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Riflessione su MATTEO : 7, 24- 27

L’alleanza di Dio con il popolo di Israele si conclude con un formulario di benedizioni e maledizioni. Siamo nel capitolo 28 del libro del Deuteronomio.
Deuteronomio 28:1 Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del SIGNORE tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il SIGNORE, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; 2 e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del SIGNORE tuo Dio…
15 Ma se non ubbidisci alla voce del SIGNORE tuo Dio, se non hai cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti e tutte le sue leggi che oggi ti do, avverrà che tutte queste maledizioni verranno su di te e si compiranno per te…
Ci coglie un sospetto: ma siamo di fronte a un Dio vendicativo? Geloso del proprio potere?
In realtà siamo di fronte ad un Dio geloso nell’amore, un Dio consapevole di essere l’unica possibile sorgente di vita per gli uomini.
Nel Secondo Testamento l’equivalente della pagina di conclusione dell’alleanza è costituita dalla parabola della casa che abbiamo ascoltato.
E’ la conclusione del lungo insegnamento di Gesù sulla legge nuova, i capitoli 5-7 del vangelo di Matteo.
Per intenderla occorre ricordare che in Palestina, al tempo di Gesù, non si scavavano fondamenta, si appoggiavano le pietre sul terreno. Dunque l’unica possibilità di fare un buon lavoro è poggiare le pietre su un fondamento solido, capace di resistere alle intemperie del tempo.
Con questa parabola Gesù fuga il sospetto di essere di fronte a un Dio vendicativo.
E’ l’uomo il protagonista della scelta.
E’ lui chiamato a costruire con previdenza.
Non ci è dato nulla di già fatto nel nostro essere con Dio.
L’uomo stolto è quello che ricomincia ogni giorno da capo, che vive alla giornata, che pensa nell’attimo. E’ un uomo destinato a cercare la ricchezza accumulata oggi senza trovarla domani.
L’uomo saggio cerca un appoggio solido.
Lo fa costruendo sulla legge nuova rivelata da Gesù, ascoltando e mettendo in pratica ogni giorno la sua Parola.
Trova in questo fondamento sicurezza e protezione.
L’uomo saggio non ha bisogno di volgersi indietro per verificare quanto ha fatto, ha vinto l’ansia di verificare ogni momento la sua costruzione.
Può guardare al futuro con speranza e fiducia.
E’ quella speranza che cerchiamo in questi giorni.
Ci chiediamo sempre “quando finirà?” tutto quello che stiamo vivendo. Quando usciremo da questa incertezza?
Il vangelo di oggi ci chiede di ribaltare queste domande in un’affermazione: finirà quando…
Finirà quando avremo compreso di essere figli di un Padre che è sorgente della nostra vita.
Finirà quando la sua Parola sarà lampada ai nostri passi, fondamento del nostro costruire.
Finirà quando ci saremo dimenticati del bene compiuto perché non è questo compiacimento che siamo chiamati a vivere.
Allora tutti i nostri sforzi e le nostre opere saranno una dimora che resta per sempre: Apocalisse 14,13: dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono.