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UNA STELLA BRILLA IN ORIENTE - Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2022

Matteo 2
1 Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».
3 Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. 5 Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta:
6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda;
perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"».
7 Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; 8 e, mandandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo».
9 Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. 10 Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. 12 Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un'altra via.

Molti, forse anche tra i presenti, converrebbero che quelli che stiamo vivendo sono tempi bui. Ciascuno lo percepisce soggettivamente per ragioni diverse.
Una diffusa crisi del mondo adolescenziale, ad esempio, che spesso si manifesta in passioni tristi e disperate; o gli effetti devastanti che anche questa pandemia, ha avuto su economie familiari già molto precarie. Così come uno smarrimento diffuso a dare stabilità alla propria vita affettiva e di relazione... e così via.
Tuttavia, uscire dalla genericità di una percezione che rischia di essere troppo soggettiva non è facile. Perché in fondo, anche se abbiamo intorno a noi sacche di povertà che crescono sempre di più, molti, forse anche la maggioranza di quelli che si trovano qui, non se la passano poi così male: hanno un lavoro, una casa, spesso di proprietà, mille comodità e tante cose non indispensabili.
Le chiese del Medioriente, che hanno scelto e preparato questa Settimna di preghiera per l'unità, ci restituiscono una descrizione più precisa di questo buio. Infatti in paesi come il Libano si osservano da
vicino le faglie di mondi diversi che collidono e generano possibili terremoti spaventosi: la questione dei profughi, lo scontro tra civiltà e religioni, le conseguenze globali della guerra, la lotta crudele che si consuma sulle linee di confine dei paesi.
In Occidente ci sono persone come Greta a definire i contorni di questo buio. Ella ci ricorda che ormai siamo ad un conto alla rovescia, rispetto al superamento di una soglia per la crisi ambientale, che potrebbe essere di non ritorno con conseguenze incalcolabili. E un film come “Don’t look up”, mostra la assoluta inadeguatezza di un sistema, quello capitalista, a fronteggiare la situazione.
Quanto è buio il nostro buio?
Il nostro testo non nasconde il buio, ma ci offre una buona notizia. Nel “buio più pesto si vedono le stelle più lontane” diceva Martin Luther King, offrendo un orizzonte di speranza al movimento per i diritti civili che capeggiava ai suoi tempi. E il nostro testo va perfino oltre.
C’è una speranza. Sta nel fatto che una piccola luce, tra le stelle fisse, si muove, e indica una direzione. Chi non ha occhi per vedere, guardando il cielo non vedrà nulla di speciale: il solito firmamento.
Ma per chi scruta il cielo, con delle domande sul buio, viene offerto un segno. La timida luce, si fa cammino nella osservazione dei Magi.
Essi scorgono una direzione di marcia. Non sanno verso dove, ignorano verso cosa, eppure cominciano un lungo viaggio, senza indugio.
Come al tempo della chiamata di Abramo. Lì si udì una voce, qui si vede una timida luce. Anche la più grande speranza comincia sempre come qualcosa di appena riconoscibile. Ci vuole la fede per vedere la speranza.
Ma il buio, nella nostra storia biblica, richiama non solo l’incertezza di una direzione e di un senso delle cose, ma anche qualcosa di più inquietante.
Erode si mobilita. Egli vorrebbe strumentalizzare i magi. Coinvolgerli nelle sue menzogne. Ma, in verità quel che vuole è che la speranza sia stroncata sul nascere. E per questo organizza il male.
La strage degli innocenti è l’altra faccia del sorgere della speranza. Essa vuole precipitare la notte buia, in tenebre senza neppure le stelle.
Ne abbiamo un'efficace testimonianza pittorica in un quadro del Ghirlandaio nel fiorentino Ospedale degli Innocenti: nella capanna accanto ai Magi vi sono, sullo sfondo, anche questi bambini segnati dal sangue. Ogni tentativo di dare concretezza alla speranza viene osteggiato: col discredito, con la manipolazione e poi con la persecuzione.
Quanto è buio il buio che stiamo vivendo?
I magi, provvidenzialmente avvertiti, non si lasciano usare da Erode. Arrivano finalmente al cospetto del bambino e gli offrono doni: oro, incenso e mirra.
Non può sfuggirci che di questi doni Gesù proprio non aveva che farsene. Egli in quel momento aveva altri bisogni: la protezione di una casa; della biancheria pulita in cui essere avvolto; il latte per nutrirsi. Ovviamente questi doni hanno un significato simbolico. Ma più per noi lettori che per Gesù. L’oro per indicare la sua regalità; l’incenso per indicare la sua divinità; la mirra per indicare la sua elezione
messianica. Bellissimo! Tuttavia come non notare anche l’ambivalenza di questi doni.
Gesù è re, ma senza scettri d’oro e senza divisioni militari. Egli è veramente Dio, ma viene ad abolire il sistema religioso del tempio, dei sacrifici e degli incensi, a favore di una religione che riconosce nel volto degli esseri umani quello di Dio. Egli è il Messia, ma la sua unzione è in vista della sua morte sulla croce e della sua sepoltura.
Nel buio della notte, da luoghi lontani, noi cristiani siamo venuti ad adorare il re dei Giudei. Davanti alla sua culla ci ritroviamo uniti, fratelli e sorelle in Cristo.
Qui offriamo gli uni agli altri i nostri doni. Ma, in fondo, sappiamo che i nostri doni sono sempre inadeguati. Quel che noi diamo a lui, non è minimamente paragonabile a ciò che Lui offre a tutti noi. “Poi - osserva il testo - se ne tornarono al loro paese per un’altra via”. Il viaggio dei magi si conclude con un ritorno. Il testo non ci dice più nulla di loro, dopo quell’incontro. Quando la Scrittura fa così, di solito apre degli spazi perché siamo noi a completare quel che manca.
Cosa accade dopo questa settimana?
Ce ne torniamo ai nostri affari. Torniamo alle nostre case, al lavoro, allo studio.
Come se ne tornarono i magi? Senza oro, senza incenso e senza mirra, ma arricchiti da una visione: hanno visto il Messia di Dio.
Cari fratelli e sorelle, il nostro viaggio di ritorno non è meno importante che quello di andata. Se abbiamo
riconosciuto il Signore, allora la fede comune, l’amicizia, la simpatia gli uni per gli altri, sono il dono che riceviamo dal Signore per affrontare il buio nel quale viviamo.