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Una pagina di diario di Dina

Testo: Genesi 34

Scrivo questo diario dopo alcune settimane dagli eventi che hanno rovinato per sempre la mia vita. Ormai siamo partiti dalla terra dei sichemiti, mio padre ha voluto così, ci siamo stabiliti a Bethel ma quanto è avvenuto resterà per sempre nel mio cuore ormai devastato. Non ho più nulla.

Non so se qualcuno leggerà mai le mie parole ma scrivo perché vorrei tanto che la mia storia fosse conosciuta, e che a raccontarla fossi proprio io.

Sì perché in tutta questa storia nessuno mi ha mai interpellata. Dina, cosa ti è successo? Come ti sei sentita per quello che Sichem ti ha fatto? Dicci, cosa dovremmo fare ora per starti vicini, per rimediare almeno un po' al dolore che ti è stato provocato? Noi avremmo ordito questo piano di vendetta, tu che ne dici? Tu cosa ne pensi?

Nulla! Nessuno mi ha consultato. Sono per giorni rimasta sola a piangere, nella grande casa di Sichem e poi, quando i miei fratelli mi sono venuti a prendere per portarmi via, solo allora ho saputo delle loro manovre, dei loro inganni, della loro furia, del sangue versato, delle altre donne stuprate.

E' cominciato tutto solo poche settimane fa. Era una bella giornata e mi venne voglia di esplorare il paese, di fare amicizia con le ragazze del posto. Uscii sola, ero curiosa, splendeva il sole, mi sentivo contenta quel giorno. Poi vidi per strada un giovane, sembrava un principe che mi aveva sorriso..., ero intimidita ma contenta, per la vergogna di quello sguardo mi coprii il volto... ma l'incanto durò molto poco. Quello che avvenne dopo lo ricordo come il peggiore incubo della mia vita. Quel sorriso divenne sguardo sfrontato. Con l'aiuto di altri giovani che passeggiavano con lui mi presero e mi portarono in un luogo buio, sconosciuto. Quello che successe dopo non voglio raccontarlo neppure. Fu orribile, non riuscii a divincolarmi, mi sentii umiliata, senza difese, esposta nella mia nudità che mai nessuno fino a quel momento aveva scoperto. Cercavo di gridare ma mi tapparono la bocca e comunque nessuno accorse in mio aiuto. Il giovane che aveva abusato di me, anche dopo continuava a guardarmi, io ero a terra, sporca, nuda, dolorante... allora, pensai che mai più mi sarei ripresa. Io non lo guardavo, volevo morire, poi mi prese in braccio, mi consegnò in mano a delle donne che mi aiutarono a lavarmi, mi rivestirono, ma io per un tempo lungo non riuscivo neanche a piangere. Ero come una statua di marmo. Ferma, rigida,con gli occhi chiusi, mi rannicchiai in un angolo e non mi mossi per un periodo lunghissimo, forse per tuttta la prima orribile notte. Volevo tanto vedere la mia mamma ma non venne. Finalmente mi sciolsi in un pianto convulso. Dove ero, lo capii dopo. Ero a casa del giovane stupratore. Per alcuni giorni non lo vidi più. D'altra parte non capivo nulla di ciò che dicevano attorno a me, la mia solitudine era assoluta. Dopo ho saputo che c'era stata una trattativa. Il giovane che mi aveva umiliata mi voleva in moglie e stava contrattando con i miei fratelli. Ma era una trattativa finta, era solo un piano di vendetta. Nessuno venne a chiedermi cosa ne pensavo io... ancora oggi mi chiedo perché, non mi fu data la parola, la verità è che altri decisero tutto per me. Mia mamma neppure fu consultata. E una volta architettato il piano, dopo la circoncisione di tutti i maschi, avvenne una strage. Anche dalla mia stanza sentii gli urli intorno alla casa. Mi nascosi, fui presa dal terrore. Quando i miei fratelli vennero a prendermi ero ancora nascosta. La città che ora attraversavo, che mi era sembrata così bella, era cambiata, sangue dappertutto, bambini che gridavano, donne che subivano davanti a tutti la stessa mia umiliazione. Erano tante, mi coprii gli occhi... Poi i miei fratelli mi dissero che l'avevano fatto per me, per vendicare il mio onore. Ma io non ci credo. E neppure mio padre Giacobbe ci credeva. Era il loro modo di vendicare il loro onore. Non il mio. A loro di me non interessava niente. Il mio onore poi non me l'hanno potuto violare perché non sono colpevole di quello che mi è successo. Ma questo l'ho capito molto dopo. Da quel giorno comunque non parlo più con nessun uomo. Nessuno saprà più nulla di me. Porto nel mio cuore un universo di dolore, eppure vorrei ancora coltivare una speranza. Ma non so come fare. Io unica figlia di Giacobbe non avrò mai una famiglia mia. Vivo ormai sepolta da una spessa coltre di oblio.
 
Prende la parola Dio....

In un intero capitolo della Genesi racconta questa storia raccapricciante,
Non c'è una sola parola di Dina, me neppure c'è una parola di Dio. Il nome di Dio è
 pronunciato una volta. Molti si sono interrogati su questo duplice silenzio.

“Come divina trinità, dopo la pubblicazione del diario di Dina, abbiamo deciso di prendere la parola e rendere chiaro il nostro pensiero.”

Ecco quanto dichiarato dal Padre:
“Ho molto atteso che Dina parlasse. Non volevo infatti far parte del coro di voci di quelli che si sono espressi al posto suo, senza mai darle ascolto per conoscere il suo pensiero e la sua volontà.
Ho dovuto aspettare qualche millennio prima che si facesse un po' di silenzio per riconoscerle questo diritto. Finalmente è saltata fuori questa pagina del suo diario.
Sono molto colpito da quel che scrive e ne ho gran rispetto.
Trovo spregevole quanto le è stato fatto quando era ancora una ragazzina. E tutto questo al solo scopo di farne un oggetto di piacere prima, di dominio, di transazione e di trame politiche e di violenza poi, che si sono estese ad altre donne innocenti, sottoposte allo stesso medesimo tragico destino. E non ha alcuna importanza, per me, che fossero pagane!
Per non parlare del fatto che il segno del patto che diedi al mio popolo, la circoncisione, sia stato usato come uno stratagemma per organizzare un vero e proprio sterminio dei nemici. Tutto ciò, voglio che lo si sappia, non è avvenuto nel mio nome!

Sono rimasto sorpreso da alcune categorie pseudo morali da voi usate che certamente non corrispondono al mio insegnamento.
Da dove viene questa idea dell'onore? Idea in nome della quale si tramano e si realizzano stragi. L'onore di chi? di Dina? Lei certamente ha il suo onore intatto al mio cospetto. Oppure lo avete fatto per l'onore di Dio? Diciamo la verità, qui si è trattato del vostro onore di maschi, giacché vi considerate proprietari delle vostre donne, figlie, mogli o sorelle che siano. Qui si è trattato di una violazione del vostro presunto diritto di proprietà. Infatti quando voi dite a una donna “tu sei mia” questa non è affatto una frase d'amore, come quando, tante volte l'ho detta io a voi.
 Il mio insegnamento è stato piuttosto un altro: ogni creatura, tutti e tutte sono portatori e portatrici della immagine di Dio e per questo possiedono una intrinseca dignità che esige rispetto.
E quale rispetto avete avuto per secoli verso le donne? Stuprare una donna a immagine di Dio è un oltraggio contro Dio stesso. E' una violenza che non sarà tollerata.
 Il nome delle altre donne, quelle pagane anch'esse stuprate, di cui si parla alla fine della storia, non ci è pervenuto. Ma io le conosco una ad una.”

Adesso la Parola allo Spirito Santo

“Come Spirito Santo, voglio dire che anche io sono stato silenzioso, ma non sono stato affatto inattivo. Mi sono prodigato con successo, perché attraverso i secoli, questo testo, testimonianza di questo episodio, giungesse alle generazioni successive. Era infatti possibile che qualcuno lo emendasse, lo addolcisse o lo tirasse via dalla sacra raccolta, magari proprio usando come giustificazione il silenzio di Dio. Ho voluto che questa pagina rimanesse una testimonianza di Israele contro Israele, una testimonianza della Chiesa contro la Chiesa. Infatti l'ideologia patriarcale ha dominato in queste istituzioni con pagine vergognose. Come la caccia alle streghe, la “divina” inquisizione e la misoginia diffusa tra i maschi capi delle chiese. Quasi nessuno si è salvato, neppure la maggioranza di quelli ritenuti santi e considerati “Padri”. Quante Madri ho suscitato per voi, ma non le avete riconosciute!
Ho difeso questo testo, perché nella sua divina ispirazione potesse rimanere nei secoli una domanda sullo scandaloso comportamento delle istituzioni religiose nei confronti delle donne. Mi chiedo se non sia venuto il momento, adesso, che confessiate pubblicamente questo peccato per porvi rimedio, per quanto possibile, restituendo alle donne il posto che come Spirito da sempre ho
preparato per loro. Non è forse giunto il tempo per i maschi di imparare a ricevere il dono della parola e il pane e il vino della Cena da mani di donne? Se non ora, quando?”

Infine prende la parola il Figlio

Come unigenito Figlio del Padre, devo dire che ai tempi di questa vicenda, non ero nato, se non come eterno divino proposito di salvezza. Ma ai miei tempi mi sono dovuto confrontare con situazioni che richiamavano quello della tragica storia di Dina. Vi ricordate la storia della così detta adultera? (Giovanni 8) E di come uomini spietati erano pronti a fare giustizia sommaria della sua vita?

Quella donna fu davvero una peccatrice? Quale processo regolare fu istruito per accertare la verità? E ammettiamo che la si riconosca peccatrice, lo fu in maniera diversa da quegli uomini che volevano lapidarla?
Scrissi nella polvere il mio furore contro costoro, prima di chiedere loro di prendersi la responsabilità di quella condanna, osando di essere i primi a scagliare la pietra.
Dopo queste parole, per poco non me le rimangiai, perché temetti, in presenza di tali ipocriti e vigliacchi che qualcuno cominciasse ad alzare la mano contro di Lei. Ma non accadde e ne fui felice. Sottrassi quella donna alle grinfie di uomini imbestialiti nuovamente dalla stressa idea dell'onore. In effetti intesi difendere con lei tutte le donne che sono state e sono oggetto di sacre condanne maschili e che hanno subito vessazioni, persecuzioni ed ogni indicibile prepotenza pubblica e domestica.”

Da allora Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, non ha più smesso e non smetterà più di parlare contro coloro che, in nome di sacri valori, vogliono decidere sul corpo e sulla vita delle donne. Il Signore desidera manifestare le sue premure verso le donne. E' compiaciuto di vedere che quasi sempre le chiese sono frequentate, organizzate, e portate avanti da donne. Cos'altro hanno ancora da dimostrare, per essere tenute nel debito riguardo, non diversamente dagli uomini?