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Il coraggio di essere cristiani

Luca 12,4
Ma a voi, che siete miei amici, io dico: non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo,
non possono fare di più.
Giov 16, 1-3 e 33
Io vi ho detto queste cose, affinché non siate sviati. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l'ora
viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non
hanno conosciuto né il Padre né me.
Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi
coraggio, io ho vinto il mondo.
Oggi, 17 febbraio 2022, secondo una stima della World Watch list recentemente aggiornata, 360
milioni di cristiani soffrono un livello alto di discriminazione e persecuzione a causa della loro fede.
Uno su sette cristiani soffre, e a volte muore, per il semplice fatto di professare la propria fede,
patisce per la scelta di frequentare una chiesa o un gruppo che si incontra clandestinamente in casa,
o per il fatto di essersi convertito a Cristo.
Oggi è l'Afghanistan il paese più pericoloso del mondo e il suo triste primato ha scalzato in poco
tempo il regime della Corea del nord. Seguono la Somalia, la Libia, lo Yemen, l'Eritrea, la Nigeria,
il Pakistan, l'India e l'Arabia Saudita. L'anno 2021 ha registrato il più alto livello di persecuzione da
quando questi dati sono pubblicati, cioè da 29 anni.
A causa di questa sempre più diffusa intolleranza è in crescita il fenomeno dei cristiani in fuga e
quindi profughi, è anche sempre più imitato il modello cinese che controlla in maniera ossessiva
ogni forma di religione, e in più la pandemia sta avendo un impatto fortissimo in quei paesi dove
l'assistenza alimentare, per esempio, viene gestita da Stati nazionalisti e confessionali e impedita
alle minoranze religiose, fra le quali quella cristiana. Questo sta succedendo particolarmente in
India.
Nella piccola comunità cristiana nascosta in Afganistan gli uomini, se scoperti, rischiano la morte,
le donne e le ragazze vengono violentate e vendute come schiave. Nel 2021 le morti accertate per
ragioni di appartenenza alla fede cristiana sono state 5898, una crescita del 23% rispetto all'anno
prima, ma è una stima per difetto perché molte vittime che svaniscono nel nulla non sono
conteggiate. La Nigeria è l'epicentro dei massacri e dei roghi di chiese e seminari.
Naturalmente non solo i cristiani soffrono per la loro fede. Ci sono molti gruppi religiosi minoritari
che sono presi di mira da governi e maggioranze. Si stima che ci siano ad esempio più di 30 milioni
di musulmani in Cina discriminati e in Myanmar. Ricorderete i massacri dei Rohingya in Myanmar
con villaggi interi distrutti e decine di migliaia di morti nel 2017.
Le cause di tanto odio sono tante ma possiamo forse raggrupparle in poche parole: nazionalismi
integralisti, fanatismo religioso, ossessione del controllo sulle coscienze dei propri sottoposti,
conformismo, superstizione, ignoranza, razzismo, xenofobia.
Oggi che per noi protestanti è la festa della libertà, giorno in cui ricordiamo i diritti di cittadinanza
per secoli negati dal nostro paese ad ebrei e valdesi, finalmente concessi nel 1848, abbiamo il
dovere morale e spirituale di ricordare questi nostri fratelli e queste nostre sorelle che soffrono e a
volte muoiono ancora oggi per la loro fedeltà al Signore.
 Oggi dobbiamo riaffermare con forza che la libertà religiosa è uno dei diritti umani fondamentali e
 batterci per il loro rispetto. La Dichiarazione universale dei diritti umani recita all'articolo 18:
 Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la
 libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare(...), la propria religione o il
 proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
 Siamo molto lontani dal vedere rispettato questo principio, ma esso è la stella polare per la
 costruzione di un mondo veramente pacificato. Richiamare in tutti i modi possibili questo principio
 di libertà, denunciare le violenze, abolire leggi discriminatorie dovrebbe essere il nostro obiettivo
 non solo il 17 febbraio ma sempre. Possiam, sono certa, fare di più come chiese e come cittadini e
 cittadine.
 E in Italia? Nonostante neppure il nostro paese grantisca integralmente l'eguaglianza e i diritti di
 tutte le fedi, possiamo dire che l'ostilità qui in Italia non è contro di noi. Siamo oggi minoranze
 generalmente rispettate. Così non è ancora per gli ebrei e per gli islamici vittime rispettivamente di
 antisemitismo e islamofobia, e per i testimoni di Geova.
 L'antisemitismo va denunciato e combattuto, per islamici e testimoni di Geova vanno finalmente
 promulgate leggi d'intesa e per tutti va rilanciata una legge quadro per la libertà religiosa che
 consenta la costruzione di luoghi di culto adeguati senza leggi urbanistiche discriminatorie.
 Torniamo ora ai testi degli Evangeli che ho scelto per meditare oggi con voi.
 Sono testi molto impegnativi. Riascoltiamone alcune affermazioni:
 "Non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di più."
 "L'ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio".
 Quando Gesù pronuncia queste parole è consapevole dell'opposizione che vive, della minaccia
 incombente che tale opposizione si traduca in morte violenta, perciò dice rivolgendosi ai suoi:
 Se il mondo vi odia sapete bene che prima di voi ha odiato me.
 Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. (Giov 15, 18 e 20).
 Il suo parlare franco, il suo scegliere compagnie sconvenienti, la sua critica profetica alla gestione
 del tempio avevano procurato a Gesù diffidenze e opposizione. Ma gli evangelisti scrivono decenni
 dopo, e riproponendo le parole di Gesù erano ben consci che quelle parole erano già diventate
 realtà. C'erano stati casi di lapidazione, molti erano già stati costretti a scappare, la "via" come era
 chiamata allora la chiesa cristiana, era già una via cosparsa di agguati, di pietre appuntite e rovi
 pieni di spine.
 Era con questa drammatica consapevolezza che riascoltavano questa frase: "Non temete quelli che
 uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di più."
 E' stata la forza scandalosa di queste parole e la luce prorompente dalla risurrezione di chi le aveva
 pronunciate, che ha dato a milioni e milioni di martiri cristiani dall'inizio della storia della chiesa
 cristiana fino ad oggi, il coraggio mite, e la forza d'animo di affrontare sofferenze inaudite e anche
 la morte e non indietreggiare davanti a chi aveva ed ha ancora la forza bruta per infliggerla.
 "Non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di più."
 Fare di più? Fare di più di mettere termine alla vita? Sì, non possono fare di più.

Se noi, cristiani di chiese della parte più ricca e garantita della terra, se noi non sentiamo più dentro
il nostro cuore il fuoco bruciante di queste parole, non potremo mai capire come è possibile che i
cristiani ridicolizzati e osteggiati, torturati e sbranati del primo secolo, ma poi le migliaia e migliaia
di altri cristiani condannati, torturati e incarcerati dalle sante inquisizioni e dall'ignoranza armata
che li assecondava, fra i quali valdesi e anabattisti, abbiano continuato a professare la loro fede oltre
ogni limite umano.
E non potremo mai capire come sia possibile che anche oggi tanti, tantissimi, 360 milioni di
cristiani, non smettano semplicemente di esserlo per salvarsi la vita o anche solo per vivere una vita
meno precaria.
Io chiedo che lo Spirito Santo ci aiuti a comprendere quello che per noi è ormai difficilissimo
capire.
Io chiedo che lo Spirito ci faccia sentire di nuovo la forza paradossale di queste parole:
"Non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di più.".
Chiedo che lo Spirito ci faccia interrogare sulle priorità della nostra vita, sulla profondità della
nostra fede.
Chiedo che lo Spirito interroghi me e mi chieda come chiese a Marta davanti alla tomba di suo
fratello Lazzaro: Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà; e
chiunque vive e crede in me, non morirà mai, credi tu questo?
E chiedo di poter rispondere insieme a lei, "Sì Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio
che doveva venire nel mondo".
Perché se crediamo in questo possiamo riascoltare le parole di Gesù di nuovo, sentirne la radicalità
e accoglierla: "Non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di
più.". E possiamo avere più coraggio ad annunciare Cristo crocifisso e risorto nel nostro contesto
spesso irridente, cinico e disincantato, e nel contempo possiamo lottare con più determinazione
contro qualsiasi ideologia, qualsiasi linguaggio dell'odio che minacci e impedisca la libertà di
pensiero, di coscienza e di credo di chiunque nel mondo.
E possiamo infine accogliere con gioia e gratitudine la parola d'autorità e di speranza annunciata e
incarnata da Gesù crocifisso e risorto. Questa parola è rivolta a tutti e tutte coloro che hanno creduto
in lui:
Nel mondo avrete tribolazione ma fatevi animo, io ho vinto il mondo!