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Il matrimonio tra Dio e il suo popolo

Testo: Geremia  31,31-34

TEMPO DELLA CASA (D’ISRAELE)

Nel giorno che li prese per mano per tirarli fuori dalla terra d’Egitto c’era un vincolo che legava Dio ad Israele; era un vincolo di vecchia data, che durava da anni, che aveva visto e vissuto luoghi diversi, con sullo sfondo paesaggi diversi.

Nel giorno che li prese per mano per tirarli fuori dalla terra d’Egitto c’era un vincolo che legava Israele ad Adonai (così si pronuncia il nome di Dio in ebraico); era un vincolo matrimoniale, che durava da anni, che aveva visto e vissuto momenti di alti e bassi, con sullo sfondo terre diverse, profumi diversi, colori diversi, personaggi diversi ma sempre con Israele e Adonai, faccia a faccia, una coppia di lunga durata, con tutti i problemi di coppia che il tempo comporta.

L’art. 143 del Codice Civile Italiano dice:

“Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco di fedeltà, all’assistenza morale e materiale [...]”

Problemi di coppia con Dio li abbiamo anche noi, chi più spesso, chi meno in questo periodo. Quante volte abbiamo fatto le valigie e abbiamo sbattuto la porta?!

Quante volte abbiamo dormito sul divano?!

Quante volte abbiamo ribadito che i nostri progetti erano altri?!

Quante volte siamo tornati in camera da letto per pregare di scusarci?!

Quante volte abbiamo pianto perché l’altro ci sembrava sordo alle nostre esigenze, ai nostri desideri, a noi?!

Il matrimonio è un percorso, e talvolta ci si allontana e si percorrono vie diverse.

Sono vie che conducono all'esilio, o sono vie percorse perchè si vive in esilio: in ogni caso sono vie diverse, distanti da quelle pianificate insieme, strade che ci interrogano sulle nostre scelte, che ci interrogano sul nostro vissuto passato.

Nel caso di Israele erano strade che ponevano in crisi il funzionamento stesso della vita della casa, delle regole che la tenevano insieme e che l'avevano portata al matrimonio.

Il giorno che li prese per mano per tirarli fuori dalla terra d’Egitto fu lo stesso giorno in cui Israele lo tradì, in cui lei se ne andò con un altro, anzi con altri.

E mentre altrove si sente forte la rabbia, l'ira di Adonai, marito tradito, qui la voce di Adonai è una voce tenera di dispiacere. “Avevamo un’alleanza, io ero sposato con loro”. La voce di dispiacere, era una voce che irrompeva nell'intimo più di qualunque parola gridata, esplosa con rabbia. La voce spezzata di chi è stato tradito restava nelle orecchie.

Talvolta, per riparare a queste situazioni, intervengono consulenti matrimoniali! Alcune volte, si chiede a qualcuno di mediare, di riuscire a trovare per noi un punto d’incontro con l’altro, anche quando l’altro è Dio.

Il giorno che li prese per mano per tirarli fuori dalla terra d’Egitto fu lo stesso giorno in cui quella moglie di un marito che la amava profondamente chiamò un bravo consulente matrimoniale: si chiamava Mosè.

Oggi non ci sono più mediatori così: anche se a volte ancora si sente parlare di pastori integerrimi e senza dubbi, di pastori che non vanno mai in crisi, di pastori la cui fede non dorme mai sul divano.

Ma qui non si tratta di noi, e delle nostre storie di chiese.

Qui stiamo parlando di un popolo chiamato moglie da Dio. Stiamo parlando di Israele ed Adonai, e di Israele che ha tradito Adonai!

 

TEMPO DELL’ORACOLO

Questo è il secondo tempo, più esattamente questo non è un tempo, è un attimo di pausa: dura qualche minuto.

Mi chiedevo, se l’alleanza biblica ha un contraente non umano e questo contraente non umano vuole fortemente restare in questa relazione con la sua lei, desidera nuovamente creare quell’obbligo reciproco di fedeltà che lo vincola a non abbandonarla, a sostenerla moralmente e materialmente, che succede?

Beh! Se si tratta di noi e dei nostri rapporti umani, delle nostre relazioni d’amore, allora si parla, si tenta di spiegarsi, a volte da un terapeuta di coppia, si cerca di capire le motivazioni che hanno scatenato un tradimento...nella migliore ipotesi!!!

Nel caso di Adonai: Il perdono! Per l’ennesima volta Adonai per-dona, cioè si dona senza chiedere ricompense, certezze e null’altro in cambio, le dona una nuova possibilità.

E un’alleanza così ti investe, un po’ come un’onda che non vedi mentre stai nuotando: ti travolge perché è svolta totalmente dall’altro. Una parte lesa che si carica totalmente il peso e le conseguenze dell’errore altrui, senza obiezioni.

Ed è piacevole, no?, pensare che Dio ci perdoni?!

Eppure ad un matrimonio si richiede  reciprocità, noi chiediamo di acquisire gli stessi diritti e di assumere gli stessi doveri del patner, lo facciamo ogni volta che inizia un rapporto sentimentale con qualcuno/a.

Perché allora nel matrimonio chiediamo reciprocità ma a Dio chiediamo sempre perdono?

Eppure è vero che nell’alleanza con Dio partiamo già svantaggiati, abbiamo 10 minuti di ritardo in una gara olimpica dei 100 metri...e allora, Adonai sceglie di prendersene carico totalmente.

Ma siamo sempre capaci, una volta riconosciuto un errore commesso di non reiterarlo, di non rifarlo?!

Israele riuscirà sicuramente a non seguire di nuovo altri dei? Forse cambiando forma di alleanza si! È possibile che se si cambiano le regole del gioco, cambi il risultato!

E le nuove regole mettono da parte ogni mediazione, al vv.33 c’è scritto che ogni forma di mediazione non serve. La novità è che la nuova promessa e i vincoli di questa, il progetto che contiene, vengono donati direttamente, inseriti nella mente e nei cuori di ognuno. Scrivendo nei cuori di ciascuno, ogni persona è abbracciata dalla nuova promessa e Dio si rivela a carattere personale. Il nuovo schema di gioco non è più uno per tutti, ma uno per uno; certamente non nei nostri tempi ma nei tempi di colui che conduce l’azione.

E questo è il tempo del cambiamento, è il tempo della promessa nuova e rinnovata. Ecco l’oracolo! E non c’è mediatore ma solo un annunciatore: una persona che clicca fermo immagine sul momento presente, che scatta una foto, che cattura un singolo istante...e parla! ORACOLO!

L’oracolo rimette in onda il film, ma nei minuti di interruzione, al momento del fermo immagine, ne cambia il finale.

Dice una parola che viene annunciata, e non pronunciata come voce del marito di Israele, perché il marito di Israele si serve della voce delle persone per parlare.

E così questa voce diventerà più difficile da discernere, ma più scioccante quando viene compresa. E quando la riconosci cambia qualcosa: stai riconoscendo la voce del fermo immagine, stai riconoscendo la voce del cambiamento, perché stavi percorrendo via Pinamonte da Vimercate svoltando verso Moscova, quando improvvisamente ti ritrovi a camminare verso il Monumentale. Il finale non è quello che si stava prospettando e che avevi immaginato, le conseguenze non sono quelle a cui ti stavi già rassegnando.

Questa parola cambia il futuro, è parola che lo per-forma, che gli dà forma in modo inaspettato. L’oracolo è una parola, un breve discorso che contiene in sé la capacità di trasformare il dopo, di dare forma al tempo modellando il futuro, di Israele.

 

TEMPO NUOVO-TEMPO TRASFORMATO

Dopo quei giorni, la pellicola ha ripreso a girare, l’immagine a ripreso a scorrere.

Siamo nel tempo della novità eppure non tutto è cambiato.

La nuova alleanza è una nuova promessa per il futuro, un futuro diverso, carico di una speranza nuova. Il fatto che non ci sia mediazione, né alcun peso sulla persona, ma che sia totalmente  un dono rende la nuova alleanza tutta incentrata su Dio. E dopo quei giorni, questo alleato, Dio, è sempre quel marito disposto al perdono e quello che ha pensato ad un contratto con regole diverse, perché questo rapporto d’amore lo vuole, ci conta e tenta costantemente e incessantemente di investire su questa relazione. E’ un Dio, Adonai, che chiama costantemente alla fede.

E il silenzio di Israele in questo brano, il fatto stesso che sia sempre Adonai a parlare e mai Israele, che ha rotto qualcosa di più grande di lei e che non ha modo di riparare, rende possibile che le venga annunciato il perdono e la salvezza.

E dopo quei giorni questa nuova alleanza è un nuovo progetto insieme, ma un progetto appunto, non un fatto compiuto, solo iniziato e che mira puntualmente al futuro. E’ un progetto di vita insieme, proprio come un matrimonio.

Un progetto che si allarga nel tempo, comprendendo in Cristo anche noi, perché non dettato dal tempo della storia, pensato dagli esseri umani per poter delimitare delle azioni, con i suoi limiti, quindi, ma dettato totalmente da Dio che calcola il tempo con fini diversi, quello della salvezza e del compimento ultimo della nuova alleanza.

E dopo quei giorni, non ci sarà bisogno di rinnovare questo matrimonio ogni volta, perché stavolta il contenuto della promessa che Dio fa è messo nella parte più intima di ognuno e ognuna di noi.

E non ci sarà bisogno di insegnarlo, che qualche intermediario umano lo descriva all’altro, perché Lui si presenterà da prima.

E dopo quei giorni tutti lo conosceranno e vivranno questo matrimonio nel perdono e nella certezza di essere riconosciuti come esseri fallibili perché Dio sa che da soli non siamo capaci di seguirlo, di mantenere valide anche le nuove regole del gioco e quindi viene da Lui la possibilità di farlo.

L'art 143 del Codice Civile dice ancora: “dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla co-abitazione.”

Eppure la formula matrimoniale non è con me o con te! Non è personale, è popolare: DIVENTERO’ LORO DIO, ESSI DIVENTERANNO MIO POPOLO.

L’alleanza non è personale, è collettiva. Noi non siamo condannati a vivere in solitudine la nostra crisi, quando ci alziamo dal letto e andiamo a dormire sul divano. Ha senso definirci sposa-moglie solo come collettività, solo insieme, per procedere insieme, come comunità in questa alleanza in cui siamo entrati, perché Dio cambia le nostre vite una ad una, ma trasforma il tempo futuro rendendolo percorribile solo insieme, solo se co-abitiamo.

Il rapporto tra Israele e Adonai è un matrimonio, ed è un matrimonio dove Israele ha scelto di allontanarsi e di percorrere altre vie.

Ma l'alleanza biblica ha un contraente non umano che vuole restare in relazione con l'altro: allora cambiano le regole del gioco, per cambiare il risultato si abolisce ogni mediazione umana e il contenuto della promessa è posto nell'intimo di ognuno ed ognuna. Il futuro cambia forma in relazione ad una parola, parola che viene da Dio, e Dio è un Dio che chiama costantemente alla fede.

E così la nuova alleanza è un nuovo progetto insieme, calcolato nei tempi di Dio. Insieme perchè solo insieme udiamo la parola che cambia le nostre vite, una ad una.

Questo testo ci pone di fronte alla fallibilità del nostro essere umani, destino comune a noi e all’Israele adultera.

I rapporti che cerchiamo di costruire, che desideriamo li basiamo sulla reciprocità. Ci costruiamo delle leggi che possano tutelare questa reciprocità. Eppure tutto questo non basta a creare la relazione ideale.

Il nostro vivere i legami d’amore accompagnati da Dio, da una prospettiva credente, dunque, di sicuro ci fa vivere un progetto diverso da una relazione ideale, perché non solo su di noi ci poggiamo nelle difficoltà...eppure a pronunciare l’art 143 è una persona di fronte ad altre due persone, e questo è quasi ovviamente umano.

La relazione tra noi e Dio è inevitabilmente diversa ma solo perché l’ha creata sbilanciandola totalmente su di Sé, ed in questo è infallibile. Siamo parte di una promessa infallibile, ma solo perché è Lui a condurla. In questa sappiamo che dopo l’esilio c’è sempre una casa che ci aspetta.

E oltre a mantenere viva la relazione con Lui anche quando passeggiamo da soli lungo un’altra strada, questa nuova alleanza ci tiene legati a Lui insieme, affinché anche ogni relazione umana viva nel contesto di un’altra relazione, di genere diverso e in questo inscindibile, e pur rimanendo profondamente umana, questo ci permette di vivere ogni esperienza nell’accompagnamento e nella condivisione con la comunità, fatta di persone, amati ed amate uno ad una che coabitano.

Questo certo, non cambia la nostra fallibilità nei rapporti d’amore di ogni tipo, ma fa in modo che riconosciutala possiamo lavorarci e scontrandoci con essa possiamo non affrontarla da soli o da sole.

Il passo è fidarsi e riconoscere anche noi il valore della relazione, così come Dio fa ogni giorno con noi, con l’altro e con l’altra.