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Saluto e Vangelo

La riflessione che oggi condivido con voi è sul saluto e prende le mosse da una esperienza molto personale.

Qualche giorno fa una persona a me molto vicina era molto rammaricata per il fatto che sua figlia era partita per ritornare a casa sua in un'altra città e lei non ricordava che l'avesse salutata. I problemi di memoria ormai erano per lei acclarati da tempo ma la dimenticanza del saluto di commiato rappresentava per lei una grandissima perdita. Una perdita che provocava angoscia e smarrimento.

Cos'è dunque il saluto? Quali significati ha? Perché è così importante?
Il saluto è un atto, un gesto, spesso accompagnato da delle parole con cui si manda un messaggio di accoglienza e riconoscimento verso qualcun altro quando lo/la si incontra o quando si prende commiato da lui/lei. I gesti e le parole non sono i soli veicoli di significato, ci sono le espressioni, gli sguardi, ci sono insomma tanti modi di salutare. E c'è la possibilità anche di non salutare o non rispondere a un saluto. E poi ci possono essere parole di saluto che sono accompagnate da gesti o espressioni che negano il significato positivo di accoglienza, cioè le parole si dimostrano in questo caso soltanto formali e non sincere.

Il saluto è una delle prime cose che si insegnano ai bambini e alle bambine. E' una prassi antichissima diffusa ovunque nel mondo ed ha tantissime varianti. Non solo, ma i saluti cambiano anche nel tempo. Alcune volte un tipo di saluto è imposto dall'alto, come avvenne al tempo del fascismo con il saluto romano. Lo si doveva fare come segno di sottomissione al regime, come atto di conformismo. E anche le divise fasciste avevano quel significato. Sottomissione al regime, conformismo, accettazione delle sue regole. Chi non si adeguava era sotto tiro. Ne pagava le conseguenze.
Un altro esempio di rapporto fra vestito e saluto nella scena di un famoso film in cui una persona incaricata di fare le pulizie in un grande ufficio si mette la divisa degli addetti a quel servizio e poi dice: "Quando ci mettiamo questa divisa, diventiamo all'istante invisibili". Questo voleva dire per esempio che nessuno li salutava più. E se nessuno ti saluta tu non esisti, sei una cosa senza importanza, la tua esistenza non fa alcuna differenza nel mondo.

  Uno dei significati simbolici del saluto è dunque la differenza di classe fra le persone. Salutare un re o il papa può essere molto diverso che salutare un'amica. Mi sono imbattuto con un saluto che nel '500 Erasmo da Rottendam rivolgeva al re (?) e superiore dell'ordine domenicano in questi termini:

 Al magnifico Signore, all’aurea luce delle sette arti liberali, corona radiosa dei teologi, eterna luce della religione, Espero dell’ordine dei Domenicani, tesoro del vecchio e del nuovo Testamento, fustigatore degli eretici, chiarissimo specchio di ogni eroica virtù – al nobilissimo padrone, al Signor maestro, bacia i piedi in segno di saluto, il più infimo discepolo e umilissimo servitore della Sua Maestà!”

Oggi non troveremo più saluti come questo, tuttavia anche oggi il saluto può indicare deferenza, sottomissione, senso di inferiorità. O al contrario può indicare superiorità. Chi è considerato inferiore in molte culture deve salutare per primo e il saluto essere ossequioso. Come? Con un inchino o un baciamani per esempio o con la postura del corpo o la scelta delle parole. Chi invece è superiore può anche non rispondere al saluto.

Comunque il simbolismo più importante nel saluto è il riconoscimento. Salutando una persona io riconosco che questa persona c'è, esiste, la vedo, le dò il benvenuto, ne riconosco l'impatto sul mondo.

E il saluto di commiato? Quello cioè con cui prendiamo congedo da qualcuno?
Anche quello è importante come abbiamo visto dall'esempio iniziale. E' importante perché salutando si riconosce l'importanza del rapporto che lega le due persone. Il saluto rassicura che tale legame sussiste e sussisterà anche da lontano. Andarsene senza salutare invece può connotare che il rapporto è incrinato, non c'è più, e che questo possa preludere al non più incontrarsi.

E il Vangelo che dice al proposito del saluto?
Dice molte cose, noi ne riprenderemo solo tre.
Il saluto come benedizione
Il saluto dei nemici
Il saluto di Gesù.

Il saluto come benedizione
A un certo punto Gesù mandò i suoi discepoli davanti a lui per preparare la strada e disse loro:
3 Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. 4 Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per via. 5 In qualunque casa entriate, dite prima: "Pace a questa casa!" 6 Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui; se no, ritornerà a voi.
(Luca 10, 3-6)
Il saluto in questo caso equivale a una benedizione. La persona che saluta porta con sé il bene messianico della pace. Pace - Shalom non è una parola soltanto ma ha una sua solidità. Mentre saluti porti insieme alla parola anche te stesso come testimone della pace che annunci. Pace che può essere accolta o anche rifiutata. Ma il saluto che Gesù ci affida è un saluto solido, una pace da condividere, pace con Dio, pace fra umani. Come? Con la vita.

Il saluto dei nemici
Nel sermone sul monte Gesù dice:
43 Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? 47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? 48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.

Cioè il saluto è addirittura inserito nel comandamento dell'amore per il nemico!!! Quindi il saluto è impegnativo, può rappresentare l'adempimento dell'amore per i nemici.
Questo però se siamo sinceri lo comprendiamo abbastanza bene. Quante volte abbiamo sentito dire (o magari l'abbiamo detto noi stessi) frasi come queste: “Sai Tal-dei- tali non mi saluta più, appena mi individua da lontano fa finta di non vedermi, gira la testa dall’altra parte con disinvoltura. Semplicemente per lui  non esisto. E allora anche io ho deciso di fare così, non lo saluto più”.
Ma come abbiamo visto il saluto veicola molto di più di un gesto convenzionale. Il saluto può essere rivoluzionario. Un saluto è rivoluzionario quando non è indirizzato soltanto ai nostri amici, alla nostra cerchia di pari confermando i recinti in cui la società è organizzata. Un saluto rivoluzionario non è rispettoso delle gerarchie, non è ossequioso del potere costituito. Può essere un'apertura di cuore, può costruire relazioni dove queste non esistono più o non esistono ancora. Un saluto può essere uno sguardo aperto all’altro diverso da me. Un saluto riovluzionario è un saluto che spiazza perché anticipa e rompe gli schemi.
Forse avrete sentito di un gruppo religioso protestante che si chiama Società degli amici, più famosi come Quccheri. I quaccheri sin dal 1600 quando nacquero non si toglievano il cappello davanti alle autorità, non dicevano “servo vostro” come segno di sottomissione verso qualcuno superiore nella scala gerarchica della società del tempo, non davano del voi a nessuno, trattavano insomma tutti con rispetto nello stesso modo senza alcun servilismo. Erano rivoluzionari perchè  riconoscevano in tutti la dignità dei figli e delle figlie di Dio.
Chi erano i nemici di cui parlava Gesù? I nemici erano in primo luogo i nemici politici, cioè i romani. Erano loro che potevano offendere in pubblico un giudeo con un malvarovescio o che potevano costringere una persona a fare un miglio o anche dieci se serviva loro un trasporto di merci. Ne parla Gesù appena prima. I prepotenti romani. Per Gesù il saluto andava loro rivolto non per segnare una sottomissione ma per aprire un dialogo, per spezzare il cerchio dell’inimicizia. Un saluto a testa alta, con espressione franca, aperta, senza abbassare lo sguardo ma anche senza atteggiamento di sfida. Ma Gesù indica anche che i nemici sono anche semplicemente quelli da cui non ci sentiamo amati, accettati, considerati, stimati. “Se amate quelli che vi amano, che premio avete?” (v. 46). E allora la cerchia si allarga di molto.
Quelli che non ci amano come vorremmo,
che non ci stimano come sentiamo che meriteremmo,
che non ci telefonano quando ci sentiamo soli,
che ci ignorano quando parliamo,
che fanno finta di non vederci quando ci incontrano per strada.

Qui l’amore per il nemico esce dal piano solo politico ed entra nella sfera delle nostre relazioni interpersonali. Salutare non è un cosa banale ma un lasciare aperto un canale di energia, di potenza d’amore e di riconciliazione che altrimenti potrebbe restare chiuso per sempre. Il saluto non è una cosa piccola, ma una cosa grande, il veicolo addirittura attraverso il quale Dio stesso può incontrare l’altro.  

Il saluto di Gesù.
E infatti, e siamo giunti al terzo testo biblico: Giov 20, 19-20.
19 La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» 20 E detto questo mostrò loro le mani e il costato.
Gesù ci saluta con la parola Pace. E' Colui che la pace ce la porta, pace fatta attraverso il dono, di sé, il perdono e la riconciliazione che passano attraverso i segni delle mani e del costato.

Il saluto di pace a chi ci è ostile, a chi ci ha fatto del male, a chi non si è mai accorto di noi a noi sembra che costi troppo, ma quel saluto di pace che Gesù portò quel giorno ai suoi costò molto di più. Quel saluto ha cambiato la storia in cielo e in terra. Il suo esempio può cambiare anche la nostra vita.

Il saluto: una vocazione collettiva
Da una delle testimonianze del nostro libro comunitario leggo:
In questa chiesa quando siamo entrati per la prima volta ci hanno salutato. È importante il saluto! Significa che si accorgono di te, riconoscono che ci sei! Poi alla fine del culto non si scappava via ma ci si tratteneva un po' per conoscersi. Nelle domeniche seguenti il pastore ci ha avvicinato e quando la domenica si mangiava insieme, noi potevamo conoscere un po' le persone e anche farci conoscere. Insomma siamo stati accolti con amore.
Ecco, questo in una chiesa è un ministero importante: il ministero straordinario del saluto! Non ne sottovalutiamo l'importanza. Esso può fare la differenza nella vita di tanti. Come lo ha fatto nella nostra.

E il saluto di congedo di Gesù?
Gesù ha detto: Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente!
Le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo.
Gesù salutava i suoi dicendo loro che in realtà non andava via ma restava con loro (con noi) per sempre!