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Il monte dell'invio Matteo 28, 16-20 - 16 maggio 2021 - Culto radio

Ti invochiamo, Signore Iddio di ogni compassione, sappiamo che sei già qui, vicino a noi.
Ti invochiamo, Signore di pace,
sappiamo che lo Spirito tuo Santo ci abita e ci consola. Ti invochiamo, Cristo Gesù, nostro fratello,
sappiamo di poter contare sulla parola di grazia che hai per noi. Compi per noi la tua promessa, Dio,
stacci vicino
per parlarci, per comunicarci amore,
per rinforzare la nostra fiducia in Te, per donarci guida, perdono, salvezza In Cristo Gesù nostro Signore,
te lo chiediamo, Amen

Leggo da Matteo 28 dal versetto 16 al 20

16 Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. 17 E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono. 18 E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente».
Matteo scrisse il suo Vangelo per una comunità disorientata, dubbiosa, il suo compito fu pastorale e missionario. La sua chiesa era stata molto probabilmente costretta a spostarsi dalla Giudea in Siria in seguito alle guerre giudaiche. In quegli anni le cose erano complicate per tutte e due le comunità, quella ebraica e quella cristiana, perché per entrambe si poneva il problema dell’identità confessionale, delle relazioni reciproche e di come impostare il futuro. La frattura definitiva fra chiesa e sinagoga sarebbe avvenuta intorno all’85dC. Matteo scrive il suo Vangelo qualche anno prima e, da come lo scrive, si capisce che la sua chiesa era in crisi per quanto riguarda le sue radici, si sentiva in difficoltà rispetto agli ebrei non cristiani, e si vedeva piccola e isolata in un mare di gente di fedi diverse.
Ho scelto questo testo per riflettere sul mandato di Gesù prima di lasciare la terra per ascendere al cielo. E' un brano che rappresenta il punto più alto di questo Vangelo, quello di cui il grande studioso Harnack disse: “E’impossibile dire qualcosa di più e di più grande in sole quaranta parole”.

Gesù pronunciò queste parole su un monte della Galilea. Era lì che Gesù aveva inviato i discepoli dopo la sua risurrezione. Aveva affidato questo messaggio alle discepole alle quali era apparso la mattina di Pasqua. Matteo conosce il significato simbolico del monte nella storia biblica. Abramo su un monte ebbe conferma di benedizione. Mosè ricevette la legge di Dio sul monte Oreb e prima di morire, dalla montagna, vide la terra promessa. I richiami al monte in Matteo sono cruciali. Nell’ultima delle tentazioni è Satana che porta Gesù sul monte per offrirgli potere e ricchezze in cambio del suo ossequio. Poi c’è il discorso che Gesù fa sulla montagna in cui completa, adempie, reinterpreta e radicalizza la legge antica. Riporta poi il monte della trasfigurazione, dove Gesù conversa con Mosè ed Elia e Dio pronuncia le parole: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo!”. Ed ecco ora Gesù risorto che dà appuntamento ai suoi sul monte in Galilea, monte come orizzonte ampio di benedizione, come conferma di alleanza. Monte dell’invio.

In questo testo, come tante altre volte Matteo constata, la fede si intreccia con il dubbio. Qui come altrove emerge forte la realtà pastorale di una chiesa che è spesso divisa. Una chiesa che è tentata dalla severità di chi si sente rigidamente osservante e che ha bisogno di sentirsi dire: Non giudicate, affinché non siate giudicati. Una chiesa che deve imparare a crescere insieme, come un campo di grano mescolato con la zizzania in cui non è possibile fare epurazioni senza distruggere l’intero tessuto comunitario. Sul monte galileo i discepoli adorano e dubitano. Quanto ci somigliano! Eppure da questa gente di poca fede che ascolta Gesù risorto parlare, e adora e dubita, inizia tutto. Pensiamoci un attimo. Gesù era morto, ora è risorto e ci parla, davanti a noi l’orizzonte ampio del mondo intero al quale siamo inviati, e noi ci guardiamo in faccia e pensiamo: Ma chi, proprio noi?
"E Gesù avvicinatosi a loro..." - Gesù accorcia ogni distanza e parla loro. In quelle parole c’è vicinanza, c’è presenza. Sobriamente. In mezzo a fede mista a incredulità.

Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra - Queste parole sono scolpite per sempre a contro canto della proposta che sul monte Satana aveva fatto a Gesù quando, dopo avergli mostrato tutti i regni del mondo e la loro gloria, aveva detto: "Tutto questo ti do se ti prostri e mi adori". Ed ecco che qui sul monte di Galilea è affermato un potere non limitato alla terra ma che abbraccia anche il cielo. Proprio quell' autorità disarmata, di origine e qualità diversa da ogni altra, che i suoi avevano conosciuto, è divinamente confermata e amplificata nel Cristo Risorto. E' un potere che è dato al Figlio perché non la sua volontà ha fatto ma la volontà del Padre, anche se questo ha comportato umiliazione, sofferenza e morte.
Andate dunque...Ecco l’importanza del monte e l’orizzonte ampio. La piccola chiesa spaventata e disorientata a cui Matteo scrive è simile a questi undici discepoli che hanno vissuto lo spaesamento, che sono ancora pieni di dubbi misti a gioia. Andate dunque... come Dio disse ad Abramo... Come disse a Mosè. Partite... sì voi, proprio voi, gente di poca fede. Il mondo è grande, e spesso ostile, voi siete disorientati su tante questioni e siete anche quattro gatti, eppure io mando proprio voi per fare la differenza nel mondo.
E’ accaduto tutto: Gesù ha operato per amore vostro, è morto per il perdono dei vostri peccati, è risorto per starvi vicino, dunque... ora tocca a voi.
Il compito che i discepoli ricevono è riassunto in poche parole: fate discepoli, battezzando e insegnando ad osservare tutte le cose che vi ho comandate.
Gesù li condusse sul monte per ricordare loro quanto aveva insegnato e per aiutarli a guardare lontano. Ricordarono che nella vita ci sono dei sì e dei no che vanno detti, che fare la volontà di Dio implica integrità e amore indiviso, anche per il nemico, che la proposta di Gesù è dare priorità al Regno e alla sua giustizia su ogni altra esigenza.
Come la piccola comunità di Matteo, anche noi, abbiamo bisogno di aprirci ad una visione più larga che abbracci l’orizzonte del mondo intero. E' il mondo che Gesù ama.
C’è un’ultima parola: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente. Questa ultima parola era stata pre-annunciata all'inizio di questo Vangelo attraverso il nome-programma che Matteo aveva ripreso dal profeta Isaia. Con Gesù appena generato di Spirito santo si adempiva la parola: "La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire "Dio con noi". Con questa parola, che fu la prima, si chiude il Vangelo di Matteo perché il Vangelo si apra al mondo.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni
Non è una parola consolatoria per quando siamo a casa scoraggiati per i nostri problemi personali, o almeno non è principalmente questo. E' soprattutto la promessa di un sostegno nel pericolo e nella solitudine della missione, che è anche oggi e più che mai anche la nostra missione. Amen

Dio d'amore che tra le tue braccia avvolgi teneramente questo mondo bello e fragile, Ti benediciamo.
Tu in Gesù Cristo e per la potenza del tuo Spirito ci hai già benedetti con la tua parola. Nonostante la nostra poca fede ci hai condotto verso un'esistenza piena di senso,
una giustizia che salva, un amore che libera.
Tu che sei con noi per non lasciarci mai più, sii Tu adorato e glorificato, ora e in eterno, amen