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IN MEMORIA DI ME

Testo: Deuteronomio 6:4-10,12 8:2,14,18 e 1Corinzi 11:24

Cari fratelli e sorelle oggi parliamo di memoria perché è appena passato il 27 gennaio che è il giorno in cui ricordiamo la Shoah. Il tema del ricordo e della memoria è fondamentale per l’esistenza umana ricordare cosa è accaduto nella nostra storia passata raccontarlo ci aiuta a non ripetere gli stessi errori e tramandare agli altri di non fare le stesse cose. Immaginate, che persino i topi hanno questo meccanismo imparano ad esempio che non devono passare in un certo luogo perché c’è una trappola e lo insegnano ai loro figli. Ma sembra che l’essere umano abbia un problema con la memoria e con il ricordo, infatti, tende a dimenticare. Per questo i concetti vanno ripetuti continuamente.
Per il nostro cervello la costruzione delle memorie avviene attraverso un processo in tre fasi:
1. Acquisizione, che è il processo di archiviazione di nuove informazioni in memoria.
2. Consolidamento, che è il processo mediante il quale i ricordi divengono stabili.
3. Richiamo, che è il processo di rievocazione dei ricordi consolidati.


La fase due il consolidamento cerca di liberarsi di tutti quegli eventi che ci sembrano superflui o drammatici attuando un processo di rimozione. Quindi, se una parte del mio passato mi fa molto soffrire il cervello si annebbia; così il ricordo sbiadito fa meno male, ma anche il disinteresse, oppure, non comprendere la gravità di ciò che è accaduto fa dimenticare le cose. L’essere umano non sopporta la sofferenza cerchiamo di rimuovere tutto ciò che è doloroso. Ad esempio, immagino abbiate notato che quando si parla di un caro che ci ha lasciato usiamo tutte parafrasi: il caro estinto, la buon’anima il defunto, ecc. Per non dire la parola morto. Un chiaro esempio di questo atteggiamento è il continuo tentativo ti estirpare La Shoah dalla storia. Ci sono persone che dicono che la shoah non è mai avvenuta. Ma non è solo un processo di rimozione di avvenimenti luttuosi a causare questo atteggiamento. Anche per l'incessante riempimento della nostra attenzione da parte del flusso continuo delle notizie quotidiane, delle news. In una società mediatica come la nostra, in tempo reale, noi siamo messi in grado di conoscere ciò che avviene in ogni parte del mondo. Le notizie, che riempiono la nostra attenzione, hanno una consistenza effimera, attirano un'attenzione superficiale e del tutto temporanea. Domani altre notizie si sovrapporranno a quelle di oggi. La nostra attenzione, occupata dalle notizie, perde così la memoria.
È incredibile vedere il telegiornale che dice anche oggi sono morti sotto le bombe donne e bambini e subito il servizio con nonchalance parla di notizie effimere il panettone, le ballerine, La nostra società contemporanea è una società senza ricordo, una società che ama l'oblio. Rimozione e oblio, fanno sì che la nostra società smarrisca le radici. Non so se vi mai capitato di conoscere una persona malata di Alzheimer; è terribile vedere che questa persona man mano che dimentica tutto, anche i propri figli, perde contatto con il mondo reale. Così, quando dimentichiamo siamo come una pianta senza radici, non affondiamo più il senso della nostra esistenza nell'evento fondante che sta all'origine della storia. Quando dimentichi qualcosa di significativo, inizi a vivere per ciò che è insignificante”. Dio che ci conosce bene, sia nell’antico che nel nuovo testamento ci chiede all’imperativo di ricordare di non dimenticare. Nell’antico testamento la parola ricordare è la parola Zakar. Per un occidentale, ricordare equivale a “richiamare alla mente cose che non fanno più parte della realtà presente”, Nella tradizione ebraica, invece, “ricordare” significa partecipare qui e ora a eventi importanti del passato che sono vivi nel presente.
Cosa dobbiamo ricordare e tramandare: ce lo ricorda la preghiera più importante della fede ebraica. Lo Shema Israel che è il fulcro della fede ebraico cristiana. Gli ebrei lo insegnano ad ogni bambino e recitato due volte al giorno da ogni uomo o donna devoto. Serve come una difesa pronta in tempi di crisi. Ad esempio, si dice che, durante l'Olocausto, quando gli ebrei furono radunati come bestiame e condotti nelle camere a gas per essere macellati, le parole morenti sulle labbra di molti furono le parole dello Shema: “Ascolta, Israele: Yahweh è il nostro Dio; L'Eterno è uno solo: e tu amerai l'Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze».
Lo shema ci ricorda quattro cose importanti
La prima è che Yhwh è il nostro solo Dio e non ce ne sono altri.
Questo ricordo è importante perché tendiamo a vivere la nostra esistenza mettendo altre divinità al primo posto. I soldi, il potere, noi stessi.
Gesù riprenderà questo comandamento quando risponde al «dottore della Legge che lo interroga per metterlo alla prova chiedendogli quale è il più grande dei comandamenti» (Matteo 22,35-38). La seconda cosa importante da ricordare è che Dio ci ha dato la terra cioè un posto dove vivere, cio significa che tutto quello che abbiamo è grazie a quello che Dio ci ha concesso e donato. La terza cosa da ricordare che Dio ti conduce lungo il cammino anche quando sei nel deserto. Se ci sentiamo soli, anche se tutti ci hanno abbandonato, dobbiamo ricordare di non essere soli, perché Dio è sempre con noi.
È infine dobbiamo ricordare che Dio ci ha liberati, ci ha resi liberi da ogni schiavitù.
Lo shema finisce usando un altro verbo quasi minaccioso: “guardati dal dimenticare” cosa non dimenticare?
Che mentre noi tendiamo a dimenticare Dio, Dio non si dimentica mai di noi.
Gesù riutilizza questo tema del ricordo, nel momento più importante della sua vita; poco prima della morte, durante l’ultima cena ripeterà ben due volte: fate questo in memoria di me.
Gesù, non ci vuole semplicemente raccomandare: «Ricordatevi, non dimenticatevi di me!», «Portatemi i fiori al cimitero», come direbbe qualcuno, ma: «Fate questo per non dimenticare quanto vi amo. Ricordai che ho vissuto per te e che sono morto affiche tu fossi libero. Ricordati che io mi ricordo sempre di te anche quando tu non ti ricordi di me.