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Giovanni 14, 16-18 e 25-27 - Il Consolatore

Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché sia con voi per sempre: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani; tornerò da voi. Ancora un po', e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. (...)
Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.
Gesù sta per andarsene. La sua ora può considerarsi ormai scoccata. È il tempo della passione: tradimento, consegna, arresto, processo sommario, condanna, fustigazione, derisione, abbandono, solitudine, croce, morte. Tutto in una sequenza che non lascia respiro, che travolge la vita in poche ore.
Ma prima di andarsene, egli pensa e si dà pena per i suoi discepoli e discepole.
Che ne sarà di loro? Come reagiranno? Quali conseguenze avrà il turbamento presente? Dopo aver abbandonato lui, abbandoneranno anche la fede? Il diavolo si impossesserà anche del loro
cuore, come con Giuda e magari avranno risentimento verso Gesù, ritenendolo la causa della disfatta?
Come un padre raccoglie i suoi figli, per consegnare loro un testamento spirituale, così fa lui. Gesù sta per andarsene via e ci sarà un grande vuoto. E gli esseri umani hanno terrore del vuoto e sono disposti a riempirlo con qualsiasi cosa.
È a questo punto che Gesù introduce il tema della consolazione, o meglio la persona del Consolatore.
“Il pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore” (v.16)
1. Innanzitutto, soffermiamoci sulla espressione “un altro”, “allos” in greco. Quando noi diciamo al cameriere di portarci un’altra fetta di torta, intendendo che vogliamo fare il bis, vuol dire vogliamo avere una fetta eguale alla prima. Ma quando diciamo al cameriere di portarci
un altro primo piatto, perchè quello che ci ha portato era troppo salato, intendiamo dire una cosa molto diversa. In questo caso con “un altro” stiamo intendendo che vogliamo una cosa diversa. Il greco ha due parole per esprimere questa differenza sostanziale “allos” ed “eteros”.
Il Padre vi darà “un altro Consolatore”. Il termine è allos: perciò si intende un altro della stessa
specie, un altro della medesima origine. Lo Spirito Santo, qui denominato “il Consolatore”, quindi non è un ripiego, non è un surrogato di Dio, non è una semplice forza. Lo Spirito, il Consolatore, manifesta la medesima premura, il medesimo amore, la medesima autorità del Figlio, che è sta per andar via. Questa osservazione riguarda anche noi. Noi siamo “eteros” rispetto a Dio. Quindi possiamo realmente consolare, solo se riusciamo, in qualche modo, a far giungere alla persona l’”Allos” di Gesù, cioè lo Spirito, che ha la sua stessa dignità.
Solo Dio, e in particolare il Dio trinitario è abilitato a mandare “un altro” eguale a se stesso. E solo Lui, in ultima analisi è in grado di consolare.
Se noi per consolare una donna che ha perso un figlio, per un aborto, o per una malattia, le diciamo che potrà avere “un altro” figlio o figlia, non la stiamo consolando, ma la stiamo oltraggiando. Perché, seppure la cosa si realizzasse, quella donna non avrà mai più quel figlio. Insistere renderà il tentativo di consolazione goffo, inopportuno, e dunque alla fine, molesto.
A proposito delle madri che piangono i bambini oggetto della strage degli innocenti, il Vangelo di Matteo cita un testo di Geremia:
“Un grido si è udito a Rama, un pianto e un grande lamento. Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più” Matteo 2,18.
 Attenzione dunque ad una consolazione che non sappia tener conto di ciò che non può essere reintegrato, restaurato, riparato da noi. Senza Dio, lo dobbiamo sapere, non c’è consolazione!
2. “Il Consolatore”: basta vedere le diverse traduzioni per capire che qui siamo davanti ad un
 termine complesso da tradurre. Perché infatti la parola greca Paraclito può essere tradotto con consolatore, ma anche con intercessore, o difensore, o avvocato, o anche aiutante. Alcune traduzioni, sia cattoliche che protestanti, consapevoli di questa complessità, preferiscono tenere
 la traslitterazione del termine greco, Paraclito, appunto.
In tal caso, anziché orientare il lettore, solo verso uno dei significati, è come se, chi traduce accendesse una luce rossa che avverte: fermati e prova le diverse traduzioni, forse ce n’è una preferibile, ma anche le altre hanno qualcosa da contribuire.
Il Consolatore, dunque, colui che è pari al Padre e al Figlio, è anche Aiutante, è anche Difensore, è anche Intercessore.
Egli ti consola mentre ti aiuta, ti consola mentre ti difende dai pericoli o dall’ingiustizia. Egli ti consola intercedendo per te.
 Gesù sta per andarsene e promette il Paraclito.
 3. “Egli sarà con voi per sempre”. L’azione continuativa della consolazione.
I discepoli e le discepole, devono fare i conti con l’assenza di Gesù. Questa assenza lascia un
 vuoto che genera “turbamento”. Ma ecco lo Spirito che viene a riempire le loro vite. Egli/ella, sarà con loro, sempre. Egli è parte della divina comunità che la chiesa cristiana chiama Dio- trinitario.
4. “Lo Spirito della verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.” “Spirito della verità”. Consolare con la verità: perché la consolazione sia vera, deve fondarsi sulla verità. Non deve mentirci. Non potrà dirci neppure le bugie pietose, con le quali cerca di alleggerire il carico. Il malato terminale desidera parlare della sua pena di dover lasciare la vita a breve, e i suoi familiari continuano a dirgli bugie: “Andrà tutto bene. Il medico ha detto che supererai questa malattia, devi solo avere pazienza!”, ma il medico non aveva detto così!
Le parole possono essere di consolazione solo se sono vere. Ma se mentono, se nascondono la verità, gettano in un baratro di solitudine colui o colei a cui è stato perfino tolto il diritto di
 manifestare il proprio dolore.
Lo Spirito della verità è tale perché viene a parlarci di Cristo. E viene a dirci che Cristo è nel Padre e che il Padre è in Lui. Qualcuno lucidamente, nel nostro gruppo di discussione del venerdì, ha detto che la sua consolazione viene dall’ascolto della Parola, dalla predicazione. La
 consolazione consiste nell’ascoltare qualcuno/a che ci viene a parlare nuovamente di Cristo. Mediante la predicazione Cristo diviene nostro contemporaneo e noi di lui.
5. “Il Consolatore vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (26)
Ma anche il consolatore non è un semplice ripetitore. Il Consolatore ci insegna non solo Cristo, ma secondo Cristo. Ci sono cose di cui Cristo non ha parlato, ad esempio la crisi climatica. Lo Spirito prende da Cristo, per dirci cosa egli ci insegnerebbe oggi, a questo riguardo, se fosse in mezzo a noi. Lo Spirito è “allos” con Gesù, ma egli è un’altra persona della Trinità, in grado di capire il nostro mondo e di farci capire da questo mondo.
Inoltre, il nostro esercizio ci suggerisce che la Consolazione ha luogo attraverso un esercizio di memoria. Il Consolatore è ermeneuta. Egli spiegandoti Cristo, ti offre la possibilità di trovare un senso a quanto stai vivendo.
 Il Consolatore testimonierà di me, dirà più avanti in 15, 26 e così anche voi potrete rendere la vostra testimonianza.
Il Consolatore consola perché aiuta, consola perché intercede per noi, consola perché ci difende da chi vuole il nostro male.

Il Consolatore è con noi, sempre.
6. Infine, com’è stato osservato nel gruppo il Consolatore, ci consola invitandoci a rimanere saldi nella fede.
“Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio, ma abbiate fede anche in me”. Rimanere saldi nella fede, è il nostro grande conforto.
D’altra parte la consolazione dello Spirito è efficace in noi quando ci riapre alla speranza.
Quando siamo capaci di vedere il domani accessibile a Dio, anche quando sembra sbarrato per noi. Il Signore va a prepararci un luogo, dice Giovanni. Egli prepara un luogo in cui accoglierci. Non saremo inghiottiti dal nulla, ma accolti nella casa del Padre.
Infine, ancora due parole rispetto all’espressione:
7. “Lo Spirito dimora con voi, e sarà in voi”. Lo Spirito ci consola non solo dal nostro fianco, ma anche dal nostro “dentro”.
Lo Spirito ci consola non solo facendoci compagnia, camminando al nostro fianco, ma anche “dimorando” in noi, abitandoci.
Però la conclusione secondo la quale, siccome crediamo in Cristo siamo abitati dallo Spirito
Santo, non è del tutto corretta. Non potremmo credere davvero in Cristo senza l’azione dello Spirito. Tuttavia e non vi paia un paradosso, noi abbiamo sempre bisogno di essere riempiti di
Spirito Santo. E in questo c’è la nostra consolazione.
Noi siamo come dei colini, o, per usare una espressione del profeta Geremia, siamo come cisterne screpolate, che non trattengono acqua. Le nostre anime perdono. E così lo Spirito che Dio riversa in noi, si disperde. Questo accade a motivo del peccato, a motivo del nostro stile di vita, a motivo degli incontri che facciamo. Ecco che abbiamo sempre bisogno di essere nuovamente riempiti di Spirito. E questa è la ragione che dobbiamo imparare a invocare lo Spirito, sulla nostra vita, personale e comunitaria.
Vieni Spirito di Dio.
Vieni e siimi di aiuto.
Vieni Spirito del Signore, e difendimi dall’offensore, e dal conformismo. Vieni Spirito e intercedi per me.
Vieni e portami la voce di Cristo,
e aiutami a sentire la voce dei poveri Cristi. Vieni Spirito di Dio e portami consolazione. Amen