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Riflessione su 1 GIOVANNI 1, 1-4

1 Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita 2 (poiché la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata), 3 quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa.
1 Giovanni 1, 1-4

Ragionare fuori dagli schemi è pericoloso. Abbandonare la via dettata dal senso comune per difendere la fede in Cristo, oppure un’idea politica non comune è faticoso. Abbracciare una causa sociale che non raccoglie l’accordo della maggioranza è stremante.
Eppure alcune persone decidono di farlo e qualcuna la conosciamo anche noi.

Pensiamo a Jacopo Lombardini che è stato un educatore e predicatore metodista prima e valdese poi. Membro della resistenza durante la II° guerra mondiale, fu arrestato e deportato nei campi di concentramento nazisti, dove trovò la morte. Durante il regime fascista gli fu impedito di svolgere la professione di insegnante a causa delle sue posizioni politiche: antifascista convinto, venne picchiato, deriso, allontanato da ogni regolare posto di lavoro. Perciò il suo nome venne ripreso nel 1968 da un gruppo di persone milanesi legate a questa chiesa e a quella battista che desideravano esprimere concretamente la loro solidarietà con la classe lavoratrice attraverso l'insegnamento e la partecipazione, l'antifascismo e la passione politica, la predicazione cristiana e la testimonianza civile.
Per questo motivo venne fondato a Cinisello Balsamo il nostro Centro Jacopo Lombardini, dapprima attraverso la "comune" poi come centro promotore di attività educative e culturali, in prima linea a fianco degli immigrati dell’Italia meridionale e poi da Paesi extra-europei.
Perché Jacopo Lombardini non ha fatto una vita serena e tranquilla insegnando ai piccoli balilla la giusta via per vivere l’esistenza?
Perché lui aveva udito, visto, toccato la parola di Dio in Cristo e ne era diventato testimone.

Oppure pensiamo a Elizabeth Cady Stanton alla quale abbiamo dedicato una delle sale della chiesa valdese a Milano. Figlia dell’alta borghesia americana, moglie di un avvocato, avrebbe potuto vivere in tranquillità circondata da tate di colore che si occupavano delle figlie e dei figli e dagli schiavi che mandavano avanti le piantagioni di cotone. Avrebbe potuto viaggiare, godersi l’esistenza senza dover minimamente occuparsi delle miserie quotidiane. Eppure decise di impegnarsi per un mondo più giusto nel quale le donne potessero parlare di teologia e potessero votare il proprio governo. Suffraggetta, dedicò allora la sua vita anche all’abolizione della schiavitù, sapendo che avrebbe perso la mano d’opera gratuita che aveva fatto diventare ricca la sua famiglia. E tutto questo perché? Perché aveva letto l’evangelo:
“....noi riteniamo...che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, che sono dotati dal loro Creatore di certi inalienabili diritti fra i quali quelli alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità.”
Perché lei aveva udito, visto, toccato la parola di Dio in Cristo e ne era diventata testimone.

E’ proprio questo il tema del nostro brano biblico di oggi: avete udito, visto, toccato la parola di Dio in Cristo e ne siete diventati testimoni.

La 1 lettera di Giovanni parla di persone come Jacopo Lombardini ed Elizabeth Cady Stanton. Parla di cosa significhi essere testimoni di qualcosa di così grande che ha attraversato le loro vite da non poter più tacere. Descrive coloro che hanno udito, visto con gli occhi, toccato con mano la vera vita in Cristo. E questo incontro non può che trasformarsi in una vita dedicata alla testimonianza.

L’autore di questa lettera scrive con 2 scopi primari:
a) smascherare i falsi insegnanti (in particolare lo gnosticismo)
b) dare ai credenti la certezza della loro salvezza.
Ed è proprio nel parlare di queste due questioni che il nostro autore parla in modo molto chiaro e potente della dottrina più importante della nostra fede: l'incarnazione di Gesù Cristo.

Questa lettera di Giovanni nasce nel bel mezzo di intense polemiche. Nel I secolo, cominciarono a sorgere falsi maestri che avevano assunto le tendenze filosofiche che tra il II e il IV secolo d.C. raggiunsero la massima diffusione e che furono definite gnosticismo.
Lo gnosticismo affermava che la conoscenza non è la conquista di verità a partire dall’esperienza o da principi ma conoscenza rivelata dei misteri divini ad un gruppo di adepti; non è una conoscenza rivelata da un maestro che con l’insegnamento o l’esempio parli e agisca come divinamente ispirato, ma misteriosa, esoterica, espressa per lo più in forma di mito e concessa dal rivelatore celeste a piccoli gruppi di iniziati pronti a riceverla e a trasmetterla sempre come dono divino riservato agli eletti.
Per lo gnosticismo esistono due mondi, dei quali quello della materia è ostacolo al pieno realizzarsi dell’altro, l’unico veramente dotato di realtà. Lo gnosticismo sosteneva un dualismo che pensava che la materia fosse intrinsecamente malvagia e le cose spirituali fossero buone. Come risultato di questa idea, questi falsi maestri, pur attribuendo una qualche forma di divinità a Cristo, negarono la vera umanità di Gesù come tentativo di preservarlo dal male.
Taluni gnostici affermavano che il corpo fisico di Gesù non era reale ma "sembrava" fisico (questo era noto come docetismo). Parlando a questo ramo dello gnosticismo, l’autore della nostra lettera afferma con forza la realtà fisica di Gesù ricordando ai suoi lettori che lui stesso era un testimone oculare.
Altri pensavano che lo "spirito" di Cristo discendeva sul Gesù umano al suo battesimo, ma lo lasciava appena prima della crocifissione.
L'idea gnostica, che la materia fosse cattiva e lo spirito buono, portava all'idea che o il corpo dovesse essere trattato duramente o che il peccato commesso nel corpo non avesse alcuna connessione o effetto sul proprio spirito. Ciò ha portato alcuni a concludere che:
1) il peccato commesso nel corpo fisico non aveva importanza;
2) era ammessa l'assoluta indulgenza all'immoralità;
3) si poteva negare che il peccato fosse esistito (1 Gv 1:8-10)
4) si poteva ignorare la legge di Dio (1 Gv 3:4).
In opposizione a queste idee Giovanni ha sottolineato la necessità dell'obbedienza alle leggi di Dio, poiché ha definito il vero amore di Dio come obbedienza ai suoi comandamenti (1 Gv 5,3).

Se ci soffermiamo sui verbi che l’autore della lettera di Giovanni usa ci rendiamo conto che parla di Gesù come di qualcuno che ha SENTITO, VISTO, OSSERVATO e TOCCATO. Per dissipare qualsiasi idea che l'apparizione di Gesù sia stata immaginata o parziale in qualche modo, l’autore parla della conferma dei segni incisi sul suo corpo quando personalmente ha incontrato Gesù.
L’autore della 1 lettera a Giovanni sta scrivendo a una comunità dove era presente una notevole disunione. Nel mezzo del conflitto la comunità cristiana cercava di discernere ciò che era essenziale per la propria identità e la dottrina dell'incarnazione di Gesù non poteva essere messa da parte, perché è il fondamento su cui poggia ogni altra dottrina. Gesù come Messia è il concetto centrale del cristianesimo.

Se avete udito, visto, toccato la parola di Dio in Cristo non potete non diventarne testimoni. Se come Jacopo Lombardini e Elizabeth Cady Stanton avete conosciuto Cristo non potete essere indifferenti dovete credere nella sua incarnazione ed esserne testimoni.

Che Dio ci permetta allora di raccontare, a chi incrocia la sua vita con la nostra, che il suo amore diventa grazia per noi e accoglienza delle nostre fragilità.