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La sfida al discepolato cristiano nella chiesa di oggi

Giovanni 8,30-347


30 Mentre egli parlava così, molti credettero in lui. 31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se
perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà
liberi». 33 Essi gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi
tu dire: "Voi diverrete liberi"?» 34 Gesù rispose loro: «In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo
del peccato. 35 Ora lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figlio vi dimora per sempre. 36 Se dunque il Figlio
vi farà liberi, sarete veramente liberi. 37 So che siete discendenti di Abraamo; ma cercate di uccidermi, perché la mia
parola non penetra in voi. 38 Io dico quel che ho visto presso il Padre mio; e voi pure fate le cose che avete udite dal
padre vostro». 39 Essi gli risposero: «Nostro padre è Abraamo». Gesù disse loro: «Se foste figli di Abraamo, fareste le
opere di Abraamo; 40 ora invece cercate di uccidermi, perché vi ho detto la verità che ho udita da Dio; Abraamo non
fece così. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Essi dunque gli dissero: «Noi non siamo nati da fornicazione; abbiamo
un solo Padre: Dio». 42 Gesù disse loro: «Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da
Dio; infatti io non sono venuto da me, ma è lui che mi ha mandato. 43 Perché non comprendete il mio parlare? Perché
non potete dare ascolto alla mia parola. 44 Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del
padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando
dice il falso, parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna. 45 A me, perché io dico la verità, voi
non credete. 46 Chi di voi mi convince di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47 Chi è da Dio ascolta le
parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio».
E' inutile negare quanto questo testo, come altri testi giovannei, siano stati usati nella storia della
chiesa per nutrire il cosiddetto "antigiudaismo cristiano". Che poi è un'espressione sbagliata: come
può l'antigiudiaismo essere cristiano? Ma tant'è. La storia del cristianesimo, particolarmente da
quando è divenuta "religione dell'impero" è purtroppo intrisa di pregiudizio antiebraico. E tale
pregiudizio che è divenuto poi aperta discriminazione, ghettizzazione e poi violenza criminale, si è
nutrita di pagine come quella appena letta.
Qui Gesù parla con giudei che "avevano creduto in lui" ma che poi si allontanano da lui al punto da
tentare di lapidarlo.
A questi "giudei" Gesù dice che essi sono figli del diavolo e non figli di Dio.
Che è accaduto in questo dialogo da rovesciare completamente la situazione?
Come ho avuto molto spesso occasione di dire durante gli studi biblici su Giovanni, lo stile e anche
il contenuto di alcune pagine del Vangelo risentono della forte polemica che era in corso all'epoca
della scrittura finale di questo Vangelo, cioè verso la fine del primo secolo, fra giudaismo e
cristianesimo nascente.
Intorno a quell'epoca si è infatti consumata la frattura fra le due comunità di fede. Questo significa
che fino a quegli anni la chiesa si era ritenuta un'espressione della fede ebraica. Dalla fine del primo
secolo le polemiche fra i due gruppi hanno segnato la tragedia di una divisione che avrà
pesantissime ripercussioni nei secoli successivi.
In un'atmosfera culturale di questo tipo in cui i giudeo cristiani si ritrovarono esclusi dal culto
sinagogale e i giudei si sentirono attaccati dal nuovo dinamico culto cristiano che non capivano, la
polemica entra nel Vangelo e ne condiziona il linguaggio.
C'è voluta la tragedia storica della Shoà, 1900 anni più tardi, a spingere le chiese cristiane, chi
prima, chi dopo a rivedere radicalmente il proprio atteggiamento storico nei confronti dell'ebraismo
e oggi molti cristiani vivono un rapporto molto fecondo con gli ebrei, la qual cosa aiuta a rinvigorire
 le proprie radici nella fede ebraica. Partendo dalla più ovvia delle verità: Gesù era un ebreo e non fu
 mai altro dal punto di vista umano che un ebreo.
 Ma allora come dobbiamo leggere un testo come quello che abbiamo letto poco fa?
Dobbiamo leggerlo come leggiamo tutta la Bibbia, cioè non come un testo antico e superato ma come un testo diretto a noi e non diretto agli ebrei di quel tempo. Come?
Proviamoci.
Gesù a coloro che avevano creduto in lui rivolge una frase, una frase bellissima che rappresentava e rappresenta un programma di vita per i discepoli e le discepole di Cristo. Cioè disse:
  «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità
 vi farà liberi».
 C'è un programma fatto di tre tappe: restare nella parola, conoscere la verità, giungere alla
 libertà.
 In questo itinerario c'è il programma tracciato da Gesù per tutti noi.
 Il discepolato si nutre prima di tutto della parola di Gesù, che poi è parola di Dio, perché Gesù è
 il testimone di Dio, parola fatta carne mandata da Dio per farsi conoscere. La Parola è dunque la
 prima cosa.
 Non si può essere credenti per sentito dire o per interposta persona. La parola di Dio deve prendere
 dimora in noi, deve plasmare la nostra vita, trasformarla, rinnovarla, pacificarla, ispirarla, nutrirla.
 La parola di Dio deve poter essere la guida per ogni scelta. Per questo si dice che la parola è una
 lampada al nostro piede, una luce sul nostro cammino.
 Secondo, questa parola ci conduce verso la verità. Ora dobbiamo comprendere bene che cosa si
 intende per verità. Se io dico: ieri sono andata a letto tardi, dico la verità. Verità è soltanto
 un'affermazione di quello che veramente è accaduto. Ma verità nella Bibbia ha un significato più
 ampio. La verità ha a che fare con la fedeltà. Dio dice il vero perché quello che dice fa. Dio è
 attendibile, degno di fiducia. Se parla, la cosa che dice si verifica. "Come la pioggia e la neve..."
 ricordate Isaia? E la persona che crede in Dio, non solo crede che quello che è già avvenuto è vero,
 ma che quello che la parola di Dio promette è vero. Quindi quando Gesù dice "conoscerete la
 verità", intende "farete esperienza" della verità che è espressa nella parola di Dio. Conoscere la
 verità non è soltanto conoscenza razionale intellettuale, ma fare esperienza nella vita del fatto che la
 parola di Dio è vera ed affidabile.
 Dice Gesù che questo processo che parte dalla parola di Dio porta alla conoscenza profonda e
 interiore della affidabilità di Dio, della Verità, e questa Verità ci rende liberi.
 E' qui che c'è stato il problema, l'incomprensione, e poi il conflitto fra Gesù e i suoi interlocutori.
 Quello che questi ultimi non riuscirono a capire e ad accettare è che anche essi avevano bisogno di
 essere liberati. Da qui una diatriba infinita sempre più aspra a partire da un'affermazione: "Noi
 siamo figli di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno" e quindi che bisogno abbiamo di
 essere liberati? Essi non compresero che la loro appartenenza al popolo eletto non poteva
 bastare. Anche loro avevano bisogno del perdono e della grazia di Dio che in Cristo si stava per
 manifestare al mondo.
 Sì, il cuore del grande dissidio fu il non ammettere che l'appartenenza a un popolo (noi potremmo
 anche dire, l'appartenenza a una chiesa) di per sé non rende liberi dal peccato e dalla sua

conseguenza, la morte. Cristo soltanto con il dono della sua vita, rese e rende possibile questa
libertà.
Ora quel gruppo di neo credenti non lo capì e rifiutarono questo percorso. Il loro problema era
sentirsi diversi dagli altri e ad essi superiori - "siamo figli di Abramo!". E' qui che il testo parla
anche a noi con la stessa severità.
Quando la fede diventa vanto, supremazia, modo per affermare la propria identità, quando la
denominazione diventa blasone, e la parola di Dio proprietà privata e filo spinato che divide
dagli altri, Cristo lo crocifiggiamo di nuovo. O per dirla con Paolo, Cristo è morto invano.
Inutile dirlo, viviamo in un tempo molto angoscioso. Non siamo ancora usciti da un'emergenza che ci vediamo lanciati in un'altra grave minaccia per la vita. Non solo una minaccia. La violenza della guerra ha già fatto moltissime vittime e ci chiediamo attoniti, quante ancora ne farà. L'Ucraina è stata attaccata, visioni insopportabili alla vista e al cuore ci raggiungono e sappiamo che sono soltanto la punta di un enorme iceberg che l'informazione internazionale non può vedere.
Quello che oggi dobbiamo affermare con forza è che le chiese, tutte le chiese, sono chiamate fuori da questa avventura criminale. Tutte le chiese devono dire una parola di verità. E la verità è che la fede cristiana non si identifica con una etnia, un'identità nazionale da difendere a tutti i costi. La fede è cristiana quando ha in Cristo crocifisso e risorto per i nostri peccati il proprio unico centro.
Nessuna chiesa cristiana può fiancheggiare uno Stato violento che si presenta come difensore della sua fede contro quella degli altri. Se lo fa si allontana da Cristo. Lo vuole uccidere, dice Gesù stesso molto seriamente.
Purtroppo questo è accaduto molte moltissime volte nel passato e sta accadendo anche ora. Quante armi sono state benedette da ministri cosiddetti "cristiani"?
Quando un esponente di una confessione religiosa prega soltanto per i propri membri, ignorando le altre vittime e avalla così una visione etnica e nazionalistica della chiesa sbaglia enormemente. Usurpa il nome di chiesa cristiana ma a Cristo, forse da tempo, non crede più.
Ecco perchè ci sono queste pagine nel Vangelo, pagine che possono apparire datate, appartenenti al tempo tormentato nel quale fu scritto.
Ma non è così, la parola di Dio è sempre attuale e sta lì per essere la nostra bussola.
La guerra non è volontà di Dio. Mai.
La chiesa predica Cristo, re mite e disarmato, ucciso da una religione interpretata nazionalisticamente.
La chiesa cristiana non può identificarsi con uno Stato tirannico e restare la chiesa di Cristo. Diventa nemica di Cristo e calpesta la verità.
Che non succeda a noi, amen

LA PACE VERRA'
Se tu credi che un sorriso è più forte di un'arma, Se tu credi alla forza di una mano tesa,
Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide, Se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore,
Se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l'altro, allora ...
LA PACE VERRA'
Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore,
Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino,
Se l'ingiustizia che colpisce gli altri ti rivolta come quella che subisci tu, Se per te lo straniero che incontri è un fratello,
Se tu sai donare gratuitamente un po' del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro ti renda un servizio,
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora ...
LA PACE VERRA'
Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta,
Se tu sai cantare la gioia degli altri e dividere la loro allegria,
Se tu sai accogliere il misero che ti fa perdere tempo e guardarlo con dolcezza, Se tu sai accogliere e accettare un fare diverso dal tuo,
Se tu credi che la pace è possibile, allora ...
LA PACE VERRA'

Charles de Foucauld

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