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SCELTE

Testo: Esodo, 2:11-25

La settimana scorsa la pastora Antonella Scuderi ci ha parlato dei magi venuti dall’oriente che, seguendo la luce della stella, hanno potuto vedere e adorare il bambino Gesù e offrirgli doni.
Il seguito del racconto è che quei sapienti avrebbero dovuto avvertire il re Erode di dove si trovava quel bambino perché Erode voleva ucciderlo, così come aveva ordinato la strage di tutti i bambini maschi nati all’epoca di Gesù.
La figura di Mosè è veramente affascinante.
Trovo che sia un parallelismo interessante la strage di bimbi neonati al tempo di Re Erode e il racconto singolare di come Mosè, di cui abbiamo letto un testo di quando era ormai adulto, sia scampato da neonato, per un caso singolare, al decreto del faraone che voleva uccidere tutti i bimbi nati da donne ebree.
Mosè poi fu allevato proprio nel palazzo dello stesso faraone, salvato dal fiume dalla figlia del re.
Dunque qui Mosè è ormai adulto. Pensiamo che abbia avuto un’ottima educazione e che a tutti gli effetti sia ormai un egiziano.
Il nome MOSE’ significa “tratto dalle acque”; che strano nome e ci chiediamo se questo nome gli fosse stato spiegato. Come avrebbero potuto spiegarglielo? In qualche modo avrà saputo e si sarà reso conto di essere egiziano solo di adozione ma di essere ebreo con una storia di inimicizia e di odio nei confronti del popolo egizio.
L’inimicizia e la contrapposizione, ma anche l’ingiustizia e l’oppressione tagliano di netto la sua personalità così che la violenza che anticipa la sua nascita riesplode prepotente in lui da adulto.
In questa sezione della sua storia troviamo tre episodi che inizialmente ci possono lasciare perplessi per la violenza che raccontano ma che illustrano la vocazione di Mosè come liberatore degli oppressi, come persona che mette al primo posto la giustizia nei rapporti fra gli esseri umani. In questo senso sarà poi considerato l’esempio dell’uomo che cammina con Dio pur avendo compiuto degli atti poco belli, qui anche un omicidio.
Il primo episodio riguarda la difesa di un povero schiavo torturato da un aguzzino egiziano. Mosè protegge il malmenato e uccide l’oppressore. Certo rimaniamo perplessi leggendo di un omicidio da parte di Mosè.
Ma abbiamo prima letto nell’epistola di Paolo agli Ebrei vediamo che questo evento viene interpretato come una scelta compiuta per fede. La scelta è per l’Iddio della giustizia contro gli idoli che esigono il sacrificio della vittima innocente. Troviamo in questo primo episodio una specie di indicazione del futuro: Mosè libererà il suo popolo. Adesso agisce per conto suo ma in futuro, chiamato da Dio e inviato con la sua autorità, sfiderà Faraone, gli idoli dell’Egitto per diventare il liberatore degli schiavi. Questo primo racconto contiene il futuro. Mosè ha fatto una scelta. Come abbiamo detto una scelta per fede.
Il secondo episodio riguarda la difesa di un oppresso che è malmenato da un altro schiavo.
La conclusione della scena anche qui è drammatica.
Mosè fino ad ora ha fatto tutto mosso dal suo stesso spirito che si ribella di fronte all’oppressione degli schiavi e fa una ancora una volta una scelta personale, non perché chiamato o inviato da Dio. Non ancora. Affianca gli oppressi anche del suo popolo quando ad opprimere è uno del suo stesso sangue.
Anche in questo caso la nostra Epistola interpreta la decisione di Mosè come una scelta: via dall’egitto non c’è spazio nella terra degli idoli per chi vuole seguire il Signore.
Anche qui abbiamo un’anticipazione del futuro. Mosè accorre a Madian, il territorio presso il Sinai abitato da nomadi.
Il terzo episodio è ancora una difesa dell’oppresso, in questo caso delle ragazze pastorelle che sono scacciate dal pozzo dai pastori malvagi.
Mosè non riesce a trattenere questi impulsi di giustizia, ribellione di fronte al sopruso. Oltre ad ogni ragionevolezza reagisce sempre contro le ingiustizie.
Nella scrittura la giustizia significa in realtà “giusti rapporti”, le relazioni tra gli esseri umani devono essere fondate su un giusto rapporto o relazione. Dio stesso è il garante della giustizia e Mosè fa emergere inconsciamente in questi tre episodi la sua vicinanza a Dio dimostrando che l’opera divina è già presente in lui disegnando il futuro.
Ci vorranno molti anni, un lungo esilio, prima che la lacerante personalità del nostro eroe biblico trovi una sua definizione. Trascorrerà quaranta anni come pastore di pecore nel deserto impervio di Madian.
La sua scelta di giustizia lo porta vicino a Dio, che sente come lui, e agisce come Dio facendosi garante della giustizia. Dio gli rivolgerà la chiamata proprio in quelle terre di Madian, presso la grande montagna che sarà chiamata Sinai.
Cosa ci insegna questo testo?
Mosè si dimostra un anticipatore di Gesù: da principe, a schiavo, da Dio a uomo; da potente a impotente servo; da Dio onnipotente a crocifisso impotente che muore davanti a Dio e agli uomini. Oggi più di 950 milioni di esseri umani mancano di ciò che è elementarmente necessario per la vita. Milioni sono le vittime delle violenze, delle guerre civili, del più totale disprezzo oppure muoiono di fame o per mancanza di servizi sanitari di base. Nel mondo la sacralità della vita è minacciata in molti modi. Anche nei paesi ricchi e industrializzati va costantemente crescendo il numero delle persone che vivono sotto il livello della sussistenza.
Si tratta sempre di scegliere: scegliere se conformarci e stare dalla parte dei prepotenti e oppressori, accettandone le categorie mentali, culturali e religiose, o scavare, lottare, testimoniare la nostra fede per far emergere quell’anelito si speranza a cui la fede appunto ci rimanda.
Si tratta di scegliere tra le protezioni della propria casa e il coinvolgimento nelle miserie che troviamo nelle strade delle nostre città.
Una vita nuova comincia con un SI’ ma la strada che ci attende è molto lunga e piena di difficoltà e ostacoli.
La passione per la giustizia avvicina l’uomo a Dio, ci identifica. Non ci permette di adeguarci completamente al mondo, ci fa essere “diversi”. Resistere si può. E’ possibile contrastare le forze malefiche che ci circondano lasciando che Dio risvegli in noi la memoria del suo piano di salvezza per noi e ci affidiamo alla sua guida e alla sua Parola.
Questo è l’unico possibile cammino, pur se molto difficile, per raggiungere la terra promessa. Che il Signore ci aiuti in questo cammino.