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Todo cambia

Testo: Romani 8, 31-39

31 Che diremo dunque riguardo a queste cose?
Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Com'è scritto:
«Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno;
siamo stati considerati come pecore da macello».
37 Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, 39 né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

“Pero no cambia mi amor”

Forse ognuno di noi potrebbe raccontare di quanto un inno abbia accompagnato, almeno per un tratto, il proprio cammino di fede.
Gli inni, come i Salmi, hanno la capacità di dire la teologia e la spiritualità del credente, con un linguaggio anche poetico e di fissarsi nella nostra mente per mezzo di una melodia.

Ma a volte, lo stesso effetto può venire anche da una canzone. Alcune hanno testi composti da poeti di valore. In alcuni casi potremmo scoprire l'ispirazione di una canzone, e darne noi stessi una interpretazione spirituale, al punto da trasformare un canto secolaree, in un vero e proprio inno.

Questa mattina desideriamo proporvi un simile esperimento partendo da una canzone di molti anni fa.
Nel 1982, un cantante e poeta cileno compose un canto che diceva la nostalgia dell'esule per la propria terra e per la propria gente.
Il poeta si chiamava Julio Numhauser. E scrisse questa canzone durante la dittatura militare cilena. La canzone fu poi ripresa e applicata alla situazione della ditttatura militare argentina, da Marcedes Sosa. La canzone si intitola “Tutto cambia”.
Chi di voi la conosce?

Questa mattina io e Anna vorremmo proporne una lettura alla luce dei testi biblici letti, a due livelli. Innanzitutto, abbiamo chiesto a Luis di cantarla per noi.
A beneficio di quanti non capiscono lo spagnolo, ne offriamo anche la traduzione italiana del testo:

TUTTO CAMBIA

Cambia ciò che è in superfice
e anche ciò che è nel profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo.

Cambia il clima con gli anni
cambia il pastore e il suo gregge
e così, come tutto cambia,
che cambi anch'io non è strano.

Cambia il più prezioso brillante
di mano in mano il suo splendore,
cambia nido l'uccellino
cambia il sentimento degli amanti.

Cambia direzione il viandante
sebbene questo lo danneggi
e così come tutto cambia
che cambi anch'io non è strano.

Cambia, tutto cambia
Cambia, tutto cambia
Cambia, tutto cambia
Cambia, tutto cambia.

Cambia il sole nella sua
corsa quando la notte persiste,
cambia la pianta e si veste
di verde in primavera.

Cambia il manto della fiera
cambiano i capelli dell'anziano
e così come tutto cambia
che anch'io cambi non è strano.

Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi,
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.

E ciò che è cambiato ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.

Cambia, tutto cambia..

Ascoltiamola...

Prima lettura: canto dell'esule

Il cambiamento è un fatto. La canzone fa una osservazione simile a Qoelet quando scrisse il suo poema sul tempo. C'è un tempo per ogni cosa... tutto cambia, a suo tempo, potremmo dire.

Questo cambiamento a volte può essere per il meglio, altre volte può essere per il peggio. Se chi canta è una persona in esilio, è evidente l'allusione ad un cambiamento non positivo.

Il cambiamento ha in sé il carattere inesorabile del tempo e dell'oblìo che si porta ogni cosa, ogni persona, ogni storia.

La situazione è simile a quella del Salmo 42.
Nel Salmo c'è la nostalgia di Dio che si combina con quella della propria terra lontana e della propria gente.
Nella nostra canzone il rimando è all'oppressione di un regime dispotico.

La situazione esistenziale è molto simile.
L'esule ricorda quando andava al tempio per le feste di pellegrinaggio.

1 Al direttore del coro. Cantico dei figli di Core.

Come la cerva desidera i corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio.
2 L'anima mia è assetata di Dio,
del Dio vivente;
quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
3 Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
mentre mi dicono continuamente:
«Dov'è il tuo Dio?»
4 Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
verso la casa di Dio,
tra i canti di gioia e di lode
d'una moltitudine in festa.
5 Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
6 L'anima mia è abbattuta in me;
perciò io ripenso a te dal paese del Giordano, dai monti dell'Ermon, dal monte Misar.

L'esule ricorda quando andava al tempio per le feste di pellegrinaggio e aspetta sì che tutto cambi: in attesa del giorno in cui tutto questo sarà nuovamente possibile.

“Tutto cambia”, come il Salmo 42, appartengono al genere letterario degli esuli. A volte per motivi politici, per un disastro ambientale. Tante volte si tratta di esuli a causa di ragioni economiche. Entra, in questo genere letterario, il canto dell'emigrato.

Seconda lettura: canto dell'Esule

Adesso però vorrei proporvi di riascoltare questo canto, per indicare un secondo livello di lettura. Vi chiedo infatti di riascoltarlo come un canto di Dio stesso.
Dio canta il suo esilio da un mondo da cui è stato scacciato.

(Si ascolta il canto nuovamente)

Questa canzone intercetta in una forma sorprendete i tempi che viviamo.
Tempi di grande cambiamento. Il cambiamento è la cifra della modernità.
Le maggiori inquietudini del nostro tempo vengono da processi di trasformazione che non ci pare di essere più in grado di governare né di comprendere. E' così nel mondo del lavoro e in quello delle relazioni tra le persone, ma anche nelle istituzioni e per la democrazia.
Tutto appare terribilmente fluido e sfuggente ed è davvero difficile dire il senso delle cose.

Tuttavia il cambiamento, a ben vedere è prima di tutto cifra della creazione di Dio.
L'universo tutto è in movimento. Ogni stella, ogni pianeta, compie un moto inarrestabile. Dentro questo movimento c'è un processo di continua trasformazione di tutte le cose. Ciascuna destinata a lasciare posto a qualche altre cose che viene dopo di lei.

Percepire il cambiamento del nostro tempo, nel contesto del cambiamento della creazione, forse potrebbe aiutare. Diversamente da Qoelet anziché dire: “Niente di nuovo sotto il sole”, dovremmo esclamare stupiti il cambiamento di ogni cosa, in ogni istante che passa.

Davvero tutto cambia. E questo pensiero del mutevole ci da' le vertigini.
Cosa dunque può durare e dare stabilità alla nostra vita?
Dobbiamo forse rinunciare ad ogni ancoraggio per abbandonarci ad essere trasportati dal nulla verso il nulla?

Sulla bocca di Dio, questa canzone fa un altro effetto. L'amore di Dio resta. Dio stesso è sottoposto alla trasformazione, ma il suo cambiamento segue il filo coerente dell'amore fedele. Egli non smette di ricordare la sua Terra e il popolo che ha eletto: Israele prima e il genere umano poi, nella sua interezza.
Dio ha nostalgia di noi, come l'esule della sua terra e della sua gente.
Tutto cambia eccetto il suo amore.

Martin Luther King più di una volta aveva affermato che l'arco dell'universo volge al bene e alla giustizia. Da questa sua fondamentale convinzione egli traeva tutta la forza e l'energia per impegnarsi per i diritti dei neri e poi di tutti gli sfruttati e i poveri.
Nel linguaggio biblico, questa è l'attesa del Regno di Dio che in Cristo ha avuto la sua anticipazione e che invochiamo, quando diciamo “Venga il tuo Regno”.

Tutto cambia, è vero, e in questo cambiamento anche noi ce ne voliamo via.
E' difficile dire e trovare un senso a tanta sofferenza e a tanto dolore prodotto dalla insipienza umana. Anche questo è vero.

Ma l'amore di Dio dura in eterno. Ed ha assunto per noi la forza della vita e dell'agire di Cristo. Questa è l'unica cosa che non cambia.
Dio non si da' pace senza di noi. Non demorde.
Egli non è capriccioso. E neppure si stanca di noi, come avrebbe tutto il diritto a fare.
Egli è in esilio,
cacciato via dalle nostre vite dall'incredulità, dalla sete di potere, dalla nostra malvagità.
Eppure resta tenace nella sua determinazione di salvezza.
Aspetta di incontrarci nuovamente nel segno della metanoia e del cambiamento positivo che questa produce.
Tutto cambia dunque, ed aspetta che anche noi cambiamo per tornare a Lui, per adorarlo, per riconoscerlo come l'unico Signore della Vita e della Storia.

Tutto cambia, sì tutto cambia. Ed è venuto anche per noi il momento di cambiare secondo il divino volere.