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IL BANCHETTO

Testo: Luca 14,12-24

<La memoria storica di Israele sa bene che cosa vuol dire la strage di bambini, è il punto più alto della vendetta: è stata la sua invettiva contro Babilonia ( beato chi afferrerà  i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra) , il suo ricordo della distruzione di Ninive, la città sanguinaria ( anche i suoi bambini furono sfracellati) , l’oracolo su Samaria (Periranno di spada, saranno sfracellati i bambini) ed è il miraggio  di una vittoria che , attraverso i piccoli , si proietta sul futuro . > (Raniero La Valle)
 E’ questo l’orrore che ora Israele e il popolo palestinese sperimentano dopo la crudele strage del 7 ottobre e dopo il bombardamento dell’ospedale evangelico di Gaza , prima battista e poi anglicano,  e dove neonati e  bambini innocenti sono stati  sfracellati dalle bombe  . Questa la cruda realtà inimmaginabile di oggi .
Non c’è nessun uomo che stia  preparando una cena .  Non c’è nessun banchetto. Nulla è pronto.  Non ci sono invitati. Ci sono i tuoi amici, i tuoi fratelli, i tuoi parenti , i vicini ricchi . Ci sono i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi. Ma ciascuno di questi gruppi di persone, singolarmente o collettivamente considerate,  ben separati  dagli altri, vivono la separazione come mito fondativo paradigmatico  del nostro caro Occidente (R Mancini) foriero  di inimicizia,  di odio , di violenze , di guerre e di crimini contro l’umanità .
Il regime della separazione impone l’assenza di relazioni tra i popoli, tra “noi” e gli “altri”, visti e trattati come nemici. Anche la chiesa è attraversata da secoli dalla separazione. L’altro non è mio fratello o mia sorella rispetto a cui io sono responsabile. No. L’altro è il nemico da cui diffidare, da tenere distante , da abbattere, il nemico da eliminare.
Nell’evangelo di Giovanni al capitolo 4,  dedicato all’incontro di Gesù con la donna samaritana,  sorpresa dalla richiesta di Gesù di bere un pò d’acqua prelevata dal pozzo di Giacobbe, troviamo questa espressione: <Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani.>  Gesù le risponde: < Se tu conoscessi il dono di Dio  e chi è che ti dice “ Dammi da bere” tu stessa gliene avresti chiesto , ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva> ( Giovanni 4 , 9-10) . E’ la risposta che va dritta al cuore del problema : Conoscere Gesù è la via maestra  per osare la pace tra i popoli mettendoli in relazione e rompere così le catene del regime di separazione che paralizzano i popoli ,  le nazioni, le persone, le chiese e  i/le  discepoli/. Conoscere Gesù è  la chiave per aprirsi alle relazioni e rinnovarle.  Va qui ricordato particolarmente il pianto  di Gesù su Gerusalemme e le sue parole: “ Gerusalemme, se tu conoscessi cosa giova per la tua pace”.
L’umanità non si è mai trovata a vivere quello che sta vivendo oggi. Il mondo è seriamente  minacciato . Lo spettro di una terza guerra mondiale , una guerra atomica , sta dietro ogni conflitto armato  in cui ciascuno dei governi in guerra, testardamente mette al primo posto il oroprio prestigio e il proprio potere. In tal modo  il futuro rischia di aprirsi a soluzioni mortali. Il presente ospita una grandissima  riserva d’odio, una pazzia radicale armata che vuole impedire la cura delle relazioni tra i popoli; impedire una postura eretta di fronte al potere.  Nel nostro tempo di durezza,  l’uso della forza assume il ruolo di sovrana regolatrice dei rapporti  tra i popoli. E ciò avviene soprattutto come conseguenza dei nazionalismi e dei fondamentalismi. Non c’è posto per Gesù, come non c’era nell’albergo il giorno della sua nascita  (Luca 2,7). < Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto> (Giovanni 1, 10)  Non  c’è posto per i poveri, non c’è  posto per gli storpi,  non c’è posto per i ciechi e non c’è posto per gli zoppi. Pensiamo a cosa è  accaduto durante la pandemia: i paesi occidentali,  grazie alle conoscenze scientifiche  e tecnologiche e ai finanziamenti  alla ricerca , hanno potuto sviluppare un sistema evoluto  di vaccinazioni che  ha salvato intere popolazioni occidentali, ma che  non è  stato  condiviso con i paesi più  poveri della terra , in particolare con l’Africa, dove la mortalità da covid ha raggiunto i 7 milioni di persone .
E’  questo il mondo  a cui oggi la chiesa ha il compito di proclamare il regno di Dio , di farlo conoscere, così come  Gesù  lo ha proclamato  . Nelle sue parabole Gesù rivela Dio che redime l’umanità nella croce del figlio Gesù Cristo. E lo fa anche in questa parabola .
Il contesto della parabola è un banchetto , cui Gesù,  mentre è in viaggio verso Gerusalemme,  partecipa presso “uno dei capi dei farisei” , il cui unico fine era quello di accusarlo di violazione della legge. È sabato e davanti a lui c’è un uomo idropico bisognoso di guarigione. Dopo aver interpellato i presenti su che cosa sia lecito in giorno di sabato, Gesù lo guarisce e lo licenzia.
Si tratta di un banchetto voluto certamente  da una persona ricca,  benestante, che imbandisce una cena invitando molte persone di alto rango . Una cena “in” di alto livello, una cena tra “l’elite “ della società,  si direbbe oggi. Ma contrariamente  a quanto il padrone di casa si attendeva , gli invitati  ad uno ad uno   vengono meno. Ognuno di loro presenta le sue scuse e se ne va a curare i propri interessi. Scuse non  tutte comprensibili e giustificabili . Il padrone di casa, tuttavia, insiste nel suo intento   ed estende il suo invito a “poveri, storpi, ciechi e zoppi” (v. 23), cioè agli    emarginati , agli ultimi, a coloro che sono scartati dalla società.
Per Luca, attorno alla tavola bandita da Gesù Cristo, il Signore, i  credenti sono in ascolto del suo insegnamento in memoria  del Cristo morto e risorto e presente in mezzo a loro. Se la Santa Cena  è il luogo  in cui l’amore di Dio   si manifesta  con particolare evidenza, allora gli invitati  sono quelli che a causa della loro povertà e  incapacità a contraccambiare possono solamente ricevere gratuitamente, senza merito alcuno.  Questa è la logica di Dio . Una logica che per amore del mondo,  dona gratuitamente  la salvezza senza alcuno “do ut des” dei club privilegiati che selezionando le persone sulla base di interessi e vantaggi,  respingono quelli rimasti fuori con i barconi per attraversare il mediterraneo ; quelli sotto i Tir. particolarmente giovani, o quelli che si incamminano a piedi lungo i binari dei treni e che vengono a rubarci il lavoro, a violentare le nostre donne, a vivere da clandestini . Questa la logica perversa del mondo .
Dio, invece,  viene in Gesù con un’altra logica, quella della gratuità. È Dio il padrone di casa che apre un banchetto  per tutti gli esclusi della terra. Nella sinagoga del suo paese, Gesù definisce il suo programma con le antiche parole di Isaia (60,1):“Lo Spirito del Signore è sopra di me; perché mi ha unto  per evangelizzare i poveri; mi ha  mandato per guarire quelli che hanno  il cuore rotto , per proclamare  la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi  e per predicare l’anno accettevole del Signore” (Lc 4,18-19)
La logica di Dio , la logica della gratuità , non si nutre della logica del calcolo, del vantaggio, del proprio interesse, ma vive della logica della libertà che non cerca alcun interesse per sé ma cerca anche quello degli altri (Filippesi 2,4). Ma, purtroppo, siamo anche noi così condizionati dallo spirito mondano dell’interesse proprio che consapevolmente o inconsapevolmente applichiamo nella nostra vita la logica del calcolo per realizzare il proprio tornaconto,  come se “il cielo fosse vuoto”, canta una canzone di Cristiano de André. I vangeli , compreso quindi quello di Luca , affermano  invece in più parti la presenza materna e paterna dell’Eterno nell’alto dei cieli. Nella narrazione lucana, però, va ben oltre il cielo. Leggendo infatti la stupenda parabola del figlio prodigo (Luca 15,11-32) scopriamo il fatto che l’Amore scaccia la paura e non si arrende. Non esiste un essere umano che possa essere escluso dall'Amore perché la gioia del Regno è un dono gratuito per tutti.
Ha scritto  Dietrich Bonhoeffer “Chi nella sua vita ha provato una volta la misericordia di Dio, non desidera che servire. Non lo attira più l’alto trono del giudice; egli vuole vivere in basso con i miseri e gli umili, perché Dio lo ha trovato lì in basso”.
Abbiamo iniziato questa meditazione con la strage dei bambini , mi piace qui concludere con un ricordo della mia infanzia.  Ricordo con particolare nostalgia  che a Lentini , il mio paese di nascita, era usanza negli anni 50 di invitare tutti i bambini e le bambine a una grande tavolata , a un banchetto appunto, per la festa della c.d. <mustachedda> La “mustichedda”, da Mustika/Mystiká = è un boccale di argilla quadrilobato riempito d’acqua che così si manteneva fresca. Tutti i bambini erano invitati a una grande tavolata che si sviluppava per tutta la lunghezza della strada. Una tavolata composta da diversi tavoli variopinti che le mamme mettevano a disposizione. In quel giorno mangiavamo il pane  fresco  profumato con i semi di sesamo dopo averlo inzuppato nell'acqua freschissima della “mustichedda”, inghirlandata con rametti di basilico e sedano. Le mamme  ma anche i nonni e le nonne servivano a tavola.  Ma la cosa che più colpiva era il vocio intenso  e gioioso di bambini e bambine che aspettavano gli amici e le amiche che si sperava potessero unirsi a loro. Perciò, c’erano sempre alcuni posti ancora da occupare. Questa immagine mi ha sempre accompagnato e quando leggo la parabola del gran convito , il versetto 22  mi riapre la speranza  nel cuore:  < Signore, si è fatto come hai comandato e c’è ancora posto.>
<E il signore disse al servo : Va ‘ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare , affinché la mia casa sia piena . Perché io vi dico  che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena>