Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

ARRIVO DEI RE MAGI

Testo; Matteo 2,1-12

Ieri c’è stata l’epifania è un giorno poco sentito, ma in realtà è molto importante per le feste cristiane. Epifania è una parola che viene dal greco e vuol dire: "manifestazione". In questo giorno celebriamo la certezza che il Signore Dio manifesta il suo Amore ad ogni persona, cioè si fa vedere e conoscere agli uomini e alle donne di ogni parte del mondo senza distinzione; tutti i popoli e le culture vengono accolte.
Sono, i famosi Magi, a far si che questo avvenga andando a cercare il Messia. Ci sono molte leggende che sono nate intorno a queste figure, ma in realtà il testo biblico non ci dice un gran che di loro.
Nella Bibbia i Magi non erano tre e non erano Re, ma sapienti che scrutavano il cielo per trovare Dio. Una leggenda li associa a una vecchina riluttante che poi divenne la Befana che porta i doni ai più piccoli. Un'altra leggenda armena vuole che i Magi fossero fratelli e riferisce i loro nomi: Melkon, che regnava sui Persiani; Baldassarre, il secondo, sugli indiani; Gaspare, il terzo, possedeva il paese degli Arabi. Nelle catacombe di santa Priscilla a Roma c’è un affresco che li dipinge di vari colori: uno bianco, uno giallo e uno nero a rappresentare tutti i popoli.
La storia invece narra che nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio a Milano, dove erano state portate le salme dei Magi e se ne impossessò. Nel 1164 Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, le sottrasse e le portò nella cattedrale della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate. Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie: il 3 gennaio del 1904, l’Arcivescovo Ferrari fece collocare in Sant’Eustorgio alcuni frammenti ossei in un’urna di bronzo con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum».
Sicuramente, come quasi tutte le reliquie, non appartengono ai veri Magi, ma comunque nella tradizione qualche pezzetto è proprio qui a Milano. Al di là delle leggende, per gli storici i «Magi» sono sacerdoti del culto di Mitra che circolavano nel Vicino Oriente e si occupavano di astrologia. Rappresentano una casta sacerdotale dei Medi, che adottò lo zoroastrismo ed erano anche monoteisti, cosa rara all’epoca.
Come dicevo, essi scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita.
Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».
E così che la Chiesa li ha sempre considerati come simbolo dell'uomo che si mette alla ricerca di Dio: Loro sono stati capaci di vedere il segno di Dio, una stella che si muoveva in Oriente verso l’occidente, non hanno indugiato, hanno seguito la stella iniziando un viaggio lunghissimo 1200 chilometri a piedi se presupponiamo ad esempio che partono dall’Iran.
Un viaggio difficile ricco d’imprevisti, d’incontri anche difficili. Ci viene, infatti, raccontato l’incontro con Erode; “Erode il grande”, che nonostante le nefandezze di cui si macchiò, era veramente capace; ha tenuto testa ai grandi di allora, senza sfigurare: e si trattava di personaggi che hanno riempito le pagine dei nostri libri di storia, come Pompeo, Antonio, Cleopatra e naturalmente il grande Augusto! È con simili protagonisti che Erode ha dovuto confrontarsi! Purtroppo, questo straordinario personaggio pensava di avere diritto anche ad essere… eterno: non sopportava l’idea che un altro prendesse il suo posto. Per questo, uccise non solo i soliti rivoluzionari, ma anche le persone della sua cerchia, compresi i familiari più cari, che la sua mente malata dipingeva come cospiratori e artefici di congiure. Non esitò perciò a far assassinare il vecchio sommo sacerdote Ircano II, il figlio del medesimo, Aristobulo, il quale era anche fratello di una delle sue mogli, Mariamne, a sua volta fatta uccidere, nonostante le fosse profondamente affezionato, insieme a due suoi figli, Alessandro e Aristobulo; come se non bastasse, pochi mesi prima di morire, fece trucidare il figlio maggiore, Antipatro, sospettato di avere ordito una congiura a suo danno. È al palazzo di questo personaggio che i Magi bussarono per chiedere notizie del neonato re dei giudei (Mt 2,2)! Il vangelo di Matteo, che riporta la notizia, ci informa che Erode ne fu sconvolto e, aggiunge: “e tutta Gerusalemme con lui” (Mt 2,3)! Erode teme fortemente Gesù, teme l’arrivo del messia e più tosto che cedere il posto a Dio cercherà di ucciderlo. Potete immaginare quanta arroganza in quest’umo: crede nella profezia, sa che Gesù è mandato da Dio stesso; eppure, lo odia profondamente. Perché tanto odio verso questo Gesù? Perché Gesù sconvolge le vite; anche le nostre. Ci chiede di pensare in modo diverso, ci invita ad esercitare il nostro potere attraverso l’amore, e non attraverso la violenza ci chiede di fondare la nostra ricchezza nel bene e non nelle cose materiali. È difficile accettare di trasformare i propri valori, di lasciare le proprie certezze. Ma in quel palazzo non c’è solo lui; altri personaggi hanno un comportamento assai strano: i capi dei sacerdoti e gli scribi.
Mi stupisce il fatto che né il re, né i sommi sacerdoti né tanto meno gli esperti della Scrittura, cioè gli scribi, si preoccupino di capire fino in fondo quello che sta accadendo. Ma come? arrivano dei sapienti da lontano che affrontano un lungo viaggio, chiedono aiuto e illuminazione, e quando finalmente si capisce che la risposta alla domanda dei magi è nelle Scritture, nessuno a Gerusalemme le prende sul serio. Quanto è ancora vero tutto questo. E quante volte le Parole di Dio che sono nella Bibbia ci scivolano via. Gli scribi non hanno trovato il segno perché non lo cercavano più, si erano abituati allo status quo, e come quando dopo tanti anni che siamo credenti non riusciamo più ad avere l’entusiasmo delle cose di Dio. E così accade anche a noi che i lontani si avvicinano, i vicini si allontanano. I pagani raggiungono le vette più alte della fede, i presunti credenti piombano nei bui meandri della diffidenza.
I magi invece, quelli che noi dovremmo imitare, chiedono aiuto perché non capiscono più dove devono andare. Succede spesso che, dopo un lungo periodo, dopo aver compiuto scelte anche importanti, domandiamo a noi stessi e agli altri dove dobbiamo andare, perché quella stella che abbiamo visto prima di partire, ora si è nascosta. E abbiamo bisogno dell’aiuto delle scritture per ritrovare la strada.
Credono nelle scritture, cercano i segni di Dio e continuano a camminare, perché cercano la verità.
Rappresentano, per questo, il cammino del credente che è sempre alla ricerca arriva li dove si ferma la stella.
Infatti, giungono a Betlemme. Il testo dice al verso 10 Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Perché trovarono la vera luce in quel bambino; il Salvatore del mondo intero.
Perciò quale è l’invito che ci rivolge la festa dell’Epifania?
È l’invito ad iniziare questo nuovo anno cercando sempre di seguire quella luce che porta a Dio, è l’invito a non vivere una vita come se Dio non ci fosse come fecero gli scribi o peggio a contrastarlo come fece erode.
Oggi siamo chiamati a percorrere ancora una volta questo cammino per arrivare alla luce.