Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

MI AMI TU?

Testo Giovanni 21:15-19

È appena finita l’estate, ma il vangelo di oggi ci conduce in riva al mare (o al lago, tanto per intenderci…).
Nel momento precedente al dialogo tra Gesù e Pietro addirittura troviamo una bella grigliate di pesce.
Ci viene un po' di nostalgia dell’estate; qualche passo insieme sulla spiaggia, il sole, nel testo che abbiamo letto che è da poco sorto; perciò, nessuno rischia un’insolazione. Si vedono delle barche, pescatori che lanciano le reti, si percepisce forte il profumo di salsedine…
Quante estati, quali sapori, odori e amori questa scena ci fa tornare alla mente! Anche il dialogo di Gesù con Pietro sembra quasi un discorso estivo
Mi ami tu? Mi ami tu?
Chi ha dalla mia età in su si ricorda di quella pubblicità del telefono: Mi ami, ma quanto mi ami? E ancora, mi ami, ma quanto mi ami…
È la classica domanda che si fanno ossessivamente gli innamorati, più e più volte!
Sembra quasi che Gesù sia incerto, voglia avere certezza dell’amore di Pietro, sente il bisogno di sentirsi dire ti amo.
Perché tanta preoccupazione? Ha Dio bisogno dell’amore di Pietro?
Pietro che aveva ricevuto la sua chiamata proprio sulla spiaggiai tre anni prima ora di nuovo si trova sulla spiaggia all’epilogo della sua storia d’amore con Cristo. Dopo il tradimento, la fuga ora deve affrontare i suoi fantasmi se vuole andare avanti. E scoprirà che ogni fine può corrispondere a una rinascita e a un nuovo inizio.
Quella notte Pietro era andato a pescare, porta con sé anche gli altri discepoli; senza il maestro si ritorna a pescare; alle vecchie abitudini, ma con nessun risultato. Tornano sulla spiaggia ancora una volta sconfitti i discepoli. Senza pesce, senza nutrimento materiale e spirituale; tutto sembra fallito. È in questo contesto, così triste che Gesù farà la sua apparizione.
Vedono una figura sulla spiaggia e Giovani, quello che sempre capisce per primo, riconosce Gesù. È Pietro, però, che con il suo carattere impetuoso corre è pronto a gettarsi e raggiunge Gesù sulla spiaggia per primo, ma quando arriva non dice una parola.
Simone, aveva fatto molti errori, tutta la sua vita, era stata tribolata, proprio per via del suo carattere impetuoso.
Prontamente aveva tagliato l’orecchio ….; prontamente si era gettato in acqua, ma era affondato; prontamente aveva detto costruiamo delle tende perché non aveva capito la missione di Cristo; prontamente aveva ripreso il Signore. Il tradimento era stato l'ultimo grosso errore. Povero Pietro! L’apostolo disposto a morire per il Maestro ha misurato il proprio fallimento, il proprio limite. Credeva di amare Gesù di un amore travolgente, ma nel cortile del Sinedrio una serva ha mostrato l'inconsistenza
2
del suo amore... Che vergogna profonda si prova quando si tradisce qualcuno che si ama. Possiamo immaginare che quel tradimento aveva fatto emergere con chiarezza in lui il senso di quanto fosse umanamente debole.
Ecco come ci sentiamo a volte anche noi credenti: pronti a servire Dio, ma quando non ci sentiamo all’altezza del compito cominciamo a perdere sicurezza in noi stessi, nella chiamata che ci è stata rivolta e come Pietro abbiamo la tentazione di andare pescare, perché sentiamo che la vecchia vita ci da sicurezza.
Cosa si agitasse nel suo animo non ci è dato saperlo, sicuramente avrebbe voluto giustificarsi, ma come vi dicevo nessuna parola esce dalla sua bocca.
È Gesù a fare il primo passo. Innanzi tutto, li nutre! Il gesto meraviglioso quello di sfamare chi è stanco e torna da una notte di lavoro inutile, ha un grande significato simbolico.
Dio che ti sfama fisicamente perché il cibo ha un grande potere consolatorio, riappacifica l’animo e la mente. Io che sono considerata generalmente una persona tranquilla provate a non darmi da mangiare quando ho fame!
Ma Gesù ha anche l’intenzione di sfamare Pietro spiritualmente. Lo chiama per nome: «Simone...» Ora spesso quando chiamo le mie figlie le chiamo con dei vezzeggiativi: Giulietta, tesorino, Ginevrina, ma quando sono arrabbiata le chiamo con il loro nome
Chissà che brivido è sceso sulla schiena del discepolo sentendo il suo nome. Avrà pensato ora che rimprovero prenderò!! Simone «...mi ami tu?». Chi si sarebbe mai aspettato questa domanda?
Pietro ha bisogno di essere riscattato e Gesù lo sa. Tre volte aveva rinnegato Cristo e tre volte gli viene proposta la stessa domanda per tre volte gli viene chiesta una dichiarazione d’amore.
Simone, mi ami?
La lingua greca è piena di sottigliezza che la traduzione italiana in parte tradisce. In greco esistono tre modi per indicare l'amore. Molti di voi, vecchi nella fede lo sanno già, Agape che è l’amore di Dio, Fileo che è l’amore fraterno e Eros che è l’amore passionale. Le prime due volte Gesù chiede a Pietro: «Mi ami di amore grande?» quello ideale, quello legato all'esperienza di Dio. Usa il verbo agapao e Pietro risponde, sconsolato: «Ti amo di amore di amicizia».
Pietro risponde con un altro verbo, quello più umile fileo il verbo dell'amicizia e dell'affetto: ti voglio bene.
Anche nella seconda risposta: si Signore tu sai che ti voglio bene usando di nuovo fileo
Pietro mantiene il profilo basso di chi conosce bene il cuore dell'essere umano: ti sono amico.
Pietro è consapevole che il suo è un amore limitato, difettoso e non ha più il coraggio di fare grandi dichiarazioni d’amore.
Tutto sembra molto triste non c’è via d’uscita
Ma alla terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù adotta il verbo di Pietro, usa il fileo Gesù si abbassa, si avvicina, lo raggiunge là dov'è: Simone, mi vuoi bene? Fileis me?.
Ancora una volta Dio si abbassa alla statura dell’umano! Giovanni 4,19 Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.
Cristo accetta le nostre debolezze, siamo noi che dobbiamo essere pronti ad accettarle. Pietro lo farà nel momento in cui dirà: «Signore, tu sai tutto». Tu conosci chi sono ! Su di me non ho più nulla da dire tu sai che ti voglio bene.
3
Come servitori e servitrici di Dio Non saremo sempre pronti, sbaglieremo, ma Dio accetta i nostri limiti. Non ci sono scuse che reggono; siamo stati chiamati e chiamate ha un grande compito pascere le pecore cioè a nutrirle della parola di Dio. Gesù Incalza per tre volte su Pietro pasci le mie pecore con un imperativo. Pietro ora che hai consapevolezza del tuo limite ora che hai sperimentato e accettato il fallimento nella vita puoi essere un buon pastore che non giudica, ma sa farsi vicino alla pochezza umana ristabilendo le persone dando loro una nuova prospettiva di vita.
Questo dialogo straordinario tra Gesù e Pietro ci dice molto e ci incoraggia molto perché ci fa profondamente capire che l’amore di Cristo viene in contro alla nostra debolezza, alla mia debolezza, alla tua debolezza; non c’è giudizio, né rimprovero in queste parole, ma l’accettazione del limite e l’incoraggiamento a proseguire.
Anzi c’è implicitamente l’invito più onesto a riconoscere e abbracciare i nostri limiti come doni, strumenti efficaci per l’opera di Dio.