è la guida e aspettano da lui indicazioni.
Dunque, c’è un momento di assenza, manca il punto di riferimento.
Sentono la mancanza di Mose perché vedono in lui la guida dicono quell’uomo che ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto, ma non è Mose che li ha liberati
Già dall’inizio dei tempi emerge il problema delle guide: qui già dall’inizio si vede come la guida non può essere un uomo
Mose ha una relazione importante con Dio ma non è lui il liberatore non è lui che li guida è un tramite.

La prima idolatria che si manifesta è quella di dare all’essere umano il posto di Dio. Le guide non sono Dio. E sempre successo nella storia. Quanti imperatori e dittatori possiamo nominare che sentono e dicono di essere Dio. E questo avviene anche nella chiesa; figure predominanti che prendono il posto di Dio e dicono di essere Dio in terra.
Ma tornando al vitello doro, in realtà il popolo, se leggiamo attentamente non vuole tradire il Signore
Ma qui che emerge il secondo tipo di idolatria. Il popolo perverte l’immagine di Dio. Il popolo ha paura di non avere un pinto di riferimento e che cosa chiede qualcosa che sia visibile che si possa definire e toccare
Viene subito disatteso il secondo comandamento. Mose non ha fatto in tempo nemmeno a consegnare le tavole:
Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso;
Perché questo divieto? Perché Dio non si può ne contenere, ne controllare, ne manipolare.
Invece noi lo vogliamo contenere. vogliamo dirgli cosa deve fare e dove deve andare.

"Israele non cambia Dio, ma non riesce a sopportare l’alterità, la non immediata disponibilità, talora il nascondimento di quello che ha. Dio non viene sostituito, ma rappresentato, reso concreto, visibile e tangibile dal basso. Israele non riesce a vivere senza una raffigurazione, senza una immagine che sia visibile, disponibile, sperimentabile. Forse il termine nostro che più si adatta a descrivere ciò che sta dietro la costruzione del vitello d’oro è quello di proiezione.
Al posto della insostenibile alterità di Dio subentra un’immagine, che è “Dio come ce lo immaginiamo”, come ci può corrispondere, che è a misura dei nostri bisogni, che è raggiungibile, comprensibile, non sfuggente prossimo, che non ci espone ad una inquietante, perché irriducibile, alterità.
Un Tu che ci corrisponde appieno, anziché uno scomodo Tu che ci interpella, che ci sfugge, talora". Daniele Garrone

Infine, il vitello racchiude poi in sé tre idolatrie: Il vitello è un immagine di fertilità
Idolatria effettiva e quindi l’idolatria della famiglia
Ma anche un animale che rappresenta la potenza la forza perché ha le corna
È l’idolatri del potere, e infine è d’oro l’idolatria del denaro.
Dopo la triste storia del vitello d'oro, vedremo oggi quello che avviene come conseguenza: Mosè è sul monte mentre il popolo si perverte in questa perversione così comune, così umana, questo chiedere sicurezza alle cose di questo mondo, all'oro al successo, alla fecondità, tutto quello che poi diventa il padrone del cuore umano, un padrone che è un despota, che schiavizza l'uomo e lo porta alla sfrenatezza. Abbiamo visto che il popolo si lascia andare... e ora cosa succede?
Il popolo si è pervertito non significa perversione morale ma significa Rovesciare delle cose e quindi ha dato un altro senso alla sua storia. Un senso sbagliato dato alla vita, verso ciò che non è vita. Gesù dice nel vangelo di Marco convertitevi cioè tornate nella giusta direzione.

C’è un modo sbagliato di prendere le cose e molto spesso prendiamo le cose nel senso sbagliato. Rovesciando l’immagine di dio dando a dio attributi assolutamente mondani allora arriva la rovina.
Inizia un discorso estremamente importante tra Dio è Mose, Dio dira che dovrebbe sterminare tutti; cioè spiega ciò che è conseguente al peccato d’Israele; cosa dovrebbe accadere.
Mose invece supplica la misericordia. Appena Mose prega per il popolo ricordando a Dio la storia del suo popolo, che lui ha fatto uscire dal paese d’Egitto Dio rinuncia alla distruzione.
Questo pentimento di Dio e un Dio che cambia idea è un atteggiamento ritenuto molto strano. Dio che sa tutto è onnisciente, immutabile, ecc. Come è possibile che cambi idea?
Dio, ha sempre cambiato idea fin dall’inizio.
Con Adamo ed Eva, commutando la loro pena di morte, nel diluvio si è pentito di aver distrutto tutto perché il cuore dell’uomo è incline al male fin dalla nascita, e poi in altri episodi…
Di fronte al male Dio cambia idea perché non vuole punirci, ma redimerci. L’onnipotente vuole stabilire una relazione con l’umanità, una relazione matura fatta di dialogo, amicizia amore. Dio non vuole imporsi con nessuno. La capacità di cambiare idea è legata al suo amore per noi che lo porterà a decidere di farsi uomo e venire ammezzo a noi.
Mose invece sa che il suo popolo e incapace di amare Dio, ma fa appello alla forza di Dio e alla sua promessa per ricordare a Dio che è nella sua forza e non nella nostra forza umana che noi possiamo tenere fede alla promessa.